La tragedia afgana, i rifugiati e i muri
La tragedia afgana e le sue conseguenze in termini di fuga delle persone e ricerca di asilo in altri paesi è il tema del quindicesimo background document redatto dalla FOCSIV nel quadro del progetto Volti delle Migrazioni, cofinanziato dall’Unione europea.
Il documento ricorda la conquista dei Talebani nell’agosto del 2021, i giorni di panico, le evacuazioni organizzate all’ultimo momento nell’aeroporto di Kabul, e la ricerca di rifugio. Secondo i dati dell’UNHCR, solo nel dicembre 2021 il numero degli sfollati interni ha raggiunto un picco di mezzo milione, mentre il numero dei rifugiati, soprattutto in Iran e Pakistan, è di circa 2,9 milioni. A sua volta il World Food Programme stima che “un totale di 22,8 milioni di persone -più della metà della popolazione- soffrono la fame mentre le temperature scendono sotto lo zero”. Quando la “catastrofe umanitaria incombe”, la gente potrebbe dover scegliere tra morire di fame e lasciare il paese.
Il caso dell’Afghanistan mostra l’impreparazione della comunità internazionale e l’importanza di dotarsi di piani di reinsediamento per salvare migliaia di vite umane. L’obiettivo dell’Agenda 2030 riguardo la creazione di canali migratori sicuri e ordinati, e il successivo Global Compact su Migrazioni, sono impegni da raggiungere al più presto soprattutto in aree di crisi dove soffrono decine di migliaia di persone. Mentre risulta imprescindibile cooperare per società pacifiche e inclusive (obiettivo 16 dell’Agenda 2030), per uno sviluppo sostenibile che dovrebbe ridurre i conflitti violenti e le tensioni sociali che provocano spostamenti e rifugiati.
L’Unione europea e i suoi paesi membri hanno una responsabilità internazionale in quel che è accaduto in Afghanistan. Evacuare i fuggitivi, costruire canali umanitari, piani di reinsediamento, sostenere la cooperazione umanitaria, per i diritti umani e uno sviluppo inclusivo, dovrebbero essere i pilastri di azione prioritari, e non contenere le migrazioni di queste persone con i muri.
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