Le crisi fanno crescere le migrazioni interne
Fonte immagine IDMC | GRID 2023 | 2023 Global Report on Internal Displacement (internal-displacement.org)
Ufficio Policy Focsiv – L’ultimo rapporto dell’International Displacement Monitoring Centre ci mostra un mondo dove le migrazioni interne si sono aggravate a causa della sovrapposizione e interconnessione di crisi come il cambiamento climatico, le guerre e l’insicurezza alimentare (IDMC | GRID 2023 | 2023 Global Report on Internal Displacement (internal-displacement.org)). Più che mai è indispensabile aumentare l’aiuto pubblico allo sviluppo home – campagna 070.
I dati raccolti ci dicono che:
71,1 milioni di persone vivevano in condizioni di sfollamento interno in tutto il mondo alla fine del 2022. Si tratta di un aumento del 20% in un anno e il numero più alto mai registrato.
60,9 milioni di spostamenti interni sono stati registrati nel corso dell’anno, il 60% in più rispetto al 2021 e il numero più alto mai registrato.
Il numero di spostamenti associati a conflitti e violenze è quasi raddoppiato, raggiungendo i 28,3 milioni. La guerra in Ucraina ha provocato 16,9 milioni di sfollamenti interni, la cifra più alta mai registrata per qualsiasi Paese.
I conflitti e le violenze hanno lasciato 62,5 milioni di persone in stato di sfollamento in 65 Paesi e territori alla fine del 2022.
Il fenomeno meteorologico de La Niña si è protratto per il terzo anno consecutivo, portando a livelli record lo sfollamento per inondazioni in paesi come Pakistan, Nigeria e Brasile. Ha inoltre alimentato la peggiore siccità mai registrata in Somalia, Etiopia e Kenya, provocando 2,1 milioni di spostamenti.
I disastri hanno causato altri 8,7 milioni di persone sfollate in 88 Paesi e territori.
Lo sfollamento interno è un fenomeno globale, ma quasi tre quarti dei degli sfollati interni del mondo vivono in soli 10 Paesi: Siria, Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo (RDC), Ucraina, Colombia, Etiopia, Yemen, Nigeria, Somalia e Sudan. In molti di essi, i disastri e i conflitti si sono sovrapposti nel 2022, prolungando la situazione degli sfollati e facendone sfollare alcuni per una seconda o terza volta.
Come nei 10 anni precedenti, l’Africa subsahariana e il Medio Oriente e il Nord Africa hanno registrato il maggior numero di sfollati interni. Le cifre sono aumentate in tutte le regioni, ad eccezione dell’Asia orientale e del Pacifico.
In Paesi come le Filippine, il Madagascar e il Sud Sudan, disastri consecutivi hanno costretto le persone a fuggire ripetutamente, compromettendo la loro ripresa e prolungando lo sfollamento.
Conflitti, disastri e sfollamenti hanno aggravato l’insicurezza alimentare globale, che era già un problema preoccupante a causa della lenta e diseguale ripresa dalla pandemia di Covid-19.
I dati disponibili sulla sicurezza alimentare e sugli sfollati interni sono tutt’altro che esaustivi, ma rivelano come i due fenomeni si sovrappongano. Tre quarti dei Paesi in cui sono state condotte valutazioni sulla sicurezza alimentare avevano popolazioni sfollate al loro interno.
La Repubblica Democratica del Congo, la Nigeria, l’Afghanistan, l’Etiopia e lo Yemen hanno registrato il più alto numero di persone in condizioni di grave insicurezza alimentare nel 2022. Inoltre, in questi Paesi si ospitano più di 26 milioni di sfollati interni, oltre un terzo del totale globale.
L’Ucraina e la Russia sono tra i maggiori produttori mondiali di fertilizzanti e cereali. Il conflitto tra i due Paesi ha avuto effetti a cascata sulle catene di approvvigionamento globale e sui prezzi dei prodotti alimentari, aumentando l’insicurezza alimentare in molti paesi dove il conflitto e gli sfollati interni sono un grande problema.
L’assistenza per l’emergenza, incondizionata, è un mezzo vitale per sostenere le necessità immediate delle persone colpite dallo sfollamento e dall’insicurezza alimentare. È particolarmente utile per gli sfollati interni, dato che i loro bisogni e le loro priorità cambiano in seguito all’abbandono delle loro case e dei loro mezzi di sostentamento.
Lo sviluppo dei mezzi di sostentamento e delle competenze degli sfollati interni contribuirebbe a facilitare soluzioni durature, aumentando la loro sicurezza alimentare e allo stesso tempo l’autosufficienza delle comunità e dei Paesi. Oltre all’assistenza umanitaria immediata, è quindi necessario investire in azioni di anticipazione e misure di riduzione del rischio che rafforzino la resilienza delle comunità sfollate. Più che mai è indispensabile aumentare l’aiuto pubblico allo sviluppo.
Le lacune nei dati limitano la nostra comprensione di come gli sfollati interni siano colpiti dalle perturbazioni dei sistemi alimentari. Colmarle aiuterebbe a fare luce sulle cause e sugli impatti dello sfollamento e dell’insicurezza alimentare e a fornire indicazioni preziose per trovare soluzioni.