Ma i crediti di carbonio funzionano?
Fonte immagine How AMC is Fighting Climate Change Through Carbon Credits | Appalachian Mountain Club (outdoors.org)
Ufficio Policy Focsiv – riportiamo qui una sintesi di un articolo del Guardian che riprendendo i risultati di analisi scientifiche informa su come i crediti di carbonio per la salvaguardia delle foreste (di cui abbiamo già parlato qui L’Europa per un vero zero di carbonio per ridurre i rischi di accaparramento delle terre – FOCSIV e qui Il mercato dei crediti per la biodiversità rispetto ai crediti del carbonio – FOCSIV) non funzionano. Questo è di grande importanza perché se non funzionano non si sta effettivamente riducendo le emissioni di carbonio, e perché il mercato di questi crediti non è un modo di investire per scongiurare la deforestazione e il land grabbing (vedi Pubblicazioni Landgrabbing – FOCSIV). E non è neanche un modo alternativo o complementare all’aiuto pubblico allo sviluppo (vedi home – campagna 070) per finanziare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile.
L’articolo del Guardian integrale è qui Revealed: more than 90% of rainforest carbon offsets by biggest certifier are worthless, analysis shows | Carbon offsetting | The Guardian
Secondo una nuova indagine, i crediti di carbonio che servono per compensare le emissioni grazie a finanziamenti per la salvaguardare delle foreste, approvate dal principale fornitore mondiale (Verra) e utilizzate da Disney, Shell, Gucci e altre grandi aziende sono in gran parte prive di valore e potrebbero peggiorare il riscaldamento globale. La ricerca su Verra (Verified Carbon Standard – Verra), il principale standard di carbonio al mondo per il mercato in rapida crescita delle compensazioni volontarie, per un valore di circa 2 miliardi di dollari, ha rilevato che, in base all’analisi di una percentuale significativa di progetti a salvaguardia delle foreste, oltre il 90% dei crediti di compensazione per la foresta pluviale sono probabilmente “crediti fantasma” e non rappresentano vere riduzioni di carbonio.
L’analisi solleva dubbi sui crediti acquistati da alcune aziende di fama internazionale, alcune delle quali hanno etichettato i loro prodotti come “carbon neutral”, o hanno detto ai loro consumatori che possono volare, comprare nuovi vestiti o mangiare certi cibi senza peggiorare la crisi climatica .L’indagine, durata nove mesi, è stata condotta dal Guardian, dal settimanale tedesco Die Zeit e da SourceMaterial, un’organizzazione no-profit di giornalismo investigativo, si basa su una revisione di studi scientifici realizzati sui programmi di Verra per le foreste pluviali.
Verra, che ha sede a Washington DC, gestisce una serie di standard ambientali leader per l’azione sul clima e lo sviluppo sostenibile, tra cui il suo standard di carbonio verificato (VCS) che ha emesso più di 1 miliardo di crediti di carbonio. Approva tre quarti di tutte le compensazioni volontarie. Il suo programma di protezione delle foreste pluviali costituisce il 40% dei crediti approvati ed è stato lanciato prima dell’accordo di Parigi con l’obiettivo di generare entrate per la protezione degli ecosistemi.
L’indagine
Secondo due studi, solo una manciata di progetti di Verra sulle foreste pluviali mostrava prove di riduzione della deforestazione, e una ulteriori analisi indicava che il 94% dei crediti non aveva alcun beneficio per il clima. Secondo un nuovo studio dell’Università di Cambridge del 2022, i crediti per le foreste sono stati sovrastimati in media del 400% per i progetti Verra. Gucci, Salesforce, BHP, Shell, EasyJet, Leon e la band Pearl Jam sono tra le decine di aziende e organizzazioni che hanno acquistato compensazioni per le foreste pluviali approvate da Verra.
L’analisi
Per valutare i crediti, un team di giornalisti ha analizzato i risultati di tre studi scientifici che hanno utilizzato immagini satellitari per verificare i risultati di una serie di progetti di compensazione forestale, noti come schemi Redd+. Sebbene diversi studi abbiano esaminato le compensazioni, questi sono gli unici tre che hanno cercato di applicare metodi scientifici rigorosi per misurare la deforestazione evitata.
