La fortezza Europa contro “l’invasione” di chi chiede aiuto e futuro dignitoso
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Fonte immagine Fortress Europe; The Rise Of Fascism And Racism In The Netherlands| Countercurrents
Ufficio Policy Focsiv – E’ in particolare dal 2015 che l’UE ha cominciato a disegnare una nuova politica di contenimento e respingimento dei migranti. Agli occhi del Sud del mondo appare in tutta evidenza il cosiddetto doppio standard per cui ai profughi ucraini si aprono le porte mentre si chiudono a quelli siriani, afgani, eritrei, saheliani, …(l’antitesi del precetto kantiano dell’autonomia della legge morale, perché attinge da situazioni concrete di interesse utilitario (eteronomia) per negare la possibilità di una linea di condotta uguale dinanzi a situazioni uguali.). Questa contraddizione allontana l’Europa dai suoi valori, così come allontana, rende più difficili, oggetto di ricatto, i suoi rapporti con il Sud del mondo. La politica di contenimento e respingimento è chiaramente incoerente con i principi della cooperazione allo sviluppo.
Abbiamo già informato sui recenti cambiamenti che continuano a portare avanti il controllo delle frontiere e l’esternalizzazione del contenimento delle migrazioni, spingendo sui rimpatri L’arma dell’aiuto per far rimpatriare i migranti – FOCSIV, e strumentalizzando l’aiuto allo sviluppo L’aiuto europeo ai paesi terzi per le migrazioni: opaco e incoerente – FOCSIV.
Il recente Consiglio europeo straordinario ha rafforzato questa linea come afferma il Professor Ambrosini in un suo articolo per La Voce (Un’Europa sempre più chiusa – Lavoce.info DI MAURIZIO AMBROSINI) analizzando la lettera della von der Leyen, e come evidente nelle stesse conclusioni che riportiamo a seguito del suo articolo.
La Commissione prova di nuovo a definire un quadro di regole comunitarie su asilo e ingressi non autorizzati. Ma per cercare di ottenere l’approvazione dei governi europei sovranisti, il pacchetto allontana la Ue dalla carta dei suoi valori fondamentali.
La lettera di von der Leyen
Ursula von der Leyen ci riprova. Dopo almeno un paio di tentativi di definire un nuovo quadro di regole comunitarie sui temi dell’asilo e degli ingressi non autorizzati (non dell’immigrazione, che è questione ben più ampia e complessa, e rimane in larga parte di competenza degli stati membri), la presidente della Commissione ha pubblicato una lettera ai capi di stato e di governo dei paesi membri con cui prova nuovamente ad assumere l’iniziativa in vista del Consiglio straordinario Ue del 9 e 10 febbraio.
Ogni pacchetto di proposte di von der Leyen sembra spostare la linea dell’Ue sempre più vicino a quella sovranista della chiusura dei confini nei confronti dei profughi provenienti dal Sud del mondo. A cominciare dalla premessa, in cui ha parlato di un forte aumento degli arrivi irregolari attraverso le rotte mediterranee e dei Balcani occidentali nel 2022, con le cifre più alte dal 2016. Sembra una constatazione obiettiva, nel felpato linguaggio delle istituzioni comunitarie, ma trascura almeno tre elementi: primo, i richiedenti asilo non riescono quasi mai ad arrivare con documenti regolari, tanto che la legge li sgrava da contestazioni legali se ottengono lo status di rifugiati; secondo, il 2022 viene dopo due anni di mobilità limitata causa pandemia; terzo, nel mondo, oltre alla guerra in Ucraina, si protraggono situazioni di conflitto come quella siriana, mentre l’Afghanistan riconquistato dai talebani continua a produrre fuggiaschi, e nel Sahel è aumentata l’instabilità, insieme alla pressione jihadista.
