METTI GLI OCCHIALI ITALIA
E’ stato pubblicato ieri, a cura dell’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), un interessante articolo dal titolo “Nella vicenda Sea-watch la miopia politica del Governo italiano lede i diritti fondamentali”.
Nell’articolo vengono evidenziate l’erroneità e la miopia della politica del governo italiano, giudicata di “ottusa ostilità” nei confronti delle imbarcazioni delle ONG che conducono attività di ricerca e soccorso nel mare Mediterraneo centrale e di criminalizzazione di coloro che supportano il diritto alla vita ed alla libertà di circolazione delle persone.
Nell’articolo si ribadisce che il luogo unico per affrontare le vicende connesse agli ingressi di cittadini di Paesi terzi in Europa è l’Unione Europea stessa e le sue istituzioni. Se il problema lamentato dal Governo italiano è l’ingente numero di richiedenti asilo che graverebbe sull’Italia è evidente che l’unico modo per affrontarlo è la riforma del Regolamento UE n. 604/2013, detto anche Regolamento di Dublino, ovvero la normativa che regola i criteri di competenza degli Stati membri della Unione nel decidere sulle domande di asilo presentate da cittadini stranieri. Questo regolamento stabilisce, sulla base di alcuni criteri, quale Stato debba farsi carico della richiesta di asilo di una persona giunta sul territorio europeo. In estrema sintesi il Regolamento impone l’esame delle richieste d’asilo dei migranti al primo paese di sbarco e -se l’asilo viene concesso- vincola quel richiedente a rimanere nel paese che ha esaminato la sua richiesta, escludendo dunque una successiva ridistribuzione dei titolari di protezione internazionale in altri paesi europei.
Forse è il caso di ricordare che i social media, invasi da commenti di tutti i tipi e di tutte le gradazioni su quanto avviene nel Mediterraneo, non sono la sede giusta in cui maturano e si prendono le decisioni politiche; essi possono essere uno strumento importante per manifestare le proprie opinioni; ma un politico, che ha un ruolo istituzionale diverso da quello dei comuni cittadini, dovrebbe manifestare e tradurre in scelte politiche il proprio pensiero nelle sedi a ciò deputate, non su Facebook o Twitter. Così come chi ha un problema condominiale non ne parlerà con il medico di base ma con l’amministratore, allo stesso modo se alcuni politici ritengono di avere un problema con l’Unione Europea è nelle sedi opportune (Commissioni, Parlamento, Consiglio) che dovranno trattarlo.
FOCSIV è da sempre portatrice dei valori dell’accoglienza e dell’integrazione ed impegnata nel difendere ovunque i diritti umani, non può dunque non schierarsi dalla parte di Carola Rackete, che ha rispettato i principi valoriali universali. Quei principi che precedono e fondano le leggi ordinarie che da queste non possono essere contraddetti. Alcune leggi, infatti, hanno un potere superiore alle altre perché esprimono i valori fondanti le identità degli stati e della convivenza civile.
La Costituzione italiana è basata sui diritti inviolabili dell’uomo e non a caso è stata scritta e concordata subito dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, la quale aveva insegnato ai padri fondatori una durissima lezione, che purtroppo oggi molti sembrano dimenticare: non c’è giustizia nell’assenza di libertà, non c’è giustizia nella violenza. È scritto nella Costituzione che chi è costretto a fuggire dall’oppressione delle libertà democratiche ha diritto di essere accolto nel nostro Paese (art. 10 Costituzione). La nostra Costituzione non protegge solo i migranti: protegge ogni individuo presente sul territorio italiano, compresi coloro che esprimono delle opinioni politiche contrastanti con la Costituzione stessa, poiché il diritto a manifestare la propria opinione rientra nelle libertà democratiche.
L’Italia ha il dovere morale, oltre che l’obbligo sancito dalla Convenzione di Ginevra sullo Status dei rifugiati del 1951, di concedere il riconoscimento dello Status di Rifugiato a coloro che fuggono da guerre e persecuzioni. Ovviamente questo non significa accettare chiunque senza alcun controllo, tutt’altro, significa controllare ogni individuo per valutare accuratamente se ha il diritto di ricevere protezione e aiuto, consentendogli nel frattempo di circolare con un regolare permesso con il quale condurre una vita nella legalità. Per poter controllare se esiste o meno il diritto a ricevere la protezione internazionale è ovviamente necessario consentire alle persone di sbarcare, identificarle e avviare l’iter previsto.
La possibilità di rimpatriare concretamente coloro ai quali la Commissione Territoriale negherà il diritto alla protezione internazionale, è affidata all’azione politica del governo e agli accordi internazionali con i paesi di provenienza. I tweet servono ad altro.