LETTERA APERTA A SILVIA ROMANO
Di seguito pubblichiamo il testo che Eva Pastorelli (FOCSIV) ha pubblicamente letto e idealmente indirizzato a Silvia Romano, la cooperante milanese rapita in Kenya il 20 novembre 2018. La lettura è avvenuta durante la conferenza nazionale di CSVnet, che fino a domenica 6 ottobre ha riunito a Trento 350 rappresentanti dei Centri servizio volontariato di tutta Italia e che quest’anno ha avuto per tema «La follia dei volontari». Ecco il testo integrale della lettera.
Trento, 5 Ottobre 2019
319 giorni dal tuo rapimento
Cara Silvia,
sono Eva. Non ci conosciamo ma spero ne avremo la possibilità. In attesa di quel momento, che spero giunga presto, ti scrivo. È da un po’ che volevo farlo, ma in mezzo a tutte queste voci, dichiarazioni, opinioni più o meno autorevoli, mi ha fermato il pensiero sottile, la sensazione scomoda di apparire arrogante.
Abbiamo qualcosa in comune, tu ed io? Ho deciso di andare oltre questa domanda, mettendo per iscritto quello che sento quando penso a te, al tuo trascorso e al tuo presente. Non voglio più chiedermi se sia il caso: mi sto buttando, e porto con me le riflessioni che mi hanno accompagnata in questi mesi. E in questo mare di parole, vorrei ti giungessero anche le mie, per darti conforto e alimentare quel coraggio che ti è, ci è, proprio. Sì, parlo al plurale perché tu ed io condividiamo molto, e come noi, migliaia di giovani in Italia.
Quando penso a noi, vedo due giovani donne volitive, decise, che hanno preso una posizione.
Abbiamo scelto.
Sempre.
Una sola cosa ci è toccata senza che la scegliessimo ed è stata la fortuna di nascere in Italia, in Europa, una delle regioni privilegiate di questo pianeta. Abbiamo potuto studiare, approfondire, viaggiare liberamente e ci sono stati garantiti quei diritti che altrove, nel mondo, sono lesi giornalmente. Siamo a tutti gli effetti delle privilegiate. E potevamo godere di questa situazione in modi diversi. Animate dal desiderio di vivere in una società più giusta e più equa, abbiamo scelto di dedicarci agli ultimi, ai più vulnerabili, aprendo la testa e il cuore e volgendo lo sguardo verso chi non è stato fortunato quanto noi. Perché, come hai scritto anche tu, (tutti) “Meritano di avere le nostre stesse opportunità perché siamo tutti esseri umani in cerca di libertà, realizzazione, felicità”.
Abbiamo scelto di intraprendere un percorso di studi che ci dotasse di strumenti utili per comprendere la realtà, andando al di là dei confini, imparando che le periferie del mondo si assomigliano. Verso questi luoghi abbiamo indirizzato il nostro interesse e siamo partite per raggiungerli. Ci siamo, quindi, allontanate da tutto ciò che era quotidiano, routine, comfort. Lontane da casa, ma sentendoci nel posto giusto; distanti dal supporto dei cari, ma pronte a tessere nuove relazioni, utilizzando approcci sconosciuti fino a poco prima.
Abbiamo scelto di prestare volontariato in paesi dilaniati dai conflitti sociali, nei quali la dignità umana è costantemente lesa da sfruttamento, discriminazioni, corruzione ed ingiustizie. E in questi luoghi abbiamo visto la determinazione di chi continua a lottare nonostante gli ostacoli appaiono insormontabili; abbiamo goduto della generosità di chi vive con poco e darebbe tutto ciò che ha pur di farti sentire a casa; grazie all’incontro con diverse culture e tradizioni abbiamo affrontato le nostre debolezze e scoperto nuovi punti di forza. Abbiamo smesso di dare per scontato ciò che tale ci sembrava: avere sempre a disposizione dell’acqua per potersi lavare, poter raggiungere una località percorrendo strade asfaltate; darsi un appuntamento e poter arrivare puntuali. Ci siamo arricchite interiormente, grazie all’incontro con una realtà diversa dalla nostra e alla condivisione di un percorso con chi quella realtà la vive.
E non siamo delle “ingenue, un po’ folli, illuse di poter cambiare il mondo”. Siamo donne generose e tenaci, consapevoli che i piccoli gesti possono fare la differenza nel costruire un mondo migliore, per tutte e tutti. Siamo donne che hanno scelto consapevolmente, in autonomia e supportate da chi ci conosce da sempre. Silvia, tu ed io abbiamo scelto di partire per poi per offrire le nostre competenze al servizio dell’Altro. Ed ora che lo leggo nero su bianco ne sono convinta: noi due, cara, abbiamo tanto in comune.
Solo una cosa ci fa divergere: io, al contrario di te, ho potuto scegliere di tornare. Augurandoti di poter continuare a scegliere, ti mando l’abbraccio della parte migliore di questo Paese. Quella come te.
Tua.