NEGOZIATI RIO+20: ENORME DISAPPROVAZIONE SE SI APPROVASSE L’ATTUALE DOCUMENTO UFFICIALE
FOCSIV insieme con la rete cattolica internazionale di agenzie di sviluppo riunite nella CIDSE denuncia che il testo attuale fallisce nel tentativo di fare ciò che il mondo richiede urgentemente per un futuro più sostenibile e giusto.
In particolare, come sottolinea Sergio Marelli da Rio dove in questi giorni sta seguendo i negoziati per la FOCSIV, “i movimenti sociali e le ONG stanno cercando di fare sentire le loro critiche non solo rispetto al testo negoziale ma ancor di più nei confronti della green economy e della green growth (crescita verde) ormai considerate la risposta principale alla presunta sostenibilità dello sviluppo. Con poche eccezioni, la società civile internazionale contesta la misura di facciata che la green economy rischia di veicolare compiendo unicamente un’operazione di inverdimento del paradigma e dei dogmi di uno sviluppo che resta fondato su crescita, consumismo, irresponsabilità verso i limiti delle risorse naturali e inadempienze nei confronti delle continue violazioni dei diritti umani e delle crescenti ingiustizie e diseguaglianze che esso causa”.
“Se il testo rimanesse questo, la Conferenza sarebbe un fallimento di portata storica. Come sempre accade, i più poveri e vulnerabili pagherebbero per primi, ma la mancanza di decisioni dei nostri leaders politici fa apparire cupo il futuro per tutti gli esseri umani e il pianeta”, dice il Presidente FOCSIV Gianfranco Cattai.
Sul settore privato si esprime Antonio Manganella, rappresentante di CCFD, membro francese CIDSE, affermando che “il testo assegna priorità ai mercati e alla crescita e presenta l’inclusione del settore privato nella governance e nella cooperazione internazionale come una panacea. Paesi come la Francia insistono sulla partnership tra settore pubblico e privato, persino per chi ha già sperimentato i limiti di tali intese. Il testo fallisce nel giudicare la responsabilità delle compagnie, specialmente multinazionali, nella nostra economia non sostenibile. Non devono dare conto per l’impatto sociale e ambientale negativo e per le violazioni dei diritti umani. Le negoziazioni non sembrano tener conto che il loro comportamento è uno dei principali fattori che contribuisce a determinare i problemi globali a cui Rio+ 20 è chiamato a rispondere. La piena realizzazione del rispetto dei diritti umani è cruciale per lo sviluppo sostenibile. I governi non possono incrementare il ruolo del settore privato chiedendo loro solo una mera relazione volontaria sulle responsabilità in settori cruciali come l’agricoltura e le industrie estrattive. Il testo fa riferimento al nuovo Global Compact delle Nazioni Unite invece di riferirsi ai nuovi principi delle NU su diritti umani e imprese transnazionali del giugno 2011, che include diversi livelli di regolamentazione”.
“Le relazioni volontarie delle imprese non fermeranno le violazioni dei diritti umani. Abbiamo bisogno di relazioni vincolanti e obbligatorie sull’impatto sociale e ambientale delle operazioni delle compagnie nel loro paese e all’estero”, afferma la policy officer CIDSE Denise Auclair.
Su agricoltura e cambiamenti climatici addirittura non c’è alcun riferimento nel testo. Nessuna misura concreta insomma per affrontare le interconnessioni tra cambiamenti climatici e agricoltura, urgentemente richiesti invece per assicurare il diritto al cibo ai più vulnerabili.
“Il testo contiene carote, ma non bastoni. Non c’è menzione a misure regolatrici per fronteggiare i cambiamenti climatici, solo incentivi per investimenti privati in agricoltura” afferma Anika Schroeder, rappresentante di Misereor, membro tedesco della CIDSE.
Quanto agli obiettivi di sviluppo sostenibile, infine, “i governi bisticciano per stabilire chi guiderà la prossima iniziativa internazionale il cui scopo rimane indefinito. Il nuovo impianto di obiettivi dovrebbe portare cambiamenti positivi per i più poveri che oggi non si preoccupano di classificare il cibo, l’acqua, l’energia e l’aria pulita da cui dipendono come questioni relative alla povertà o all’ambiente. Vogliono solo sopravvivere”, afferma Bernadette Fischler di CAFOD, membro inglese di CIDSE.