L’aiuto pubblico allo sviluppo UE è davvero al servizio dei popoli?
Fonte immagine – AidWatch 2024: Whose Interests Does Official Development Assistance Truly Serve?
Ufficio Policy Focsiv – Riportiamo di seguito quanto emerso dal nuovo rapporto di CONCORD Europe, la Confederazione delle ONG europee attive nello sviluppo sostenibile e nella cooperazione internazionale, formata da 58 organizzazioni che rappresentano oltre 2.600 ONG sostenute da milioni di cittadini in tutta Europa. Come ogni anno (vedi qui quello dell’anno scorso Aiuto pubblico allo sviluppo tra retorica e realtà – Focsiv), anche per il 2024 ha pubblicato il rapporto AidWatch (2024 Report – AidWatch Reports), che dipinge un quadro allarmante dell’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) europeo. Questo documento, intitolato “Di chi sono gli interessi che l’APS serve realmente?”, denuncia che l’APS degli Stati membri dell’Unione Europea, invece di supportare i Paesi partner in modo trasparente e solidale, è sempre più incentrato su interessi nazionali e geopolitici. La conseguenza? Non solo un calo quantitativo dei fondi realmente destinati ai Paesi in via di sviluppo (vedi In un mondo instabile ristagna l’aiuto pubblico allo sviluppo), ma anche una crescente manipolazione delle cifre, con gravi ripercussioni sulla qualità dell’assistenza fornita.
Secondo AidWatch, l’UE si trova ancora lontana dal raggiungere l’obiettivo dello 0,7% del reddito nazionale lordo (RNL) fissato dalle Nazioni Unite nel 1975 (vedi Quante risorse per la cooperazione allo sviluppo). Solo pochi Paesi rispettano questo impegno, accumulando così un “debito di aiuti” verso i Paesi in via di sviluppo di oltre 1.200 miliardi di euro, cifra che rappresenta il gap tra le risorse che gli Stati membri avrebbero dovuto fornire e quelle effettivamente destinate alla cooperazione internazionale.
Il rapporto mostra, infatti, che oltre il 20% dei fondi dichiarati dagli Stati membri come APSrispetta i criteri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), ente che stabilisce le linee guida per l’APS, ma non è realmente rivolto alle popolazioni del Sud. Gli Stati membri gonfiano le cifre includendo spese che non rappresentano aiuto internazionale, come i costi di accoglienza dei rifugiati nei propri Paesi; si tratta di oltre un euro su cinque che non giunge alle comunità di destinazione, ma viene utilizzato per coprire spese nazionali (vedi L’Aiuto Pubblico allo Sviluppo cresce ma in modo fittizio).
La Germania, ad esempio, ha riportato 8,6 miliardi di euro in APS “gonfiati” e deviati nel solo 2023, mentre Paesi come la Francia riducono direttamente i bilanci per la cooperazione allo sviluppo. Anche la Svezia, un tempo modello per l’impegno all’1% del RNL, ha abbandonato il proprio obiettivo, introducendo tagli significativi. Come spiega Åsa Thomasson, consulente politico di CONCORD Svezia, la situazione svedese è particolarmente preoccupante: il Paese ha iniziato a trattare il tetto di spesa non come un limite, ma come un obiettivo, inclusi anche costi non ammissibili nel conteggio dell’APS; in questo modo, il bilancio degli aiuti risulta falsamente elevato, mentre l’effettivo contributo internazionale diminuisce.
La guerra in Ucraina ha portato a un aumento dei flussi di rifugiati verso l’Europa, e, con essi, una crescita significativa della spesa pubblica destinata alla loro accoglienza. Tuttavia, questa spesa, riportata come “costi dei rifugiati nel paese donatore” dall’OCSE, è stata considerata APS, distorcendo così l’effettivo contributo europeo verso i Paesi in via di sviluppo. Anche se il presidente del Comitato di assistenza allo sviluppo dell’OCSE ha criticato aspramente questa pratica, essa rimane in vigore, continuando a falsare il bilancio degli aiuti, aggravando la discrepanza tra il supporto dichiarato e quello effettivo.
Come se non bastasse, nel 2023 l’UE ha preso la decisione di ridurre la spesa prevista per la cooperazione internazionale di 2 miliardi di euro, a testimonianza della crescente difficoltà a mantenere gli impegni internazionali. Questi tagli rivelano le reali priorità europee, sollevando domande su quali Paesi partner saranno i più colpiti, indebolendo ulteriormente il supporto diretto a queste realtà.
Secondo il direttore di CONCORD, Tanya Cox, la prossima Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo nel 2025 rappresenta un’opportunità cruciale per l’UE e i suoi Stati membri per invertire questa tendenza negativa: potrebbe diventare un momento storico in cui ridefinire la quantità e la qualità dell’APS, riallineandolo agli obiettivi originari di sviluppo, piuttosto che usarlo per interessi nazionali.
Il rapporto AidWatch di CONCORD, che da quasi vent’anni monitora l’evoluzione dell’APS, solleva un allarme chiaro e urgente: il continuo uso improprio dei fondi APS è in netto contrasto con le sfide globali, sempre più gravi. Tuttavia, senza un deciso cambiamento nelle politiche degli Stati membri dell’UE, l’obiettivo di un vero supporto allo sviluppo sembra sempre più lontano; serve, dunque, che i Paesi rafforzino il proprio impegno verso lo 0,7% del RNL in APS, aumentando i finanziamenti senza “gonfiature”, allocando i fondi in base alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo e aumentando il sostegno alla società civile (vedi Localizzare l’aiuto pubblico allo sviluppo).