L’accaparramento di terre delle organizzazioni terroristiche in Sahel

Oggi diffondiamo il sesto capitolo, a cura di Romina Gobbo, del V° Rapporto Focsiv “I padroni della terra. Rapporto sull’accaparramento della terra 2022: conseguenze sui diritti umani, ambiente e migrazioni”, presentato il 28 giugno a Roma nella Sala Capitolare del Senato su iniziativa del senatore Mino Taricco.
Introduzione
Fare il punto sull’accaparramento delle terre, significa anche fare il punto su quello che tale accaparramento comporta. Non vi è dubbio che si tratta di un fenomeno “multidimensionale”, che produce impatti sulla sicurezza alimentare, sulla sicurezza idrica, sui diritti umani, i diritti delle donne – da sempre protagoniste del lavoro agricolo -, sui bambini, sulla salvaguardia ambientale e sull’emigrazione. Poter disporre della terra, oppure no, fa la differenza, soprattutto se ci riferiamo al continente africano che registra il 24% della superficie agricola utilizzabile a livello mondiale. Ma su quella ricchezza hanno posato occhi e mani le multinazionali, che devono produrre in maniera estensiva, i grandi gruppi finanziari, che sanno bene che sotto quella terra ci sono enormi quantitativi di risorse minerarie, la criminalità, micro o macro che sia, che necessita di ampi spazi d’azione per gestire il proprio malaffare, e che ha stilato proficue “collaborazioni” con gli jihādisti. I governi, corrotti al punto giusto, si sono prestati a vendere agli stranieri quella terra così preziosa per le popolazioni locali, a fronte di tornaconti personali ben custoditi nei forzieri oltre oceano.
Si è arrivati così ad un drammatico paradosso: grandi appezzamenti di terra sottratti a paesi minacciati da enormi problemi di carenza alimentare, che servono a soddisfare i fabbisogni alimentari ed energetici dei paesi più ricchi. L’accaparramento delle terre è possibile per svariati motivi, tra cui ovviamente la collusione dei governi con gli “investitori” esteri, ma anche il fatto che il sistema legale africano è inadeguato: praticamente non esistono i certificati di proprietà, non è previsto l’obbligo del consenso legale dei locali per il trasferimento della terra, le compensazioni derivate dall’esproprio sono spesso insufficienti, quando i locali vengono impiegati nelle aziende aperte dagli stranieri, fungono sempre da manovalanza a basso costo, e i risarcimenti nel caso di preclusione dei locali alle risorse naturali, non vanno quasi mai a buon fine.