I quattro pilastri della proposta
Tra i quattro pilastri e i quindici punti del piano annunciato, il primo, significativamente, è dedicato a “rafforzare le frontiere esterne mediante misure mirate da parte dell’Ue”. Tra queste, compare la proposta di impiegare fondi comunitari per aiutare gli stati membri “a rafforzare le infrastrutture per il controllo delle frontiere”. Per parecchi commentatori, significa un cambiamento di linea di Bruxelles in favore del sostegno alla costruzione di muri e barriere, fin qui avvenuta su iniziativa dei governi nazionali, ma senza aiuti comunitari. Per altri, compresa la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, la costruzione di muri rimane (per ora) esclusa, ma vi rientrano posti di guardia, strade di collegamento e altre strutture al servizio della sorveglianza dei confini.
Con i consueti artifici retorici, si prevede poi di offrire supporto, sotto forma di attrezzature e formazione, ai governi della sponda Sud del Mediterraneo, al fine di “rafforzare la loro capacità di ricerca e soccorso”. Ossia, tradotto in termini operativi: fornire motovedette e addestramento perché riportino indietro i profughi che cercano di arrivare nell’Ue. È il modello libico applicato su scala più ampia.
Il secondo pilastro, dall’apparenza tecnocratica, parla di “snellimento delle procedure di frontiera”: si tratta in realtà di perfezionare una lista di paesi di origine considerati sicuri, in modo da escludere per principio i loro cittadini dalla possibilità di ottenere asilo, di stabilire hotspot oltre le frontiere dell’Ue, così da obbligare i profughi a presentare lì le loro domande di asilo, di accelerare le procedure di rimpatrio, finora lente e inefficienti.
Il terzo pilastro dovrebbe preoccupare il governo italiano, perché riguarda la prevenzione dei movimenti secondari, ossia dei tentativi di passare dal primo paese di asilo a un altro paese dell’Ue, solitamente più a Nord. Qui pesa il regolamento di Dublino, che impone al primo paese d’ingresso l’onere di valutare le richieste d’asilo. La menzione di una “solidarietà”, ovviamente “volontaria” e quindi non vincolante, non basta ad attenuare la minaccia di nuovi controlli sulle Alpi e nuovi rinvii verso l’Italia di rifugiati intercettati in altri paesi dell’Ue. I governi del gruppo di Visegrad, nonostante la prossimità ideologica con il governo italiano e l’alleanza in sede Ue, difficilmente si lasceranno commuovere.
Il quarto pilastro riguarda gli investimenti negli accordi per favorire i rimpatri, con paesi come Pakistan, Bangladesh, Nigeria, oltre a Egitto, Marocco, Tunisia. I finanziamenti sulla partita dovrebbero arrivare al 10 per cento dei fondi Ue per l’estero. Tradotto: spostamento di fondi dalla cooperazione per lo sviluppo al finanziamento di governi autoritari perché si riprendano rifugiati e migranti che la Ue non vuole.
Poche le parole dedicate al versante dell’accoglienza: una rapida menzione dei corridoi umanitari e un cenno agli ingressi per lavoro, che diversi paesi stanno cercando di incrementare.
L’Ue in definitiva si allontana dalla carta dei suoi valori fondamentali per favorire un accordo che coinvolga anche i governi più refrattari alla tutela dei diritti umani universali. Il sogno sovranista si sta realizzando anche a Bruxelles.
Qui le conclusioni del Consiglio europeo
MIGRAZIONE
19. Il Consiglio europeo ha discusso della situazione migratoria, una sfida europea che richiede una risposta europea. Il Consiglio europeo ha valutato l’attuazione delle sue precedenti conclusioni, finalizzate allo sviluppo di un approccio globale alla migrazione che combini il rafforzamento dell’azione esterna, un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’UE e la dimensione interna, nel rispetto del diritto internazionale, dei principi e dei valori dell’UE, nonché della tutela dei diritti fondamentali.
Sulla scorta della recente lettera della Commissione, il Consiglio europeo chiede il rafforzamento e l’accelerazione di misure operative immediate. Il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a monitorare attentamente e a garantire l’attuazione delle sue conclusioni e ritornerà periodicamente sulla questione.
Rafforzamento dell’azione esterna.
