La crisi umanitaria tra la Bielorussia e la Polonia
I migranti usati per elevare il grado di autoritarismo.
Di Andrea Stocchiero, FOCSIV
Abbiamo ricevuto dal socio CEFA Onlus il rapporto del movimento sociale polacco Grupa Granica sulla crisi umanitaria al confine tra la Bielorussia e la Polonia. Questo rapporto mostra come alcune migliaia di migranti siano stati usati dal governo Bielorusso per destabilizzare la Polonia e l’Unione europea. Crisi che si deve anche alla incapacità di accoglienza, e cattiva volontà politica del governo polacco e degli Stati membri europei di usare a loro volta i migranti per contrapporsi alla Bielorussia.
Come scrive il Grupa Granica non si tratta di una crisi migratoria ma di una crisi umanitaria generata da governi cinici che usano i migranti e non rispettano i diritti umani e di asilo. In questo gioco malsano i governi stanno diventando sempre più autoritari. Le democrazie si indeboliscono. L’Unione europea dovrebbe fare grande attenzione a questa deriva politica e dello stato di diritto.
Le persone, uomini, donne e bambini sono usati per fine politici esecrabili. Il volto umano è ancora una volta strumentalizzato da interessi politici, causando grandi sofferenze e drammi come la morte di bambini sulle frontiere (vedi Appello all’UE: Ripristinare i diritti e i valori alle frontiere d’Europa – FOCSIV). Una situazione che accomuna i morti nel Mediterraneo, sui confini tra la Turchia, la Grecia e la Bulgaria, lungo la rotta balcanica, ai confini tra la Bosnia e la Croazia fino a quelli con l’Italia, e ora anche i confini tra la Polonia e la Bielorussia. Con il progetto Volti delle Migrazioni stiamo denunciando queste condizioni inumane e premendo per una Europea che sia all’altezza dei suoi valori di solidarietà, oramai persi.
Vi invitiamo quindi a leggere il rapporto di Grupa Granica. Di seguito abbiamo tradotto in italiano l’introduzione del rapporto, che è qui scaricabile completo in inglese.
“La crisi umanitaria a cui abbiamo assistito negli ultimi tre mesi al confine tra Polonia e Bielorussia (così come ai confini della Bielorussia con la Lettonia e la Lituania) non ha precedenti in Europa. Nessun paese ha mai tentato quello che è il contrabbando di persone su così vasta scala. Orchestrare la migrazione è diventato lo strumento del regime bielorusso per mettere in crisi e condizionare le decisioni politiche dell’Unione Europea – compresa la Polonia.
Vogliamo sottolineare che ciò che sta accadendo al confine tra Polonia e Bielorussia non è una crisi migratoria. La situazione non è stata causata da nessuna guerra, disastro naturale o improvviso cambiamento di potere all’interno di una regione. Le persone sono state portate nella zona di confine dal regime bielorusso proprio per causare confusione e per generare polarizzazione e conflitto all’interno della società polacca.
Da questa prospettiva, possiamo dire che Alexander Lukashenko ha raggiunto il suo obiettivo – i polacchi non sono mai stati così divisi. Tuttavia, non si tratta assolutamente di una crisi migratoria – tali crisi di solito coinvolgono milioni di persone. Alcune migliaia di persone portate al confine polacco corrispondono all’incirca a due auditorium di un grande teatro – o i posti VIP dello Stadio Nazionale dello Sport. Soddisfare i bisogni di queste persone certamente non supera le possibilità e le risorse del nostro paese.
Tuttavia, le autorità bielorusse sono riuscite facilmente a portare la Polonia a fare una serie di passi radicali: introdurre lo stato di emergenza, limitando la libertà dei media, vietando di entrare nella zona di confine, senza eccezioni per coloro che forniscono aiuti medici e umanitari. C’è stato un cambiamento nella legislazione polacca, che ha ulteriormente colpito i diritti umani e gli standard di protezione della vita umana.
