L’accaparramento delle terre in Costa D’Avorio
Fonte immagine Resistere contro il land grabbing – CIDSE
Ufficio Policy Focsiv- Proseguiamo nella pubblicazione capitolo per capitolo dell’ultimo rapporto Padroni della Terra sul fenomeno del land grabbing o accaparramento di terre a danno dei popoli indigeni e delle comunità contadine. Dopo la prefazione della presidente Focsiv Ivana Borsotto e con l’introduzione e sintesi del rapporto di Andrea Stocchiero dal titolo “La nuova corsa alla terra” (La nuova corsa alla terra – Focsiv), il capitolo scritto da Andrea Segré, professore ordinario di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna (www.andreasegre.it) sul cibo come arma geopolitica (Il cibo come arma geopolitica – Focsiv); e il secondo capitolo scritto da Valentina Delli Gatti, antropologa e attivista per la libertà di movimento su “un anno di land grabbing”, ecco di seguito incipit del capitolo di Roberta Pisani sul caso dell’accaparramento delle terre in Costa D’Avorio con particolare riferimento alla multinazionale SIAT.
La SIAT (Società di Investimento per l’Agricoltura Tropicale) è registrata come una società a responsabilità limitata (Société Anonyme) in Belgio. Sul suo sito web, SIAT si dichiara come una “Azienda di Famiglia” a capo del gruppo SIAT, che include sussidiarie in Ghana, Nigeria, Costa d’Avorio, Gabon e Cambogia. Fondata nel 1991, la compagnia è specializzata nella produzione di gomma e olio di palma, con i suoi principali uffici a Zaventem, nei pressi di Bruxelles in Belgio.
Le comunità in Costa d’Avorio, Nigeria e Ghana accusano SIAT di land grabbing, violazione dei loro diritti così come di quelli dei loro lavoratori, vittimizzazione delle comunità colpite, degradazione ambientale e minaccia alla sovranità alimentare delle comunità indigene e comunità locali che dipendono dalla terra per la sopravvivenza. Eppure, sul sito web e nella messaggistica pubblica, la compagnia si descrive come attenta alle questioni ambientali e alla sostenibilità. Si dichiara inoltre, orgogliosamente, uno dei primi membri della Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile.
Nel 2014 la compagnia ha creato un dipartimento per gestire le politiche di sostenibilità. SIAT dichiara di essere attenta alle necessità sociali ed economiche delle comunità in cui opera, supportandole attivamente con “educazione e sviluppo di infrastrutture come strade, acqua potabile ed elettricità”, creando così “stabilità e impegno che, a loro volta, danno sicurezza agli investitori del gruppo”.
SIAT è riuscita a diventare una delle cinque principali società che controllano il 75% delle piantagioni di palma da olio in Africa (Entraide et Fraternité, 2020). Gli investimenti della società in Africa occidentale alimentano direttamente le catene del valore internazionale dell’olio di palma e della gomma.
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