La dovuta diligenza delle imprese per rispettare i diritti umani è solo un esercizio formale?
Emanare leggi per il rispetto dei diritti umani da parte delle imprese nelle catene del valore internazionali ha reali e sostanziali effetti, o si traduce solo in esercizi formali per lavarsi la faccia?
E’ questa la domanda a cui cerca di rispondere il Briefing Paper “Legiferare la due diligence dei diritti umani. Rispettare i diritti o spuntare delle caselle?” pubblicato da Clean Clothes Campaign, ECCHR, Public Eye e SOMO, che invitiamo a leggere nel quadro della campagna italiana Impresa2030, Diamoci una regolata! – FOCSIV e della campagna CIDSE La Campagna di CIDSE “Accesso alla giustizia” per le vittime di abusi aziendali – FOCSIV, a cui FOCSIV partecipa.
Siamo infatti in attesa che la Commissione europea divulghi la proposta di direttiva su una dovuta diligenza per il rispetto dei diritti umani a livello di Unione, applicabile alle imprese che commerciano e investono nel mondo, nelle filiere o catene del valore. E che in diversi casi incentivano operazioni di accaparramento di terre e risorse naturali a danno delle popolazioni locali e della natura (vedi i rapporti “Padroni della terra” di FOCSIV scaricabili dal sito). Questo documento, come altri che stanno circolando, cerca di suggerire un approccio all’emanazione di norme sulla dovuta diligenza che coniughi la flessibilità dei principi ad una certa e necessaria rigidità nell’applicazione, per evitare che le leggi producano solo comportamenti di facciata.
Traduciamo qui di seguito la breve introduzione.
“Lo slancio per approvare una legislazione obbligatoria sulla due diligence dei diritti umani (HRDD) sta crescendo in tutto il mondo. Tale legislazione è necessaria per garantire che le imprese rispettino i diritti umani e che le vittime di abusi aziendali abbiano accesso alla giustizia e ai rimedi. Di conseguenza, i legislatori devono determinare come trasformare gli standard normativi per l’HRDD contenuti nei Principi guida dell’ONU e nelle Linee guida dell’OCSE in obblighi vincolanti di legge.
Nonostante la loro completezza, questi strumenti autorevoli sono basati su principi e non si traducono facilmente in legge all’interno delle diverse giurisdizioni e tradizioni giuridiche. Essi sono formulati in modo aperto e flessibile per consentire l’adattabilità della loro attuazione ai diversi contesti normativi, e rispondere agilmente ad ambienti economici e sociali dinamici. Se da un lato un certo grado di flessibilità è insito nelle HRDD, dall’altro esso pone alcuni rischi in termini di interpretazioni o rappresentazioni errate. Se i legislatori non raggiungono il giusto equilibrio tra flessibilità pratica e rigidità normativa, c’è un rischio significativo che le leggi per la HRDD diventino, nel migliore dei casi, una tigre di carta che non produce alcun reale impatto positivo per le persone e, nel peggiore dei casi, una nuova tecnica di greenwashing dietro la quale le aziende possono nascondersi continuando a fare danni. Al fine di garantire che ciò non accada, questo documento identifica 12 interpretazioni chiave delle norme che i legislatori devono azzeccare quando stabiliscono gli obblighi per la HRDD.“
Il briefing paper è qui scaricabile: Respecting Rights or Ticking Boxes? | Public Eye