La Svezia condiziona gli aiuti allo sviluppo al rimpatrio dei migranti
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Ufficio Policy Focsiv – La Svezia ha deciso di vincolare la concessione degli aiuti allo sviluppo al rimpatrio dei cittadini indesiderati, come richiedenti asilo e migranti considerati un rischio per la sicurezza nazionale. Le ultime elezioni sono state un terremoto politico, il primo insediamento di una coalizione di centro destra, con l’appoggio esterno dell’estrema destra, i Democratici Svedesi, in cambio dell’applicazione della loro politica migratoria. Questo cambiamento sta portando a un irrigidimento della politica immigratoria e al condizionamento della politica di cooperazione allo sviluppo.
Ma il tema non è solo svedese, la misura del condizionamento degli aiuti ai rimpatri si sta discutendo da tempo a livello europeo (L’arma dell’aiuto per far rimpatriare i migranti – Focsiv). Finora non era mai stata attuata per salvaguardare la politica di cooperazione mirata alla lotta alla povertà a prescindere dalle questioni migratorie. La Svezia è il primo paese europeo che ha deciso esplicitamente di rompere questa salvaguardia per imporre gli interessi nazionali.
“La politica di aiuto allo sviluppo della Svezia sta subendo un cambiamento storico“, ha affermato Aron Emilsson dei Democratici svedesi (gruppo ECR), aggiungendo che gli aiuti lavoreranno ora per ridurre le cause profonde dell’immigrazione irregolare e degli sfollamenti forzati.
Emilsson ha proseguito dicendo: “Gli aiuti saranno più condizionati al fatto che i paesi beneficiari riprendano i propri cittadini”, aggiunge dichiarando l’inutilità di indirizzare aiuti agli stati che lavorano contro gli interessi svedesi. Presto, la concessione degli aiuti allo sviluppo da parte della Svezia sarà condizionata all’accettazione, da parte del Paese beneficiario, del rimpatrio dei propri cittadini, come i richiedenti asilo e i migranti ritenuti un rischio per la sicurezza svedese.
Nel 2022, la Svezia ha avuto una svolta politica significativa con l’insediamento del primo governo di coalizione di centro-destra nella storia del paese. Le recenti elezioni rappresentano una rottura con la tradizione politica del paese, a lungo guidato prevalentemente da governi di centro-sinistra. Il governo è formato da una coalizione di centro-destra composta dai Moderati (PPE), dai Cristiano-Democratici (PPE) e dai Liberali (Renew Europe). Tuttavia, per formare la coalizione, contano sul sostegno esterno dei Democratici Svedesi (ECR) di estrema destra in cambio dell’attuazione della loro politica migratoria.
Il Partito dei Democratici Svedesi è un partito di estrema destra, con una forte inclinazione nazionalista, una posizione euroscettica e una forte opposizione all’immigrazione. Inoltre, è il partito che ha ottenuto il maggior numero di voti all’interno della coalizione di centrodestra. Fondato nel 1988 da esponenti neonazisti, il partito negli anni ha subito un processo di normalizzazione, mascherando gradualmente elementi estremisti. Inizialmente emarginato, ha progressivamente guadagnato consensi, diventando un attore significativo nelle recenti elezioni svedesi.
Johan Forssell, ministro svedese per la cooperazione allo sviluppo e il commercio estero del Partito moderato, ha dichiarato che taglierà i fondi ai paesi che non collaborano con la Svezia nella lotta alla corruzione o nello sviluppo della democrazia. Il ministro si chiede se sia necessario mantenere la presenza in paesi poco interessati a collaborare, o se sia preferibile dirottare le risorse verso paesi in cui c’è maggiore volontà di riforma, sottolineando che anche questo fa parte del cambiamento guidato da Stoccolma.
Infine, il ministro ha dichiarato che limiterà gli aiuti bilaterali a 30 paesi, assicurando un impiego dei fondi svedesi mirato a massimizzare i risultati. Leggi notizia integrale Sweden to condition foreign aid on expulsion cooperation – Euractiv