L’UNIONE EUROPEA STA DISCUTENDO IL PROSSIMO BILANCIO 2021 – 2027 CHE INCLUDE I FONDI PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E LE MIGRAZIONI
comunicato stampa 21 febbraio 2020
L’UNIONE EUROPEA STA DISCUTENDO IL PROSSIMO BILANCIO 2021 – 2027
CHE INCLUDE I FONDI PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E LE MIGRAZIONI
CONCORD ITALIA: BISOGNA STIMOLARE IL DIBATTITO POLITICO A PARTIRE DAI DATI EMERSI DALL’INCHIESTA DI THE CORRESPONDENT PER FAVORIRE MIGRAZIONI REGOLARI E UN NUOVO APPROCCIO VERSO LA LIBIA.
L’Unione Europea ha avviato la discussione del prossimo bilancio 2021-2027, nel quale sono presenti alcune proposte della Commissione europea in merito all’aumento dei fondi da allocare per la gestione delle migrazioni lungo le frontiere e per la cooperazione allo sviluppo con i paesi africani. L’Italia è fortemente coinvolta ed interessata, in particolare per i fondi che potrebbero essere allocati per le frontiere, l’accoglienza, la cooperazione con paesi come, ad esempio, la Libia. Questioni calde sulle quali occorre stimolare un dibattito politico corretto, scevro da strumentalizzazioni elettorali e fondato su analisi approfondite di quel che sta avvenendo.
Questioni affrontate al Seminario “La cooperazione allo sviluppo europea e le migrazioni: lungo le rotte dei finanziamenti, per comprendere come sono stati spesi i nostri soldi”, organizzato da Concord Italia, il network delle ONG in Europa per lo sviluppo e l’emergenza, con il contributo del progetto Volti delle Migrazioni cofinanziato dall’Unione Europea. Un incontro che ha preso spunto da quanto è emerso dall’inchiesta di The Correspondent, curata tra l’altro anche dal giornalista Giacomo Zandonini, presente al Seminario.
L’inchiesta parte da una semplice domanda: cosa abbia in comune Blessing, giovane donna del Benin, che taglia a fette l’ananas e Abubakar, che a centinaia di chilometri distanza, analizza, in una remota postazione di frontiera del Sahara, le impronte digitali degli stranieri. Sono i tanti miliardi di Euro che sin dal 2015, anno dell’aumento degli sbarchi sulle coste europee dei migranti, ricevono i loro governi da parte dell’Unione Europea per frenare le migrazioni dall’Africa.
Nel presentare i dati emersi dall’inchiesta di The Corrispondent Giacomo Zandonini ha evidenziato come con la ‘crisi dei migranti’ del 2015 i Fondi per gestire le migrazioni in Africa siano aumentati in modo rapidissimo, soprattutto grazie al Fondo fiduciario per l’Africa. Chi ha implementato i progetti sul campo sono stati però pochi soggetti, quasi sempre europei o internazionali. Le autorità locali hanno avuto poca voce in capitolo.
In Nigeria – uno dei cinque paesi prioritari del Migration Partnership Framework lanciato dalla Commissione UE nel 2016 – la cooperazione tedesca è stato il primo implementatore dei 770 milioni di euro di progetti europei sulle migrazioni per controllare le frontiere. Il secondo la Organizzazione Internazionale per le Migrazioni per accompagnare rimpatri e ritorni.
Altro dato interessante è sicuramente che sono stati pochissimi i fondi per supportare canali di accesso legali in Europa, una apparente e valida alternativa alla migrazione irregolare con tutti i rischi che ciò comporta. Di fatto su 770 milioni di fondi europei solo 300.000 euro sono stati rivolti per attuare canali sicuri e regolari, sebbene sia uno dei pilastri del piano d’azione de La Valletta del 2015, centrale per le politiche migratorie tra Unione Europea ed Africa. Altra questione è la scarsa trasparenza e la debole coerenza degli interventi europei nei paesi partner. L’Unione Europea per il prossimo bilancio 2021 – 2027 intende raddoppiare i fondi per le migrazioni e quadruplicare le spese per il controllo delle frontiere. Nei prossimi sei anni della legislatura, quindi, si metteranno a disposizione del Fondo per le migrazioni, asilo e frontiere 35 miliardi contro gli attuali 13 miliardi, mentre il nuovo maxi-Fondo per lo sviluppo, pari a 90 miliardi, prevede che almeno il 10% di spesa sia allocato per la gestione delle migrazioni internazionali.
