La de-integrazione dei migranti
Abbiamo il piacere di rendere disponibile il power point della relazione di Ferruccio Pastore e Claudia Villosio di FIERI, presentato in occasione del workshop organizzato da CSER e FOCSIV il 16 Novembre scorso, con il sostegno del progetto Volti delle Migrazioni.
La presentazione dei due ricercatori di FIERI ha messo in luce la cosiddetta “de-integrazione” dei migranti ovvero di un processo ormai lungo più di 10 anni, amplificato dal Covid, nel quale le persone straniere hanno ridotto la loro partecipazione alla vita economica e sociale attiva del paese.
In Italia si nota dalla crisi economica del 2008 una tendenza ad una maggiore segregazione del lavoro migrante, acuitasi con il covid. La quota di popolazione attiva straniera si è ridotta dal 65% nel 2008 al 61% nel 2019. In seguito lo shock esterno del virus ha aumentato la disoccupazione e anche il tasso di inattività (si veda tabella a fianco), segno preoccupante di esclusione sociale ed economica, di perdita di fiducia nel futuro.
A fronte di questa situazione le misure di politica del reddito sono state discriminatorie: il reddito di cittadinanza ha escluso gran parte dei migranti essendo l’accesso condizionato a una residenza di almeno 10 anni, in parte compensato dal reddito di emergenza. Il risultato finale è più povertà, esclusione e disuguaglianza per la popolazione immigrata. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (il PNRR) non tiene conto di questi dati e non mostra misure dedicate alla popolazione immigrata.
La ripresa italiana ha invece bisogno di una riattivazione della popolazioni immigrata, che può contribuire in modo importante allo sviluppo sostenibile del paese, così come dei paesi di origine attraverso le rimesse.