L’Europa verso una due diligence obbligatoria per le imprese su diritti umani e ambiente
Ad oggi, le imprese sono sempre più chiamate ad affrontare importanti sfide e responsabilità nel campo dei diritti umani. Corruzione, condizioni lavorative di sfruttamento, lavoro minorile, violazioni dei diritti sindacali dei lavoratori, disboscamento delle foreste, inquinamento, crisi climatica, perdita della biodiversità, attacchi ai difensori dei diritti umani, accaparramento delle terre e conseguenti sfratti delle popolazioni indigene e comunità locali, sono solo alcuni dei fenomeni spesso legati alle operazioni commerciali globali delle aziende e alle loro catene del valore, ossia l’insieme delle azioni operate da un’organizzazione per la realizzazione di servizi o prodotti.
Tra i vari esempi di questo fenomeno, grandi aziende tech come Apple, Dell e Microsoft sono state accusate di trarre consapevolmente beneficio dallo sfruttamento minorile drammaticamente diffuso nella Repubblica Democratica del Congo nelle miniere illegali di cobalto, un elemento chimico utilizzato per alimentare i nostri smartphone, computer e batterie di auto elettriche[1].
Inoltre, la pandemia Covid-19 e le ripercussioni sul piano sanitario, economico e sociale delle misure restrittive volte a contrastare la diffusione del virus hanno esacerbato problematiche già esistenti e largamente diffuse, quali diseguaglianze, discriminazione e marginalizzazione. In questo senso, l’emergenza sanitaria ha conseguentemente accentuato la vulnerabilità e le criticità presenti nel sistema delle catene globali del valore, esponendo lavoratori e lavoratrici, difensori dei diritti umani, popolazioni indigene e comunità locali a rischi ancora maggiori.
Basti pensare, ad esempio, che a causa delle ricadute economiche della pandemia, la conseguente chiusura di diverse fabbriche per il calo degli ordini e le misure governative restrittive volte a contrastare la diffusione del virus, solo da marzo a maggio 2020, i lavoratori e le lavoratrici dell’industria tessile sono stati privati di circa 5,8 miliardi di dollari in salari, affrontando dunque una crescente e allarmante insicurezza economica e sociale. In questo caso, come spiega Campagna Abiti Puliti, una delle 14 coalizioni nazionali della Clean Clothes Campaign in Europa, che lavora affinché imprese e governi assicurino il rispetto dei diritti dei lavoratori dell’industria della moda, l’attuale sistema delle catene di approvvigionamento ha permesso ai grandi marchi e distributori del settore tessile di scaricare le ripercussioni del calo della domanda sui fornitori, ad esempio non pagando gli ordini già effettuati.
A fronte di questo difficile contesto, è emerso ancora più di prima quanto sia importante che le aziende facciano la loro parte nel garantire il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente, in tutte le loro operazioni commerciali.
Nel pieno della crisi globale Covid-19, nell’aprile 2020, il Commissario europeo per la giustizia, Didier Reynders, si è ufficialmente impegnato in un’iniziativa dell’UE in materia di governance responsabile delle imprese – Sustainable Corporate Governance – annunciando l’adozione di una legislazione europea sulla due diligence (“dovuta diligenza”) delle imprese in materia di diritti umani e ambiente (anche nota come corporate human rights and environmental due diligence).
A seguito della consultazione pubblica volta a raccogliere le opinioni delle parti interessate in merito all’iniziativa lanciata dalla Commissione europea, la proposta legislativa sulla due diligence è ora attesa nel secondo trimestre del 2021, ovvero tra aprile e giugno.
Ma in cosa consiste esattamente tale proposta legislativa? E cosa si intende per due diligence?
Andiamo con ordine. La proposta legislativa per la futura direttiva europea sulla human rights and environmental due diligence imporrà a tutte le aziende – dalle grandi aziende petrolifere e dell’agroalimentare, ai rivenditori di moda e ai produttori di elettronica – l’obbligo di implementare un processo di due diligence volto a identificare, prevenire, mitigare e rendere conto degli impatti negativi, reali o potenziali, su diritti umani e ambiente nelle loro operazioni commerciali globali e lungo le loro catene del valore, che spesso coinvolgono altre società controllate, subappaltatori, fornitori e altre diversificate relazioni commerciali.
Nel pratico, dunque, la nuova legge aiuterà a creare un quadro giuridico efficace per il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente anche da parte delle aziende, prevenendo i loro impatti negativi su diritti umani e ambiente e ritenendole responsabili in caso di violazioni e danni. Ciò andrà anche a garantire che le vittime di violazioni di diritti umani e ambientali possano avere maggiori strumenti concreti di accesso alla giustizia e risarcimenti effettivi.