20. L’Unione europea rafforzerà la sua azione tesa a prevenire le partenze irregolari e la perdita di vite umane, ridurre la pressione sulle frontiere dell’UE e sulle capacità di accoglienza, lottare contro i trafficanti e aumentare i rimpatri. A tal fine si intensificherà la cooperazione con i paesi di origine e di transito attraverso partenariati reciprocamente vantaggiosi. Tutte le rotte migratorie dovrebbero essere coperte, anche con risorse adeguate.
È opportuno che siano attuati i piani d’azione esistenti per le rotte dei Balcani occidentali e del Mediterraneo centrale. La Commissione dovrebbe presentare in via prioritaria piani d’azione per le rotte dell’Atlantico, del Mediterraneo occidentale e orientale, al fine di alleviare rapidamente la pressione sugli Stati membri maggiormente colpiti e prevenire in modo efficace gli arrivi irregolari.
L’UE e gli Stati membri intensificheranno in modo coordinato il dialogo con i paesi di origine e di transito, anche attraverso contatti ad alto livello, con l’obiettivo di rafforzare la propria capacità di gestione delle frontiere, prevenire i flussi irregolari, smantellare il modello di attività dei trafficanti, anche mediante campagne di informazione strategiche, e aumentare i rimpatri. A tal fine, si dovrebbe fare il miglior uso possibile delle consultazioni nelle sedi di cooperazione con paesi terzi, nonché dei finanziamenti a titolo di NDICI-Europa globale (ndr: la cooperazione allo sviluppo)e di altri strumenti pertinenti. L’Unione europea continuerà a sostenere i partner nell’affrontare le cause profonde della migrazione irregolare e in relazione a una migrazione sicura, regolare e ordinata. La cooperazione con le organizzazioni internazionali, in particolare l’OIM e l’UNHCR, deve essere ulteriormente rafforzata.
L’allineamento della politica in materia di visti da parte dei paesi vicini riveste carattere di urgenza ed è di fondamentale importanza per la gestione della migrazione e, se del caso, per il buon funzionamento e la sostenibilità complessivi dei regimi di esenzione dal visto. A tale riguardo, il Consiglio europeo sottolinea l’opportunità di rafforzare il monitoraggio delle politiche in materia di visti dei paesi vicini. Il Consiglio europeo si compiace dei progressi compiuti dai partner dei Balcani occidentali nell’allineamento alla politica dell’UE in materia di visti e li invita alla rapida adozione di ulteriori misure. L’Unione europea è pronta ad approfondire la cooperazione con la regione in materia di migrazione, asilo, gestione delle frontiere e rimpatri, sfruttando al massimo i quadri esistenti e i canali disponibili.
Rafforzamento della cooperazione in materia di rimpatrio e riammissione
22. Il Consiglio europeo ricorda l’importanza di una politica unificata, globale ed efficace dell’UE in materia di rimpatrio e riammissione nonché di un approccio integrato alla reintegrazione. È necessaria un’azione rapida per garantire rimpatri efficaci, dall’Unione europea e dai paesi terzi situati lungo le rotte, verso i paesi di origine e di transito, usando come leva l’insieme delle politiche, degli strumenti e dei mezzi pertinenti di cui l’UE dispone, compresi la diplomazia, la cooperazione allo sviluppo, il commercio e i visti, nonché le opportunità di migrazione legale. A tale riguardo, è necessario un approccio esteso a tutta l’amministrazione, sia negli Stati membri che nelle istituzioni dell’UE.
Il Consiglio europeo invita la Commissione e il Consiglio ad avvalersi pienamente del meccanismo previsto dall’articolo 25 bis del codice dei visti, compresa la possibilità di introdurre misure restrittive in materia di visti nei confronti dei paesi terzi che non cooperano sui rimpatri. Al fine di accelerare le procedure di rimpatrio, il Consiglio europeo invita inoltre gli Stati membri a riconoscere reciprocamente le rispettive decisioni di rimpatrio. Invita l’Agenzia per l’asilo a fornire orientamenti per incrementare il ricorso ai concetti di paesi terzi sicuri e di paesi di origine sicuri. Gli Stati membri sono invitati ad avvalersi di tali orientamenti onde conseguire un approccio più coordinato, aprendo così la strada a un elenco comune dell’UE.