In seguito all’afflusso di un gran numero di migranti in Europa tra il 2014 e il 2016, affrontare le questioni legate alla migrazione è diventato particolarmente difficile. Essi tendono a generare accese discussioni e polarizzano le società. Alexander Lukashenko sfrutta questi sentimenti, mentre noi gli permettiamo di farlo.
Le autorità bielorusse hanno agito come una rete ben organizzata di contrabbandieri. Hanno cinicamente sfruttato le patologie del sistema europeo dei visti, che impedisce alla maggior parte delle persone in cerca di un rifugio sicuro o di ricongiungimento familiare di ottenere il visto per i paesi dell’UE. I migranti sono stati attirati da Lukashenko con la promessa di un accesso facile e sicuro all’Europa, e poi messi in una situazione mortale. Al loro arrivo, hanno incontrato brutalità e violenza e sono stati poi costretti ad attraversare il confine dell’UE in luoghi non autorizzati. Sono stati deliberatamente messi in situazioni di pericolo per la vita e la salute, e gli è stato negato l’accesso all’acqua, al cibo e altre forme di assistenza di base.
La Bielorussia sostiene che questa migrazione è spontanea e che il loro paese ha semplicemente smesso di impedire ai migranti di andare verso ovest attraverso il territorio bielorusso. Questa affermazione è assolutamente falsa. Ci sono specifiche compagnie aeree che sono note per aver aiutato a portare i migranti in Bielorussia – una pratica che è stata solo attualmente arginata.
In questo contesto, è abbastanza chiaro che non c’è una crisi migratoria sul confine polacco-bielorusso. L’attuale situazione drammatica delle persone bloccate nelle foreste vicino al confine non deriva da una crisi migratoria ma da una crisi umanitaria, che è dovuta a una strategia che il governo polacco ha deciso di adottare in risposta alle azioni di Alexander Lukashenko verso migranti forzati che hanno già attraversato il confine polacco.
La strategia consiste nello spingere le persone che hanno attraversato il confine verso la Bielorussia il più velocemente possibile e a tutti i costi. Data la natura del terreno (boschi fitti, foreste primordiali, paludi e fiumi) e il fatto che le temperature sono ora spesso sotto zero, questa strategia non poteva essere – e non è – pienamente efficace. Questa è una conclusione chiara, sostenuta non solo dai dati pubblicati dalla guardia di frontiera sul numero di persone arrestate (e respinte) dopo aver attraversato il confine, ma anche da informazioni su persone che, dopo aver fatto un ingresso irregolare in Polonia, sono state poi fermate al confine polacco-tedesco.
Le autorità polacche si sono concentrate sugli effetti della strategia bielorussa invece di pensare alle sue cause principali. Come risultato, i servizi polacchi si sono implicati in una rabbiosa contrapposizione con le autorità bielorusse, in cui sono in gioco vite umane. La Polonia ha rinunciato a garantire gli standard di protezione dei diritti umani, la protezione dei rifugiati e i principi di umanità. Se la situazione al confine è stata orchestrata dalla Bielorussia, è anche il risultato di decisioni e scelte fatte dai politici polacchi
Dal punto di vista dei migranti, le azioni dei servizi polacchi e bielorussi sono quasi identiche: nessuno dei due rispetta la dignità e i diritti di queste persone. Le persone che entrano irregolarmente vengono fermate dagli ufficiali polacchi e respinte con la forza verso il lato bielorusso, dove sono brutalmente costrette dalle guardie di frontiera bielorusse a rientrare in Polonia. Anche quelli che si sono ormai resi conto di essere in trappola e vorrebbero tornare nei loro paesi d’origine non possono farlo.
Come risultato delle azioni intraprese dai funzionari di entrambi i paesi, le donne e gli uomini migranti passano settimane bloccati nelle foreste vicino al confine, esposti al freddo e alla pioggia, senza accesso a cibo, acqua pulita e assistenza medica.