Le organizzazioni che istituiscono e gestiscono questi progetti producono le proprie previsioni sulla quantità di deforestazione che fermeranno, utilizzando le regole di Verra. Le previsioni vengono valutate da una terza parte approvata da Verra e, se accettate, vengono utilizzate per generare i crediti che le aziende possono acquistare e utilizzare per compensare le proprie emissioni di carbonio.
Per esempio, se un’organizzazione stima che il suo progetto fermerà 100 ettari (247 acri) di deforestazione, può usare una formula approvata da Verra per convertire questo valore in 40.000 CO2e (anidride carbonica equivalente) di emissioni di carbonio risparmiate in una densa foresta tropicale se non avviene alcuna deforestazione. La formula varia ovviamente a seconda dell’habitat e di altri fattori. Queste emissioni risparmiate generano i crediti che possono poi essere acquistati da un’azienda e applicate ai propri obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio. I due studi hanno rilevato che solo otto dei 29 progetti approvati da Verra, per i quali era possibile effettuare ulteriori analisi, mostravano prove di significative riduzioni della deforestazione.
Verra dichiara che ha certificato oltre 1.500 progetti di carbonio, che sono stati valutati decine di migliaia di volte da revisori terzi. Grazie ai crediti di carbonio acquistati dalle imprese per compensare le emissioni ha erogato miliardi di dollari per le aree rurali del Sud del mondo, a sostegno dell’azione contro il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. Questo livello di finanziamento è stato ottenuto, sempre secondo Verra, grazie a standard e metodologie forti, che continueremo a rafforzare, in collaborazione con governi, scienziati e comunità locali di tutto il mondo.
Erin Sills, coautrice della ricerca e docente alla North Carolina State University, ha dichiarato che i risultati sono invece “deludenti e spaventosi”. È stata una dei numerosi ricercatori che hanno affermato la necessità di cambiamenti urgenti del sistema dei crediti di carbonio per finanziare la conservazione delle foreste pluviali. “Mi piacerebbe scoprire che la conservazione delle foreste, che preserva la biodiversità e i servizi ecosistemici locali, ha anche un impatto effettivo sulla riduzione del cambiamento climatico. Se così non fosse, sarebbe spaventoso, perché ci sarebbero un po’ meno speranze di ridurre i cambiamenti climatici”.
David Coomes, professore di ecologia forestale all’Università di Cambridge e autore senior di uno studio che ha analizzato la deforestazione evitata secondo i primi cinque anni di 40 schemi Verra, ha esaminato i risultati e ha detto che c’è un grande divario tra la quantità di deforestazione che il suo team ha stimato che i progetti stavano evitando, e ciò che lo standard di carbonio stava approvando. “È sicuro che ci sono forti discrepanze tra ciò che stiamo calcolando e ciò che esiste nei loro database, e questo è motivo di preoccupazione e di ulteriori indagini. Penso che a lungo termine, ciò che vogliamo è un insieme di metodi consensuali che siano applicati a tutti i siti”, ha detto.
Infine Barbara Haya, direttrice del Berkeley Carbon Trading Project, che ha condotto ricerche sui crediti di carbonio per 20 anni nella speranza di trovare un modo per far funzionare il sistema, ha dichiarato che “Le implicazioni di questa analisi sono enormi. Le aziende utilizzano i crediti per dichiarare di aver ridotto le emissioni quando la maggior parte di questi crediti non rappresenta affatto una riduzione delle emissioni. I crediti per la protezione delle foreste pluviali sono lo standard più comune sul mercato al momento. E sta esplodendo, quindi questi risultati sono davvero importanti. Ma i problemi non sono limitati a questo tipo di credito. I problemi esistono per quasi tutti i tipi di credito. Una strategia per migliorare il mercato è quella di mostrare quali sono i problemi e costringere gli emettitori dei crediti a rendere più severe le loro regole in modo che il mercato possa essere affidabile. Ma sto iniziando a rinunciare a questa possibilità. Abbiamo bisogno di un processo alternativo. Il mercato delle compensazioni non funziona“.