Controllo delle frontiere esterne dell’UE
23. L’Unione europea rimane determinata ad assicurare il controllo efficace delle sue frontiere esterne terrestri e marittime. Il Consiglio europeo accoglie con favore gli sforzi compiuti dagli Stati membri a tale riguardo e:
a) esprime il suo pieno sostegno all’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) nello svolgimento del suo compito principale, ossia sostenere gli Stati membri nella protezione delle frontiere esterne, nel contrasto alla criminalità transfrontaliera e nell’intensificazione dei rimpatri;
b) ribadisce l’importanza di rendere operativi quanto prima il sistema di ingressi/uscite e il sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi;
c) invita a portare rapidamente a conclusione i negoziati relativi ad accordi sullo status, nuovi e riveduti, tra l’Unione europea e i paesi terzi in merito all’intervento di Frontex nel quadro degli sforzi volti a rafforzare la cooperazione in materia di gestione delle frontiere e migrazione;
d) invita la Commissione a finanziare misure degli Stati membri che contribuiscono direttamente al controllo delle frontiere esterne dell’UE, quali i progetti pilota per la gestione delle frontiere, nonché al miglioramento del controllo delle frontiere nei paesi chiave sulle rotte di transito verso l’Unione europea;
e) chiede alla Commissione di mobilitare immediatamente ingenti fondi e mezzi dell’UE per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle capacità e delle infrastrutture di protezione delle frontiere, dei mezzi di sorveglianza — compresa la sorveglianza aerea — e delle attrezzature. In tale contesto, il Consiglio europeo invita la Commissione a mettere a punto rapidamente la strategia di gestione europea integrata delle frontiere;
f) riconosce le specificità delle frontiere marittime, anche per quanto riguarda la salvaguardia delle vite umane, e sottolinea la necessità di una cooperazione rafforzata in ordine alle attività di ricerca e soccorso e, in tale contesto, prende atto del rilancio del gruppo di contatto europeo in materia di ricerca e soccorso.
Lotta alla strumentalizzazione, alla tratta di persone e al traffico di migranti
24. Il Consiglio europeo condanna i tentativi di strumentalizzare i migranti a fini politici, in particolare se utilizzati come leva o nell’ambito di azioni ibride di destabilizzazione. Invita la Commissione e il Consiglio a portare avanti i lavori sugli strumenti pertinenti, comprese eventuali misure nei confronti degli operatori di trasporto dediti alla tratta di persone o al traffico di migranti o che agevolano tali pratiche.
25. Una stretta cooperazione tra gli Stati membri e con Europol, Frontex ed Eurojust, nonché con partner chiave, consentirà di rafforzare ulteriormente la lotta contro la tratta di esseri umani e il traffico di migranti. Dati sui flussi migratori e conoscenza situazionale
26. Il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione, con il sostegno delle competenti agenzie dell’UE, a sviluppare una conoscenza situazionale comune, a migliorare il monitoraggio dei dati sulle capacità di accoglienza e sui flussi migratori e a individuare più rapidamente nuove tendenze migratorie, sia verso l’Unione europea che al suo interno. Incoraggia le autorità degli Stati membri a chiedere il sostegno delle agenzie dell’UE, comprese l’Agenzia per l’asilo e Frontex, per fare in modo che tutti i migranti che entrano nell’Unione europea siano regolarmente registrati.
Patto sulla migrazione e l’asilo e fascicoli correlati
27. Il Consiglio europeo, alla luce dei progressi compiuti nel 2022, invita i colegislatori a proseguire i lavori relativi al patto sulla migrazione e l’asilo, conformemente alla tabella di marcia comune, nonché al codice frontiere Schengen riveduto e alla direttiva sui rimpatri. Il Consiglio europeo prende atto dell’intenzione della presidenza di discutere, in occasione della prossima sessione del Consiglio “Giustizia e affari interni”, dell’attuazione della tabella di marcia di Dublino nonché dell’impegno effettivo dell’UE alle frontiere esterne, anche per quanto riguarda le operazioni di entità private.