L’aiuto di FOCSIV in Ucraina
Immagine da sito True-news.
Ufficio Policy Focsiv – Da ormai dieci mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina la situazione non accinge a migliorare: nuovi scontri bellici, migliaia di morti tra militari e civili, case e città distrutte, corrente elettrica e riscaldamento razionati. Mentre, e non è una favola di Natale, ci sono migliaia di persone che da mesi stanno dando gratuitamente aiuti per le vittime della guerra. Nella comunicazione delle televisioni si parla normalmente di guerra e armi, e come al solito la solidarietà sembra non fare notizia. Ma è da questa solidarietà che possono nascere relazioni e iniziativa di costruzione della pace, in attesa che la grande diplomazia si muova.
In questa crisi umanitaria molte ONG fin da subito si sono recate sul campo per venire in soccorso della popolazione Ucraina. Con Stopthewarnow (#StopTheWarNow | una rete per la Pace e la solidarietà) si sta cercando di coordinare questi aiuti e organizzare carovane per consegnarli, per mantenere un contatto di prossimità con le popolazioni locali, vivere con loro le sofferenze della guerra e fondare relazioni di pace (StopTheWarNow: la guerra in Ucraina, agire oltre il conflitto – FOCSIV).
La FOCSIV e i suoi soci sono impegnati in questi aiuti e sta coordinando un progetto attraverso i suoi soci, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Abbiamo intervistato in proposito Francesca Novella, Coordinatrice del Progetto Focsiv in Ucraina.
Cosa sta facendo la Focsiv per l’Ucraina?
“Abbiamo una raccolta fondi e diverse iniziative per l’Ucraina, in particolare siamo lì con un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) di prima emergenza a sostegno della popolazione nelle regioni di Ivano-Frankivs’k, Cernivci, e Odessa. Essendo un progetto di prima emergenza, mira a garantire assistenza umanitaria alla popolazione colpita dalla guerra in maniera diretta o indiretta, attraverso la fornitura di beni e servizi essenziali nelle aree colpite dal conflitto e nelle località limitrofe ad alta presenza di sfollati interni. L’obiettivo è quello di distribuire cibo, medicine, vestiti ecc agli sfollati interni, quindi in transito o in fuga dal fronte verso aree relativamente più stabili.
Nelle regioni in cui siamo presenti non c’è tutt’ora un conflitto aperto, anche se tra le tre Odessa è quella più delicata dal punto di vista di sicurezza. L’iniziativa è l’unico progetto AICS di emergenza finanziato con una Associazione temporanea di scopo, coordinata da FOCSIV in partenariato con Missione Calcutta, ARCS, IBO Italia, Condivisione fra i popoli, mentre i partner in loco sono: Arcidiocesi di Ivano-Frankivs’k per l’omonima regione, l’Associazione della società civile Dobri Liudi per la regione di Cernivci e la Caritas di Odessa.”
Qual è la situazione in Ucraina, quali sono le emergenze?
“In questo momento le criticità maggiori sono legate alla crisi energetica e al freddo; in tutto il paese ci sono blackout più o meno programmati. Anche nelle regioni in cui operiamo ove la sicurezza è relativamente maggiore, l’elettricità è contingentata, il che impatta moltissimo sulle condizioni della popolazione in termini di riscaldamento soprattutto con l’inverno, di funzionamento delle infrastrutture (gli impianti idrici non funzionano o sono stai anch’essi bombardati), dell’economica locale e quindi di condizioni di sopravvivenza.”
Quali sono state le difficoltà riscontrate nell’elaborazione e attuazione del progetto?
“Noi stiamo operando in un contesto in cui normalmente non interveniamo perché Focsiv, così come i propri soci, realizza interventi di cooperazione allo sviluppo e non interventi di prima emergenza. Ma, date le relazioni di collaborazione che alcuni nostri soci avevano con delle organizzazioni in Ucraina prima della guerra, abbiamo deciso di strutturaci per operare in questo contesto. È un’esperienza abbastanza coraggiosa sia perché è l’unico progetto finanziato da AICS in coordinamento tra diversi partner, sia perché la gestione di progetti di primissima emergenza ha delle peculiarità assolutamente diverse rispetto a quelle di cooperazione allo sviluppo.
Questi progetti sono stati scritti a fine giugno e sono ora in atto, intanto i bisogni dei beneficiari sono relativamente cambiati. Inizialmente avevamo concentrato questa iniziativa guardando alle regioni con alta presenza di sfollati interni, garantendo una particolare attenzione alle esigenze di genere, ai minori, agli anziani e alle persone con disabilità. Tuttavia, il protrarsi del conflitto ha comportato l’inasprimento delle conseguenze dell’impatto economico della guerra sulla classe media ucraina che adesso si trova in condizione di estremo disagio e difficoltà, quindi anche queste persone potrebbero essere potenziali beneficiari. Le criticità sono sempre più trasversali ai gruppi sociali.
In aggiunta c’è una parte di sovraccarico di lavoro burocratico per l’ottenimento della registrazione in loco per poter operare. Non è affatto semplice e non lo era già prima. I ministeri ucraini preposti nel concedere questa registrazione hanno introdotto una serie di elementi restrittivi per le ONG per motivi di sicurezza e spionaggio. Tutto ciò si porta dietro complicazioni non da poco perché se non sei registrato non puoi aver un conto corrente in banca, non sei riconosciuto e impossibilitato ad utilizzare i fondi.”
Quali sono le prospettive del progetto?
“Un elemento di grande interesse di questo progetto riguarda l’approccio sistemico adottato da Focsiv in Ucraina. L’idea è quella di consolidare e ampliare la presenza operativa di Focsiv in loco, coordinando e ragionando insieme ai partner locali e agli altri soci. Questo ci aiuta anche nell’interlocuzione coi donor come con AICS in questo caso. Con molta probabilità ci sarà un altro bando di emergenza sull’Ucraina proprio perché si prevedono nei prossimi mesi nuovi sfollati interni e rifugiati che si fermano al confine con la Romania e la Moldavia.
Ovviamente questo primo intervento deve fungere da apripista per facilitare la presenza Focsiv in Ucraina anche perché dopo aver ottenuto la registrazione questa si estende automaticamente ai membri della federazione. Stiamo già ragionando coi partner per capire quali possono essere le iniziative e il follow-up complessivo di questa progettualità nei prossimi mesi, con una prospettiva temporale da qui a un anno, e soprattutto quali possono essere i beneficiari aggiuntivi che possono essere integrati nella prima assistenza e se ci sono altre regioni da includere.
Dobbiamo rafforzare la nostra capacità di dare una risposta ai bisogni della popolazione in questo momento. Purtroppo, fino a quando non si assesterà il fronte bellico non si può immaginare una parabola in discesa. Quello che noi stiamo facendo è cercare di ampliare, rafforzare e diversificare le attività a supporto della popolazione, il che vuol dire anche rafforzare e coordinare le attività di accoglienza dei profughi. Il lavoro è molto ma noi non ci arrendiamo.”