LA PRIMA VALUTAZIONE UE SULL’APPROCCIO DEL “MIGRATION COMPACT”: TUTTO BENE MA NON PER I DIRITTI DEI MIGRANTI
Il 18 Ottobre la Commissione ha pubblicato una comunicazione per riferire sui progressi compiuti nell’attuazione del nuovo quadro di partenariato (Partnership Framework: PF) volto a favorire una cooperazione rafforzata con i paesi terzi per una migliore gestione della migrazione, con allegati il Piano di Investimenti esterno, l’Africa Trust Fund, e schede informative sui Paesi prioritari su cui si è avviato il PF.
Quattro mesi dopo che la Commissione ha proposto questo nuovo quadro nell’ambito dell’Agenda Europea sulle Migrazioni, e dopo la sua approvazione da parte del Consiglio Europeo nel mese di Giugno, il PF sta cominciando a produrre risultati.
Qual è stato il processo del PF fino ad ora? nel mese di Giugno 2016, la Commissione ha proposto un nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi nell’ambito del Agenda europea sulla Migrazione. Il Consiglio europeo di Giugno 2016 ha approvato il PF e invitato alla sua rapida attuazione, a partire da un numero limitato di paesi: Niger, Nigeria, Senegal, Mali ed Etiopia. Nel mese di Settembre, la tabella di marcia di Bratislava ha sottolineato che questo processo dovrebbe “portare a flussi di migrazione illegale ridotti e ad aumentare i tassi di ritorno “, e ha ricordato che il progresso sarà valutato dal Consiglio europeo a Dicembre.
Il presidente Juncker ha affermato che: “L’Europa deve fare di più per affrontare il dramma di migliaia di migranti e rifugiati che ogni anno attraversano il Mediterraneo, in fuga dalla povertà, guerre e persecuzioni. Questo è lo spirito di un nuovo approccio di quadro di partenariato che abbiamo lanciato nel mese di giugno. – e la prima relazione intermedia di oggi dimostra che questo nuovo approccio funziona, nell’interesse di entrambi, i paesi dell’UE e dei partner. Ora il compito è quello di intensificare i nostri sforzi e fornire un cambiamento duraturo nel nostro modo di gestire la mobilità e la migrazione con i nostri partner.”
Anche l’Alto Rappresentante / Vicepresidente Federica Mogherini si è espressa al riguardo, dicendo che: “… si tratta di un processo bidirezionale sulla base di interessi condivisi e un lavoro comune che ha già portato i primi risultati. Affrontare le cause alla radice della migrazione, assicurando una protezione adeguata per le persone in movimento, riducendo il numero di migranti irregolari, oltre a migliorare la cooperazione in materia di rimpatrio e di riammissione, la lotta ai contrabbandieri e trafficanti di esseri umani, sono tutti parte integrante del lavoro comune che abbiamo iniziato a sviluppare con i nostri partner.”
Secondo la Commissione il Partnership Framework è volto ad affrontare questioni a breve termine sulla migrazione irregolare ed è al contempo un investimento più a lungo termine e profondo per affrontare le cause della migrazione, promuovere lo sviluppo sostenibile e la stabilità, e l’apertura di opportunità per una migrazione legale. Tutto ciò è stato attuato con progetti ad hoc per ciascun paese terzo, in base alle priorità di ogni paese prioritario valutate a seguito di visite sul campo, condotte da un certo numero di Commissari UE.
Quali i primi risultati secondo l’UE? E quale il contesto reale su cui opera il PF?
La Nigeria ha preso provvedimenti per combattere il traffico di migranti e creare un quadro istituzionale di dialogo sulla migrazione con l’UE e i suoi Stati membri. Ma, per esempio, nel “progetto Nigeria” non vengono citate misure sulla povertà, che è aumentata dal 54% nel 2003 a poco meno del 70% nel 2012. Questo significa che 112 milioni di persone, su una popolazione di 170 milioni di persone vivono in condizioni di povertà[1], mentre invece è continuo nel PF il riferimento e le azioni agli accordi di riammissione dei migranti.
La cooperazione operativa rafforzata è stato messa in atto con il Senegal e Mali, con missioni di identificazione concordate. Procedure operative standard con il Mali sono in fase di ultimazione. I negoziati per un accordo di rimpatrio con la Nigeria si apriranno nei prossimi giorni.