La politica perseguita dalla Bielorussia è diretta contro l’Unione Europea, anche se al centro degli eventi ci sono soprattutto i paesi che condividono il confine con la Bielorussia, cioè la Polonia, Lituania e Lettonia. La Germania è diventata un attore sempre più importante, dato che coloro che sono riusciti a evadere dallo stallo alla frontiera iniziano ad arrivare lì. Secondo i dati raccolti alla fine di ottobre 2021, quasi 9.000 persone hanno attraversato il confine tedesco arrivando attraverso la Bielorussia e la Polonia.
Il nostro rapporto si concentra sulla situazione delle donne e degli uomini migranti nella regione di confine tra Polonia e Bielorussia. Si basa su informazioni e dati raccolti da attivisti di Grupa Granica (GG) che lavorano nella zona di confine da metà agosto, 2021, con l’obiettivo primario di fornire assistenza umanitaria ai migranti e sostenerli nell’accesso alle procedure legali pertinenti, con un ulteriore obiettivo di monitorare e documentare le violazioni della legge e dei diritti umani.
Nel rapporto, presentiamo diversi dati. Alcune sono informazioni pubblicate dalla Guardia di frontiera polacca, che cerchiamo di interpretare e spiegare. Abbiamo anche usato dati raccolti durante il lavoro sul campo direttamente da migranti, attivisti, residenti delle zone di confine, così come rappresentanti delle ONG che fanno parte di Grupa Granica e di altre organizzazioni, come Fundacja Ocalenie e Klub Inteligencji Katolickiej. Nei riquadri di testo neri, presentiamo brevi storie che descrivono l’assistenza fornita alle persone intrappolate nella zona di confine – le riportiamo così come ci sono state raccontate dagli attivisti che forniscono assistenza diretta (anche se in anonimo e leggermente modificate).
Un certo livello di generalità nel rapporto è dovuto al fatto che siamo stati costretti a lavorare con un accesso limitato alle informazioni pubbliche e sotto le restrizioni imposte all’accesso alla zona dallo “stato di emergenza”.
Infine, vogliamo aggiungere altri due avvertimenti terminologici. Noi usiamo il termine “migranti maschi e femmine” per riferirci alle persone intrappolate sul confine come migranti forzati. Questo, a nostro avviso, è il modo più adeguato per descrivere la situazione dei migranti il cui status giuridico non ha potuto essere stabilito fino ad ora, dato che nella maggioranza dei casi non sono stati sottoposti a nessuna procedura legale.
Vogliamo anche sottolineare che queste persone non sono attualmente libere di scegliere il loro percorso migratorio – se e dove attraversare il confine dell’UE, se saranno rimandati in Bielorussia o tornare al loro paese d’origine. Tutte queste decisioni sono prese dalle istituzioni dei vari paesi, e i migranti stessi sono stati disumanizzati e trattati come oggetti – pedine su una scacchiera.
Inoltre, dobbiamo prendere in considerazione la situazione sociale e politica nei paesi d’origine delle persone attualmente bloccate all’interno nella zona di confine tra Polonia e Bielorussia. Questi paesi includono Iraq, Siria, Afghanistan, Yemen, Somalia e Iran. Molto probabilmente, una percentuale significativa di migranti sono persone che hanno l’intenzione e i motivi per richiedere protezione internazionale nell’Unione europea. Pertanto, ci sono certamente anche dei rifugiati tra le persone ora bloccate nella zona di confine.
Nel rapporto usiamo anche il termine “espulsione” (Pol. wywózka). In questo modo, vogliamo comunicare il reale significato delle azioni dei servizi polacchi. Sebbene il termine inglese “pushback” sia stato usato anche in questo contesto, a nostro avviso, assistiamo a qualcosa di più, cioè a espulsioni di massa e illegali di persone radunate nelle foreste.