L’Aiuto Pubblico allo Sviluppo cresce ma in modo fittizio
Fonte immagine Vizi e virtù del Piano Mattei per l’Africa – infosannio – notizie online
A dicembre sono stati pubblicati i dati definitivi sull’aiuto pubblico allo sviluppo registrati dal Comitato dei donatori dell’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo, che mostrano come l’aiuto italiano nel 2022 sia cresciuto del 19% raggiungendo i 6,32 miliardi di euro, pari allo 0,33% del reddito nazionale lordo (Rnl). Ma questo valore è “gonfiato” perché comprende una spesa per l’accoglienza dei rifugiati pari al 22% del totale.
A livello aggregato l’aiuto pubblico allo sviluppo dei paesi donatori ha superato i 200 miliardi di dollari, raggiungendo i 210,7 miliardi. Ma anche in questo caso l’aumento è attribuibile in gran parte all’aiuto gonfiato dalle spese di accoglienza dei rifugiati pari ad oltre il 14% del totale.
Solo 4 Paesi hanno superato l’obiettivo dello 0,7% del reddito nazionale lordo (Lussemburgo, Svezia, Norvegia e Germania). L’Italia è al settimo posto in valore assoluto tra i donatori, ma al ventunesimo in rapporto al Rnl, lontano dall’obiettivo dello 0,7%.
Nonostante la crescita dell’aiuto pubblico allo sviluppo, la quota destinata ai paesi più poveri è calata di quasi il 9% nel 2022. L’Italia è solo ventesima nella graduatoria dei paesi donatori con appena lo 0,05% di aiuto calcolato sul reddito nazionale lordo, destinato ai più poveri, lontana dall’obiettivo stabilito a livello internazionale su una quota dal 0,15 al 0,20% nell’ambito dello 0,7% totale.
Il Piano Mattei dell’Italia con l’Africa mira a far crescere gli investimenti per lo sviluppo del continente con benefici reciproci: diamo aiuto (finanziamenti per acquisto di servizi e tecnologie) in cambio di accesso alle risorse africane (idrocarburi e materie critiche) e controllo delle migrazioni. Già nel 2022 l’aiuto bilaterale verso l’Africa era aumentato a 558 milioni di euro concentrandosi nel Nord e nel Sahel, oltre al Mozambico.
Le risorse per il Piano dovrebbero ammontare a 5,5 miliardi di euro nei prossimi anni, grazie agli stanziamenti della cooperazione allo sviluppo e del Fondo Clima, ma non è ancora stato definito il vero e proprio piano di spesa. Anche se il Comitato di indirizzo del Fondo Clima ha approvato il piano attività di Cassa Depositi e Prestiti che lo gestisce, ma che ad oggi non è stato ancora reso pubblico, mentre il documento di programmazione triennale della cooperazione è prossimo all’approvazione.
Il Fondo Clima prevede la concessione di prestiti concessionali (a condizioni non di mercato) per programmi di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo (tra cui potrebbero esservi investimenti per il mix energetico dei paesi africani, che comprende anche l’estrazione di gas, a favore quindi anche dell’interesse a far diventare l’Italia lo hub del gas per l’Europa: Hub del gas in Italia? Cosa pensano Eni, Snam e Terna – Startmag). 3 miliardi sono i prestiti che dovrebbero andare ai paesi africani, ma che dovrebbero rispettare l’accordo di Glasgow firmato dal governo italiano di non consentire finanziamenti pubblici per l’estrazione di fonti fossili (Basta finanziamenti pubblici internazionali per l’estrazione fossile – Focsiv; Energia fossile, il tradimento italiano: due anni fa la firma sullo stop ai finanziamenti pubblici, nei primi 6 mesi del 2023 secondi al mondo (dopo gli Usa) con 1,2 miliardi spesi – Il Fatto Quotidiano).
Relativamente a questi prestiti per investimenti in Africa, affinché essi siano effettivamente non predatori, sarebbe essenziale il rispetto dei criteri di sostenibilità sociale ed ambientale, e a questo proposito è necessario che le imprese operanti siano dotate di un sistema di dovuta diligenza, così come da parte anche degli intermediari finanziari. Importante è l’approvazione della direttiva europea sulla dovuta diligenza, che però sta trovando ostacoli come indicato in Direttiva ue su imprese, diritti umani e ambiente – Focsiv, e su cui quindi il Governo italiano dovrebbe insistere, se vuole essere coerente con il Piano Mattei.
Dalla cooperazione allo sviluppo dovrebbero arrivare risorse per 2 miliardi e mezzo di euro da destinarsi a interventi sociali ed economici secondo gli obiettivi dello sviluppo sostenibile assunti dai paesi africani. Il Piano Mattei indica 5 priorità: l’istruzione e la formazione professionale, l’energia, l’agricoltura, la sicurezza idrica e la salute. Priorità che devono essere condivise con i governi e la società africana per costituire un vero partenariato. Un partenariato che deve ascoltare la voce africana così come espresso recentemente: La Società Civile africana sul Piano Mattei: basta Neocolonialismo – Focsiv.
Le risorse sono comunque insufficienti se si considerano le necessità africane (si consideri che l’Africa perde dai 5 ai 15 miliardi di dollari a causa dei danni del cambiamento climatico: Four steps to address Africa’s urgent financing needs | World Economic Forum (weforum.org); mentre il costo di implementare le politiche di mitigazione è di circa 2,8 mila miliardi di dollari dal 2020 al 2030: Climate Finance Needs of African Countries – CPI (climatepolicyinitiative.org)) e che si è ancora lontani dall’obiettivo dello 0,7% dell’aiuto sul reddito nazionale lordo, come chiede la Campagna 070.
Si veda l’articolo di Openpolis in https://www.openpolis.it/esercizi/per-laps-italiano-si-confermano-tendenze-preoccupanti/
E in particolare sul Piano Mattei in: https://www.openpolis.it/esercizi/la-cooperazione-con-lafrica-e-il-piano-mattei/