Mettere in ordine in casa con più Cooperazione
Fonte immagine comune di Merate
La coerenza delle politiche
Ufficio Policy Focsiv – Come già evidenziato in diversi articoli, l’aiuto pubblico allo sviluppo è insufficiente per rispondere alle numerose crisi esistenti, tra loro interconnesse. Si richiede di raggiungere l’obiettivo delle 0,7% del reddito nazionale lordo per la cooperazione allo sviluppo, è un impegno necessario per accompagnare le trasformazioni dello sviluppo sostenibile nei paesi impoveriti. Ma, affinchè l’aiuto possa avere un impatto importante è indispensabile contemporaneamente un maggiore sforzo di coerenza delle politiche , modificando le politiche nazionali in modo da ridurre gli impatti negativi sui paesi impoveriti.
Una recente analisi del Clingendael Institute olandese, Getting global development back on track: Focus and start at home | Clingendael, sostiene che innanzitutto occorre proprio cambiare le politiche nazionali interne per far sì che anche i paesi impoveriti possano migliorare il loro benessere, soprattutto, è indispensabile ridurre le emissioni di carbonio e accelerare la transizione ecologica, smetterla con scelte geopolitiche che provocano più tensioni e guerre, rafforzando in modo sostanziale gli organismi multilaterali, le iniziative di prevenzione e mantenimento della pace (ad oggi vi sono solo 12 missioni ONU), e adottare politiche di redistribuzione del reddito per ridurre le disuguaglianze con misure fiscali progressive.
“Dal 2019, la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) è passata da irregolare a completamente fuori strada a causa di Covid-19, dello shock dei prezzi globali causati dalla guerra in Ucraina e dall’accelerazione dei cambiamenti climatici.
Circa 100 milioni di persone sono state rigettate in estrema povertà e altre centinaia di milioni affrontano una riduzione delle prospettive di salute, dei mezzi di sussistenza e del reddito per il resto della loro vita.
Anche l’agenda sul cambiamento climatico è passata in secondo piano. Gli effetti globali a lungo termine saranno profondi in termini di crescenti flussi migratori, ulteriore degrado climatico e, probabilmente, più conflitti, autoritarismo e populismo.
Per rimettere in carreggiata lo sviluppo globale è necessario concentrarsi su un minor numero di priorità piuttosto che sull’intera agenda degli SDG, vale a dire quelle con il maggiore impatto negativo sui paesi in via di sviluppo: conflitti, cambiamenti climatici e disuguaglianze.
Per affrontare questi problemi è necessario innanzitutto che i paesi a medio e alto reddito riducano il loro contributo al deterioramento climatico e alla disuguaglianza a livello nazionale, e aumentino il loro sostegno agli sforzi di risoluzione dei conflitti ad un ritmo più rapido. Anche se può sembrare controintuitivo, i maggiori contributi allo sviluppo che i paesi sviluppati possono dare si trovano a casa.”
Qui il rapporto scaricabile