L’uso dei fondi europei per la gestione delle frontiere – 2
Fonte immagine Brick and mortars: Walls are being raised across Europe to keep migrants out | The Independent | The Independent credits Marko Djurica
Ufficio Policy Focsiv – Dall’articolo precedente L’uso dei fondi europei per la gestione delle frontiere – Focsiv, segue la seconda parte della traduzione dell’executive summary della ricerca condotta da ECRE e PICUM sull’utilizzo dei fondi europei per costruire letteralmente la fortezza europea contro le migrazioni, scaricabile QUI.
Rilevante la scoperta che solo lo 0,04% dei finanziamenti viene speso per l’assistenza e la protezione, la marginalità della società civile nei meccanismi di monitoraggio e valutazione, e la loro scarsa trasparenza, la debole applicazione della condizionalità sui diritti fondamentali.
Il secondo capitolo analizza sei categorie di spesa, utilizzando un sistema di classificazione sviluppato da ECRE e PIUM allo scopo di confrontare i diversi tipi di misure di gestione delle frontiere tra i programmi degli Stati membri. Queste categorie e i finanziamenti assegnati a ciascuna di esse sono le seguenti:
1) Infrastrutture e attrezzature. 35.66% dei fondi dei programmi nazionali è dedicato al rafforzamento delle infrastrutture e delle attrezzature. Mentre la Commissione Europea ha escluso la possibilità di utilizzare i fondi del BMVI per muri e recinzioni, gli Stati membri possono utilizzarli per finanziare la ristrutturazione e la creazione di edifici e infrastrutture di sorveglianza permanenti, anche nei Paesi con precedenti di respingimenti o detenzioni illegali alle frontiere. Il finanziamento viene anche usato per aumentare i controlli alle frontiere con le nuove tecnologie e l’impiego di misure di intelligenza artificiale. Altre attività includono l’acquisto di cani poliziotto e di veicoli per il trasporto delle persone fermate alle frontiere. Grecia e Cipro stanno utilizzando le risorse del BMVI per gestire gli hotspot sulle isole greche e a Pournara, anche se in questi centri è stato costantemente documentato che le condizioni di vita sono difficili.
2) Uso della tecnologia per sistemi IT e database su larga scala. Il 36,30% dei programmi nazionali nazionali sono dedicati allo sviluppo e all’espansione di banche dati e sistemi informativi, nonché al miglioramento della loro interoperabilità. Questo investimento è fondamentale per rendere operativi i sistemi che formano l’architettura delle banche dati su larga scala per l’attraversamento delle frontiere dell’UE, tra cui Eurodac, i sistemi di ingresso e uscita, il Sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS) e il Sistema d’informazione Schengen.
3) Assistenza e protezione. Solo lo 0,04% dei finanziamenti nei programmi degli Stati membri è destinato a iniziative volte ad aumentare il sostegno e l’assistenza alle persone vulnerabili e a quelle che desiderano richiedere protezione internazionale. Tra questi, solo la Croazia e la Finlandia hanno stanziato fondi per queste priorità, mentre i dettagli di queste misure sono scarsamente documentati.
4) Strategia e capacità umane. Il 24,59% è per il rafforzamento delle risorse strategiche e umane interne per la gestione delle frontiere degli Stati membri. Questo include lo sviluppo di capacità di analisi del rischio, la cooperazione tra agenzie a livello nazionale e dell’Unione, e il supporto operativo, come la formazione del personale.
5) Azioni attuate con e in relazione ai Paesi terzi. L’1,06% è destinato ai paesi terzi. Gli investimenti si concentrano su progetti di rafforzamento delle capacità delle guardie di frontiera nei paesi terzi, l’invio di funzionari di collegamento per l’immigrazione nei Paesi terzi e il distacco di guardie di frontiera nei Paesi terzi.
6) Azioni a sostegno dello sviluppo di Frontex. Il 2,35% dei programmi nazionali designati possono essere direttamente collegati alla spesa per lo sviluppo di Frontex. Tuttavia, va notato che gli Stati membri hanno anche la possibilità di acquistare attrezzature che possono essere utilizzate dall’agenzia, che rientrerebbe in categorie di spesa più ampie come le infrastrutture, le attrezzature e sistemi informatici.
Il terzo capitolo esamina il monitoraggio e la valutazione delle salvaguardie, comprese le norme relative ai diritti fondamentali nei fondi UE.