“Constatiamo che da parte europea -Commissione e Stati membri – esiste una mancanza di strategia e di a coerenza nella gestione delle politiche di mobilità umana soprattutto verso l’Africa e il Mediterraneo. – ha dichiarato Francesco Petrelli, Portavoce CONCORD Italia – Sul tema delle risorse troppo spesso sono prevalsi interessi di breve e medio periodo, privi di visione, concretizzatisi nei Fondi Fiduciari di emergenza verso un tema che avrebbe bisogno invece di un approccio strutturale. Ancor peggio, ci si è illusi che si potesse delegare il controllo delle frontiere in cambio di un pugno di risorse scendendo a compromessi con governi autoritari che spesso non rispettano gli standard dei più elementari diritti umani.” D’altro canto ha ricordato il portavoce di Concord Italia che “l’Accademia dove si formano i poliziotti di frontiera che operano nei paesi di transito africani è quella del Cairo: quelle stesse persone che devono gestire i flussi in quell’Egitto di Regeni, ieri, e di Zaky oggi.”
Come ha messo in evidenza nel suo intervento Roberto Sensi, policy advisor di ActionAid, il fondo di 90 miliardi di euro prevede numerose risorse dedicate alle migrazioni, che vanno oltre il 10% prima indicato, grazie all’adozione di un approccio flessibile, e quindi discrezionale.
Sara Prestianni, di ARCI e responsabile del progetto di monitoraggio delle politiche di esternalizzazione #externalisationpolicieswatch, ha posto la questione su come oggi si ritenga in modo semplificatorio e fallace, che a fronte di politiche che promuovono più sviluppo si avranno meno migrazioni, e su come la cooperazione sia legata a una condizione: che i paesi beneficiari attuino politiche di freno delle migrazioni. D’altro canto, i numeri odierni ci dimostrano che non c’è nessuna emergenza. Alcuni progetti non rispettano i diritti umani, questo è il caso dei 91 milioni di euro per la gestione delle frontiere, che transitano attraverso il Ministero deli Interni italiano per la formazione della guardia costiera libica. Su cosa verranno spesi questi soldi? Il Governo italiano con quello francese preme per una allocazione su progetti di controllo delle frontiere e di gestione delle migrazioni. Il deserto del Teneré è diventato una fossa comune così come il Mediterraneo. È l’effetto boomerang di politiche che producono soltanto un aumento dei rischi, senza neanche ipotizzare l’apertura delle vie legali e sicure di accesso. Nessuno rischierebbe la vita su un barcone se ci fossero vie alternative.
“Il bilancio europeo deve trovare una migliore e maggiore coerenza tra politica migratoria e di cooperazione allo sviluppo: non è possibile erigere frontiere scaricando sui paesi vicini la responsabilità della protezione dei rifugiati e dei migranti. Oltre che ingiusto, si creano sacche di instabilità e mancato rispetto dei diritti umani, a danno della credibilità europea. – ha sottolineato Andrea Stocchiero, policy officer di Focsiv e Concord Italia – Occorre capire che le migrazioni se ben governate possono essere uno stimolo allo sviluppo sostenibile. Il prossimo Patto europeo su Migrazioni e Asilo deve tenerne conto. Tuttavia, consideriamo di buono auspicio quanto proposto dall’Onorevole Lia Quartapelle di aprire un tavolo di confronto concreto con la società civile per ascoltare e trovare soluzioni perseguibili realmente.”
Sono proprio le parole di Lia Quartapelle, deputato nella Commissione Affari Esteri e Coordinatrice dell’Intergruppo sulla Cooperazione allo Sviluppo, che hanno evidenziato la necessità di una maggiore trasparenza e di comunicazione formale dagli uffici preposti, tale che il Parlamento italiano non sia all’oscuro delle politiche e dei fondi investiti nei progetti in materia di cooperazione e sulle migrazioni.
Ha sostenuto, inoltre, che solo con una politica per migrazioni regolari collegata all’evoluzione del nostro mercato del lavoro si potrebbe dare una risposta ed un freno ai trafficanti di uomini.
Infine la parlamentare ha sostenuto che è necessario ripensare alla politica estera con la Libia; si deve andare oltre il Memorandum Italia – Libia, considerando i cambiamenti, avvenuti ed in atto, sullo scenario geopolitico.
La presentazione di Giacomo Zandoni – The Corrispondent
Ufficio Stampa Seminario
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