La nostra terra vale più del carbonio
Un nuovo documento di posizionamento sull’utilizzo del suolo ed agricoltura promosso da diverse organizzazioni francesi si rivolge ai leader della COP 22, e non solo, affinché si oppongano alla corsa all’accaparramento delle terre e alla mera finanziarizzazione dei terreni agricoli utilizzati come “depositi di carbonio” per contrastare il cambiamento climatico.
L’Accordo di Parigi non ha affrontato la questione fondamentale della differenziazione tra i modelli agricoli in base al loro impatto sul cambiamento climatico e alla loro capacità di provvedere alla sovranità alimentare per le persone, e non prevede alcuna menzione sull’agricoltura, se non indirettamente parlando di “deposito di carbonio”. E’ vero che il suolo svolge un ruolo importante nel sequestro di CO2 (anidride carbonica), ma questo non è l’unico ruolo del suolo, specialmente quando si parla di terreni agricoli, centrali per la sovranità alimentare. Purtroppo il suo utilizzo (cui ci si riferisce con la dicitura “settore suolo”) nel contrasto al cambiamento climatico rappresenta ad oggi un’enorme opportunità per coloro che promuovono soluzioni sbagliate e funge da scusa all’inazione pubblica.
Finora le politiche agricole adottate per il contrasto al cambiamento climatico, come la climate smart agricolture con la sua Alleanza GACSA (Global Alliance for Climate Smart Agricolture) che verte ad un equilibrio tra agro ecologia e utilizzo di sementi geneticamente modificati, piuttosto che l’iniziativa “4 per 1000” sulla transizione di modelli agricoli, hanno rappresentato delle soluzione sbagliate.
La strategia di contrasto alle emissioni di carbonio prevista dall’Accordo di Parigi e basata sul principio di compensazione, cioè un meccanismo che mette in relazione emissioni e “terreni depositi” pronti ad assorbire i gas ad effetto serra, è l’ennesima soluzione inefficace e di facciata. Tale nozione in realtà non si traduce nella diminuzione delle emissioni, ma nel fatto che le emissioni e l’assorbimento possono annullarsi a vicenda, anche se va ricordato che l’isolamento del carbonio naturale è reversibile ed ha un ciclo di vita limitato. Piuttosto che tentare di ridurre drasticamente le emissioni di gas ad effetto serra, l’agricoltura si sta trasformando in un’unità di conto che permette alle emissioni di permanere o addirittura di aumentare.
Tutto ciò fa sì che la terra assuma un valore e conseguentemente aumenti la pressione sulla stessa e la finanziarizzazione delle risorse naturali.
Incoraggiare investimenti agricoli per isolare più carbonio ed associarvi il meccanismo legato alla carbon finance aumenterebbe il rischio di accaparramento delle terre e minaccerebbe il diritto alla sovranità alimentare.
FOCSIV, impegnata nella promozione della giustizia climatica che valorizza la piccola agricoltura contadina come elemento di sostenibilità, condivide pienamente la posizione di Confédération Paysanne, CCFD-Terre Solidaire e le altre organizzazioni francesi che condannano questa corsa verso la compensazione per affrontare la crisi climatica che, in maniera non controllata, incentiva a sua volta la corsa all’accaparramento delle terre marginalizzando i diritti umani e la sovranità alimentare.
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