La migrazione interna in Africa e lo sviluppo sostenibile
La migrazione è spesso vista come un movimento dai paesi poveri (Africa o Asia) a quelli ricchi (Europa). Tuttavia, analizzando le cifre sui migranti in diversi paesi del mondo, vediamo che la maggior parte dei movimenti migratori avviene all’interno dei paesi africani o asiatici. Infatti, ad esempio, solo all’interno dell’Africa orientale i migranti sono circa 7,7 milioni e 3,6 sono rifugiati[1]. Tra questi, più del 63% intende spostarsi verso i paesi del Golfo, solo il 2% vuole andare in Nord Africa e in Europa, e il resto rimane nella regione[2].
Nonostante questa grande mobilità tra i paesi vicini, in quest’ultimo decennio l’Africa è testimone di una grande ondata di migrazioni domestiche, intra-paese, in particolare dalle zone rurali a quelle urbane. Questo tipo di migrazione coinvolge solitamente gli individui più poveri delle società che decidono di trasferirsi nelle piccole, medie e grandi città del loro paese[3].
La mancanza di servizi di base, di opportunità di lavoro e l’abituale insicurezza nelle aree periferiche hanno spinto molti individui a lasciare le zone rurali per trovare migliori condizioni di vita nelle città. Ma, nonostante le possibilità e i servizi offerti dai centri urbani, i migranti rurali-urbani devono affrontare importanti sfide: a causa delle loro scarse competenze e del loro basso livello di istruzione, non hanno accesso al mercato del lavoro, finendo per essere impiegati nei settori informali[4].
La crescita registrata dalle città africane nell’ultimo decennio non si è tradotta in un reale sviluppo umano. Mancano in particolare importanti investimenti pubblici per servizi di base, educazione, abitazioni dignitose, sostegno alla piccola imprenditoria. Una maggiore cooperazione europea per lo sviluppo rurale ed urbano e per accompagnare le migrazioni interne e transfrontaliere è necessaria. Questi sono i temi sviluppati nel documento n.10 di Volti delle Migrazioni, qui scaricabile.
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Internal migration in Africa and sustainable development
Migration is often seen as a movement from poor countries (Africa or Asia) to rich ones (Europe). However, when we analyze the figures on migrants in different countries around the world, we see that the majority of migratory movements occur within African or Asian countries. In fact, for example, in East Africa alone there are approximately 7.7 million migrants and 3.6 are refugees. Among these, more than 63% intend to move to the countries of the Gulf, only 2% want to go to North Africa and Europe, and the rest remain in the region .
Despite this great mobility between neighboring countries, in the last decade Africa has witnessed a great wave of domestic, intra-country migration, especially from rural to urban areas. This type of migration usually involves the poorest individuals in societies who decide to move to the small, medium and large cities of their country.
The lack of basic services, job opportunities and the usual insecurity in suburban areas have pushed many individuals to leave rural areas to find better living conditions in cities. But, despite the possibilities and services offered by urban centers, rural-urban migrants face major challenges: due to their low skills and educational level, they do not have access to the labor market and end up being employed in informal sectors.
The growth experienced by African cities over the last decade has not translated into real human development. In particular, there is a lack of major public investment in basic services, education, decent housing and support for small businesses. Greater European cooperation for rural and urban development and to accompany internal and cross-border migration is necessary. These are the themes developed in the document n.10 of Faces of Migration. Here the download.
[1] Si veda https://migrationdataportal.org/regional-data-overview/eastern-africa.
[2] Ibid.
[3] Si veda Corrado Fumagalli, Katja Schaefer, Migration and urbanization in Africa, in AFRICA MIGRATION REPORT, International Organization for Migration, 2020, 41-9.
[4] Ibid.