Monitoraggio e rendicontazione. Il capitolo analizza il ruolo della Commissione europea e degli Stati membri nel monitorare l’attuazione della legislazione e dei programmi di finanziamento a livello nazionale. Si scopre che le relazioni degli Stati membri includono il numero di persone respinte dalle autorità di frontiera. Questo quadro rafforza l’idea che una gestione integrata delle frontiere funzionante possa essere misurata dal numero di persone a cui viene impedito l’ingresso alla frontiera. Tuttavia, non esistono indicatori specifici per le misure volte a sistemi di protezione dell’infanzia o di servizi di prima accoglienza per le persone vulnerabili.
Comitati di monitoraggio. Lo studio valuta il ruolo e la composizione dei comitati di monitoraggio nazionali per la supervisione dell’attuazione dei fondi UE. In linea con il CPR, i membri dei comitati di monitoraggio dovrebbero includere esperti di diritti fondamentali, tra cui organizzazioni della società civile, istituzioni nazionali per i diritti umani e, potenzialmente, l’Agenzia per i diritti fondamentali. Tuttavia, le organizzazioni della società civile in particolare, devono affrontare sfide quali la sottorappresentazione e l’insufficiente capacità di contribuire in modo significativo.
Valutazione. Il documento analizza il ruolo della Commissione europea e degli Stati membri dell’UE nella valutazione del programma. Rileva che le valutazioni dovrebbero essere effettuate da esperti indipendenti e coinvolgere partner rilevanti come la società civile e gli organismi per i diritti fondamentali. Secondo il BMVI, la Commissione è inoltre tenuta a prestare particolare attenzione alle azioni attuate con o in relazione ai paesi terzi.
Condizionalità dei diritti fondamentali. Il BMVI e il CPR definiscono il quadro delle salvaguardie. Il BMVI richiede che le azioni finanziate nell’ambito dello strumento siano conformi ai diritti e ai principi sanciti dall’acquis dell’Unione e dalla Carta dei diritti fondamentali, nonché gli obblighi internazionali dell’Unione in materia diritti fondamentali. Il CPR richiede che la gestione dei fondi UE deve rispettare anche i principi orizzontali (diritti fondamentali, uguaglianza di genere e non discriminazione) e le condizioni orizzontali di abilitazione relative agli appalti pubblici, alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e alla Carta dei diritti fondamentali.
La Commissione verifica la conformità e può chiedere il rimborso se le condizioni non sono soddisfatte. Utilizza criteri qualitativi, considerando sia fonti giudiziarie e non giudiziarie. Gli Stati membri sono tenuti a predisporre meccanismi per violazioni dei diritti fondamentali e segnalare i casi di non conformità ai comitati di monitoraggio.
Lo studio rileva, tuttavia, sfide quali la limitata conoscenza e accessibilità di questi meccanismi di reclamo che portano a bassi tassi di segnalazione e a ritardi nella risoluzione dei problemi. Inoltre, la mancanza di trasparenza del quadro generale rappresenta un’altra sfida significativa.
Durante la fase di approvazione dei programmi nazionali, la Commissione ha richiesto ulteriori chiarimenti su diverse questioni negli Stati membri. Tra queste, la mancanza di accesso alle procedure di asilo in Grecia, le condizioni di accoglienza e detenzione a Cipro e Grecia, le accuse di respingimento, questioni di antidiscriminazione in Polonia e carenze nell’indipendenza giudiziaria in Ungheria.
Tuttavia, solo i programmi di Ungheria, Cipro e Polonia sono stati considerati non conformi alle condizioni orizzontali relative alla Carta dei diritti fondamentali all’inizio del 2023. Tutti i programmi sono stati approvati dopo gli scambi tra la Commissione e gli Stati membri. Le critiche del Parlamento europeo in merito alla trasparenza nel processo di valutazione hanno portato a un’azione legale sull’erogazione del bilancio all’Ungheria.
Lo studio si conclude con una serie di raccomandazioni per l’UE e per gli Stati membri. Queste raccomandazioni riguardano l’allocazione delle risorse aggiuntive del BMVI previste nell’attuazione del Patto e la revisione intermedia del BMVI. Sottolineano inoltre la necessità di una rigorosa applicazione della condizionalità dei diritti fondamentali, la partecipazione della società civile ai comitati di controllo dei finanziamenti dell’UE e la pianificazione del prossimo Quadro Finanziario Pluriennale oltre il 2027.