L’accordo UE-Mercosur ferma la rivoluzione della mobilità

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Ufficio Policy Focsiv – Di seguito riportiamo “l’Executive Summary” di uno studio realizzato da un gruppo di organizzazioni, tra cui Misereor, membro di CIDSE di cui Focsiv è parte, sull’accordo commerciale UE e Mercosur sull’industria automobilistica (mobilitaetswende-ausgebremst-eu-mercosur-abkommen.pdf (misereor.de)). L’accordo mira a creare una zona di libero scambio tra blocchi economici, promuovendo una maggiore cooperazione e competizione economica, in special modo nell’industria automobilistica. Si tratta quindi di aumentare gli scambi, le opportunità per le industrie, la concorrenza e l’adattamento alla transizione ecologica, con standard ambientali e di sicurezza, tenendo in conto in special modo gli impatti ambientali.
Ma l’analisi di queste organizzazioni individua una serie di debolezze dell’accordo che ledono i diritti umani, l’ambiente e i diritti sociali. In particolare l’accordo non farebbe che incentivare ancora di più l’accaparramento di terre e lo sfruttamento delle risorse naturali a danno dell’ambiente e delle comunità indigene (vedi anche Gli impatti sociali e ambientali del Trattato Eu-Mercosur – Focsiv). Manca un articolato forte a sostegno della dovuta diligenza (Garantire l’accesso alla giustizia nella direttiva europea sulle imprese sostenibili – Focsiv).
EXECUTIVE SUMMARY
Le sezioni pubblicate del testo del previsto accordo di associazione tra l’UE e il Mercosur contengono numerose disposizioni che offrono vantaggi significativi all’industria automobilistica europea, al modello di produzione ad alta intensità di risorse e alle sue catene di approvvigionamento. Ma l’accordo manca di disposizioni efficaci per mitigare i rischi per l’ambiente e per i diritti umani posti dall’industria automobilistica. Al contrario, le parti dell’accordo stipulano numerose intese volte ad incrementare ulteriormente il commercio di materie prime, componenti e prodotti finiti del settore automobilistico.
Le pressioni esercitate dall’industria automobilistica dell’UE hanno certamente dato i loro frutti. Ma a perdere sono gli esseri umani e l’ambiente su entrambe le sponde dell’Atlantico.
I risultati dell’analisi in dettaglio:
- L’attività di lobbying a favore dell’industria automobilistica non è svolta solo dalle aziende, ma anche dalla stessa burocrazia ministeriale. Il personale del Ministero federale tedesco per gli Affari Economici e della Commissione Europea si sono rivolti alle case automobilistiche per raccogliere i loro desideri e per riportare i risultati nei negoziati con il Mercosur.
- Questa attività di lobbying ha portato a numerosi elementi dell’accordo che favoriscono l’industria automobilistica dell’UE. Tra questi, le disposizioni di eliminare i dazi su veicoli, parti di veicoli, risorse minerali e biodiesel. È prevista anche una quota di importazione di bioetanolo nell’UE. Il Mercosur ridurrà diverse tasse sulle esportazioni, riconoscerà i test e i certificati dell’Unione europea e accetterà regole di origine flessibili che aumenteranno la pressione competitiva sui loro mercati. In definitiva, l’industria automobilistica beneficerà delle deboli protezioni dell’accordo che faranno ben poco per mitigare i danni all’ambiente e ai diritti umani.
- L’industria automobilistica dell’UE ha numerosi impianti di produzione nei Paesi del Mercosur e domina il commercio tra le due regioni. Per molti anni, ha generato un surplus commerciale per l’UE. Il commercio di parti di veicoli a motore è molto più significativo del commercio di veicoli in sé. La maggior parte delle esportazioni dell’UE verso il Mercosur è ancora costituita da veicoli a benzina. La Germania rispetto ad altri Paesi europei domina il commercio UE-Mercosur con un margine significativo.
- Le aziende europee vendono attualmente solo un numero molto ridotto di veicoli elettrici nei Paesi del Mercosur. I veicoli elettrici sono ancora poco diffusi nella regione e finora hanno ricevuto un sostegno governativo limitato. Inoltre, in Brasile c’è una forte concorrenza da parte dei veicoli “flex fuel” che sono alimentati da proporzioni variabili di benzina e bioetanolo. La maggior parte del bioetanolo è prodotto in Brasile dalla canna da zucchero.