Azioni con altri paesi partner (in principio Giordania e Libano) procedono e saranno ulteriormente intensificate nei prossimi mesi; anche se l’attuale situazione in medio oriente, con gli ultimi avvenimenti della controffensiva per liberare la città di Mosul dall’Isis, richiede ben altri tipi di risoluzioni che accordi di cooperazione bilaterali.
In Etiopia, altro paese prioritario del PF, attualmente vige lo stato di emergenza decretato il 9 ottobre scorso dopo mesi di manifestazioni antigovernative che hanno causato centinaia di morti e decine di migliaia di arresti.
In generale quindi i contenuti e l’approccio del PF sembrano essere completamente avulsi da quella che è la situazione geopolitica degli Stati prioritari su cui si sta testando.
Questi Migration Compact cercano di replicare l’Accordo EU-Turchia, basato sul meccanicismo di responsabilità del paese terzo di protezione in cambio di aiuti europei, in modo da evitare flussi di irregolari verso l’UE. Le recenti conclusioni del Consiglio Europeo in materia di immigrazione esprimono chiaramente la volontà di implementare l’approccio EU-Turchia ad altri Stati[2], per intensificare la protezione alle frontiere e salvare Schengen, tutto ciò sempre in un ottica di sicurezza e “allontanamento”del problema. Per questo l’UE ha relativamente aumentato il suo sostegno, in particolare con il fondo fiduciario UE per l’Africa, sono già stati siglati contratti per azioni (come previste dal Valletta Action Plan) per 400 milioni di euro.
La cooperazione allo sviluppo non deve però concedere aiuti allo sviluppo per arginare i flussi migratori e gestire le frontiere. Non è questa la sua finalità, che invece è piegata all’interesse della fortezza europea.
I Migration Compact non sono inoltre coerenti con la politica commerciale europea. Da un lato si vogliono fermare i flussi di migranti, dall’altro con la liberalizzazione commerciale reciproca si creano le condizioni per nuovi flussi. Una preoccupazione trasversale, che interessa Stati africani, quali il Ghana, la Costa d’Avorio, il Botswana, la Namibia, lo Swaziland ed il Kenya sono gli accordi di partenariato economico dell’UE (EPA) siglati il 20 Giugno scorso.[3] L’accordo di partenariato economico (EPA) dovrebbe promuovere lo sviluppo economico dell’Africa Occidentale e ridurne la povertà. Tuttavia, costringendo la regione a rimuovere la maggior parte della proprie misure di difesa commerciale nei confronti delle importazioni di prodotti europei, gli accordi di partenariato economico servirebbero principalmente gli interessi di una manciata di multinazionali europee a scapito delle popolazioni più vulnerabili dell’Africa occidentale, originando nuove emigrazioni.[4]
Sempre più spesso l’Unione europea si sta concentrando su politiche migratorie restrittive, pratiche di deterrenza ed esternalizzazione della gestione della migrazione. Questo non consentirà all’UE di raggiungere i suoi impegni per l’agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. Invece l’UE dovrebbe applicare un approccio basato sui diritti umani e adottare politiche che massimizzano il potenziale della migrazione per lo sviluppo, con un focus su percorsi più sicuri e legali per i migranti ed i rifugiati.
FOCSIV auspica che il quadro di partenariato non sia sfogo di egoismi nazionali per risolvere il problema “in casa loro”, ma sia un nuovo approccio per un impegno di responsabilità condivisa. L’UE prevede un’estensione dell’approccio PF ad altri Stati, dopo la valutazione ulteriore che sarà pubblicata a Dicembre, ma riteniamo che il PF vada modificato sostanzialmente, inserendo misure che tengano in considerazione il fatto che il Mediterraneo ha il primato anche quest’anno di cimitero dei disperati in fuga da guerre e insicurezza nel sud del mondo.
[1] Draft Hub 1 Concord Europe in pubblicazione.
[2] http://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2016/10/20-european-council-conclusions-migration/
[3] http://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2016/06/20-fac-eac-epa/
[4] http://www.focsiv.it/news/accordi-di-partenariato-economico-epa-benefici-reali-o-false-promesse/#more-22559