Per quanto riguarda il significato della due diligence, il concetto di human rights due diligence non è nuovo.
I Principi Guida delle Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani (i cosiddetti “UNGPs” – UN Guiding Principles on Business and Human Rights), adottati nel 2011, indicano la due diligence come un principio operativo volto a mettere in pratica la responsabilità delle imprese di rispettare i diritti umani.
In linea con gli UNGPs, anche altri standard internazionali rilevanti[2] hanno cercato di fornire un quadro di riferimento in materia di condotta responsabilità delle imprese e due diligence.
Tuttavia, tutti questi standard internazionali in materia di due diligence rimangono percepiti come esclusivamente volontari ed è per questo che la futura legislazione europea sulla due diligence delle imprese in materia di diritti umani e ambiente rappresenterebbe una svolta significativa, per la sua portata per la prima volta vincolante.
L’annuncio del Commissario Reynders è in linea con i progressi degli ultimi anni in tema Impresa e Diritti Umani a livello globale, che hanno già visto un crescente numero di paesi europei adottare o considerare l’adozione di legislazioni volte a stabilire un obbligo di due diligence per le imprese.
Guardando ai paesi europei, nel 2017 la Francia è stata pioniera in tal senso, dotandosi di una legge ad hoc sulla due diligence (“devoir de vigilance”), seguita nel 2019 dall’Olanda con una legge sulla due diligence obbligatoria in materia di lavoro minorile. Altri Paesi, come l’Austria, la Danimarca, la Finlandia ed il Lussemburgo, stanno valutando normative simili, mentre in Germania il governo tedesco ha recentemente annunciato che una legge sulla due diligence obbligatoria dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2023.
A livello europeo, elementi parziali di due diligence obbligatoria sono già stati inclusi in alcuni quadri giuridici dell’UE, come la Timber Regulation e la Conflict Minerals Regulation, che hanno stabilito obblighi di due diligence per gli importatori di legname e di alcuni minerali, e la Non-Financial Reporting Directive, che impone ad aziende con 500 o più dipendenti di pubblicare annualmente i risultati dell’analisi del loro impatto economico e sociale, compresi i rischi e le misure relative ai diritti umani.
Parallelamente all’iniziativa della Commissione europea, il Parlamento europeo, che ha già sottolineato in diverse occasioni la necessità di tale legislazione, ha presentato una relazione legislativa su “dovere di diligenza e responsabilità delle aziende”, che sarà votata al Parlamento EU il prossimo 9 marzo. L’approvazione di questa relazione legislativa costituirebbe un passo determinante del cammino europeo nella direzione della tutela dei diritti umani e ambientali.
FOCSIV, da tempo impegnata sul tema Imprese e Diritti Umani, si è unita ai diversi appelli della società civile europea e globale a favore di una legge europea in materia di due diligence obbligatoria delle aziende. Per FOCSIV questo tema è particolarmente importante: le associazioni membre della nostra Federazione cooperano in molti paesi del Sud del mondo e sono testimoni come i diritti di molte comunità locali non vengano rispettati dalle imprese, che sacrificano in nome del profitto diritti umani e ambiente.
Da alcuni anni FOCSIV pubblica il rapporto “Padroni della Terra”, che informa sul mancato rispetto dei diritti umani e dell’ambiente in operazioni di accaparramento delle terre (I padroni della Terra 2020 – FOCSIV ).
FOCSIV è inoltre da tempo impegnata nel promuovere e monitorare l’applicazione del Regolamento sui minerali dei conflitti, entrato in vigore dal 1° gennaio 2021.
Per questo, ora più che mai, è necessario sostenere le iniziative dell’Unione europea volte all’adozione di una legge in tal merito. Chiediamo che l’Europa con coraggio proceda, con legislazioni e politiche coerenti, sulla strada di una reale transizione ecologica, fondata su rispetto dei diritti umani, tutela ambientale, giustizia sociale.
[1] Si veda https://www.theguardian.com/global-development/2019/dec/16/apple-and-google-named-in-us-lawsuit-over-congolese-child-cobalt-mining-deaths.
[2] Si vedano: Dichiarazione tripartita di principi sulle imprese multinazionali e la politica sociale dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro (ILO); Raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa agli stati membri sui diritti umani e le imprese; Linee Guida OCSE destinate alle Imprese Multinazionali e la loro più specifica Guida sul dovere di diligenza per la condotta d’impresa responsabile.