- Le riduzioni tariffarie concordate contribuiranno a garantire e ridurre il costo delle materie prime per l’industria automobilistica. Questo vale in particolare per ferro, acciaio, rame, litio e per diverse materie prime lavorate. Ma le attività estrattive stanno causando numerosi conflitti con le comunità locali e i gruppi indigeni, soprattutto in Argentina e Brasile. I fattori scatenanti sono sia i danni all’ambiente causati dall’estrazione di materie prime, sia le gravi violazioni dei diritti umani.
- Nel nord arido dell’Argentina, ad esempio, le comunità locali protestano contro la produzione di litio nella regione. Le loro critiche si concentrano sull’alto livello di utilizzo dell’acqua e i rifiuti pericolosi lasciati dall’estrazione mineraria. In Brasile, invece, il minerale di ferro è diventato un simbolo di catastrofi minerarie dopo che la diga di un bacino di ritenzione nel comune di Brumadinho è scoppiata nel gennaio 2019, costando la vita a 272 persone. Poco prima, una filiale brasiliana del TÜV Süd tedesco aveva certificato la stabilità della diga.
- Le disposizioni dell’accordo relative ai biocarburanti aumenteranno i rischi per l’ambiente e i diritti umani. La quota di bioetanolo dell’UE promuoverà l’espansione delle piantagioni di canna da zucchero brasiliane che sono soggette a degrado ambientale e a controversie sulla terra. Allo stesso modo, l’impegno dell’Argentina a ridurre le tasse sull’esportazione di soia e biodiesel favorirà l’espansione delle colture di soia e l’ulteriore deforestazione.
- L’accordo aumenterà anche la domanda di pelle di mucca, che l’industria automobilistica europea usa per la produzione di sedili in pelle. In base all’accordo l’UE rimuoverà le tariffe di importazione della pelle bovina, mentre i Paesi del Mercosur elimineranno le tasse sulle esportazioni. Tuttavia, le mandrie di mucche in Brasile, Argentina e Paraguay sono i principali responsabili della deforestazione.
A causa della mancanza di sistemi di tracciabilità, le case automobilistiche europee non possono garantire che la loro pelle non provenga da coltivazioni illegali e incendi di foresta per gli allevamenti in aree come la regione amazzonica. I produttori non sono inoltre in grado di escludere gravi violazioni dei diritti umani all’origine delle loro catene di fornitura, come gli attacchi alle popolazioni indigene e ai lavoratori agricoli.
- La rapida riduzione dei dazi sui veicoli e sulle parti di veicoli, in aggiunta alle regole di origine, aumenterà la pressione competitiva, in particolare sull’industria automobilistica del Mercosur. Come risultato delle regole di origine più flessibili, i materiali di input a basso costo provenienti da Paesi terzi che si trovano nelle esportazioni dell’UE beneficeranno anche dell’allentamento delle regole tariffarie del Mercosur. L’aumento della concorrenza che ne deriva metterà a repentaglio i posti di lavoro nel Mercosur e accelererà la tendenza alla precarizzazione dell’occupazione.
- L’accordo comprometterà gli sforzi per ridurre le emissioni del parco veicoli. Nell’accordo relativo ai veicoli a motore, i Paesi del Mercosur concordano come principio generale di riconoscere le prove e i certificati per i processi di omologazione dei veicoli che sono stati intrapresi sulla base dei regolamenti di UNECE o dell’UE. Ma la debolezza delle procedure di collaudo e omologazione nell’UE non solo ha reso più facile per le case automobilistiche manipolare i dati sui gas di scarico, ma ha anche facilitato la manipolazione dei livelli di emissione. Un processo che continua ancora oggi.
- Inoltre, l’industria automobilistica trae vantaggio dalla mancanza di componenti dell’accordo che si concentrano sugli standard ambientali, sociali e dei diritti umani. A tal fine, alcune aree problematiche includono il capitolo sulla sostenibilità, che manca di disposizioni di applicazione, la mancata attuazione dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e l’omissione di regole efficaci per gli obblighi di diligenza delle imprese e catene di approvvigionamento prive di deforestazione. Infine, ma non meno importante, si teme che l’accordo includa una clausola sui diritti umani troppo debole. Queste carenze significano che danni significativi all’ambiente e gravi violazioni dei diritti umani possono continuare ad esistere nell’industria automobilistica transatlantica.
- Le deboli componenti di prevenzione dei rischi dell’accordo renderanno difficile imporre norme sociali o ambientali all’industria automobilistica, indipendentemente dal fatto che questa si basi su combustibili fossili o sulla propulsione elettrica. Il trattamento speciale riservato all’industria automobilistica impedirà anche di realizzare la rivoluzione della mobilità di cui abbiamo bisogno, come misure per ridurre il traffico e per abbassare i consumi individuali di veicoli a favore del trasporto pubblico.