La Dichiarazione sul Global Compact on Migration non convince la società civile
Per la società civile non è abbastanza quanto fatto finora rispetto al Patto globale sulle migrazioni. L’adozione concordata da parte degli Stati Membri ONU della Dichiarazione di Avanzamento (“Progress Declaration”) sul Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration (GCM) è stata infatti accolta con riserva ed emozioni contrastanti da parte della società civile a livello globale. Questo articolo riporta alcune delle considerazioni e critiche mosse alla Dichiarazione pubblicata alla conclusione del primo International Migration Review Forum (IMRF).
La Dichiarazione di Avanzamento è il documento formale pubblicato come risultato finale dell’IMRF, tenutosi dal 17 al 20 maggio a New York (vedi: N2234747.pdf (un.org). Sebbene non sia giuridicamente vincolante per gli Stati membri dell’ONU, il documento analizza i progressi e i limiti dell’attuazione del GCM negli ultimi quattro anni e offre raccomandazioni sulle azioni da intraprendere come base per la politica migratoria e l’advocacy – dal livello globale a quello locale – fino al prossimo IMRF (2026) (vedi nostro articolo: I progressi del Global Compact sulle Migrazioni – FOCSIV).
Colin Rajah, coordinatore del Comitato d’azione (“Civil Society Action Committee”) e rappresentante della società civile per la plenaria di apertura dell’IMRF, ha dichiarato che “nel complesso, le speranze di quattro anni fa, subito dopo l’adozione del GCM, non si sono realizzate con il documento finale dell’IMRF, che manca di “ambizione e visione”.
Se da una parte la società civile ha accolto positivamente il consenso degli Stati Membri ONU sulla Dichiarazione di Avanzamento, dall’altra è stato sottolineato come essa rappresenti un arretramento rispetto alle aspirazioni e ambizioni iniziali del Patto. In particolare, Rajah ha osservato come il documento contenga alcuni “pacchetti di linguaggio apprezzabile” – tra cui l’inclusione delle questioni su razzismo, furto salariale e regolarizzazione dei migranti –, richiamando però l’attenzione sulle notevoli lacune rispetto alla detenzione di bambini migranti, l’agency delle donne migranti e la protezione dei lavoratori migranti secondo gli standard internazionali del lavoro.
La Dichiarazione sui progressi del GCM è indicativa del clima politico e della governance delle migrazioni a livello globale, che si è svolta nell’ambito delle Nazioni Unite negli ultimi quattro anni. Ciò che viene criticato dalla società civile è il divario significativo esistente tra le discussioni sul GCM e IMRF, come quadro primario per la gestione dei flussi migratori, e l’effettiva attuazione sul campo. Secondo il coordinatore del Comitato d’azione della società civile, il GCM ha fallito se si pensa a come la situazione dei migranti sia di fatto peggiorata durante la pandemia COVID-19, i quali sono stati spesso usati come capri espiratori, deportati o sottoposti all’annullamento dei contratti di lavoro.
Il Patto avrebbe dovuto garantire un quadro globale per affrontare e trovare risposte multilaterali a tutte le situazioni legate alla mobilità umana in uno sforzo di cooperazione internazionale tra Stati. Eppure, è sufficiente osservare le risposte ad hoc alle attuali situazioni di sfollamento e conflitto -Ucraina, Siria o Venezuela – per capire che la strada da fare per l’implementazione del GCM è ancora molto lunga.
Ciononostante, il consenso da parte degli Stati per l’adozione del documento finale dell’IMRF dimostra il rinnovato impegno da parte dei governi rispetto al Patto globale sulle migrazioni. La sfida nei prossimi quattro anni sarà attuare concretamente una migliore governance migratoria a livello globale garantendo allo stesso tempo la partecipazione della società civile nei processi decisionali e di implementazione di nuove politiche migratorie.
L’ articolo è stato redatto nel quadro del progetto Volti delle Migrazioni – FOCSIV https://www.focsiv.it/volti-delle-migrazioni/