Oltre 220 organizzazioni della società civile chiedono di rafforzare la due diligence di sostenibilità delle imprese
Foto: International Labour Organization
FOCSIV ha firmato, insieme a diverse organizzazioni e reti della società civile europea, una dichiarazione sulla proposta di Direttiva europea sulla due diligence di sostenibilità per le imprese, presentata dalla Commissione Europea lo scorso 23 febbraio. Questa direttiva potrebbe rappresentare un passo in avanti fondamentale per ridurre al minimo gli impatti negativi delle imprese sui lavoratori, sulle comunità e sull’ambiente in tutto il mondo. Ma deve essere rafforzata, colmando quelle lacune attualmente presenti nel testo che ne minano l’efficacia, affinché garantisca il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente da parte delle imprese e tuteli le vittime di abusi, garantendo loro accesso a rimedi efficaci. I cittadini dell’UE, i lavoratori e le comunità colpite dagli abusi delle imprese in tutto il mondo chiedono alle istituzioni europee un cambio di passo, per una profonda trasformazione in ottica di ecologia integrale dei nostri modelli e sistemi di produzione, perché il profitto non sia mai disgiunto dal rispetto dell’uomo e del pianeta.
Qui di seguito il testo della Dichiarazione
Noi, le sottoscritte organizzazioni della società civile e i sindacati, accogliamo con favore la proposta della Commissione europea di Direttiva sulla due diligence per la sostenibilità delle imprese. Crediamo che sia un passo essenziale e a lungo atteso verso la responsabilità delle imprese e l’accesso alla giustizia.
Tuttavia, è urgente affrontare i limiti presenti nel testo, che rischiano di impedire alla direttiva di raggiungere l’impatto positivo di cui le persone, il pianeta e il clima hanno urgente bisogno, e che i cittadini dell’UE, i lavoratori e le comunità colpite dagli abusi delle imprese in tutto il mondo chiedono a gran voce.
Pertanto, chiediamo al Parlamento europeo e agli Stati membri dell’UE di migliorare la proposta laddove è carente, affinchè tenga conto delle questioni di genere, costruendo al contempo sugli elementi positivi presenti nel testo. Migliorare l proposta è necessario per assicurare che la legge prevenga efficacemente i danni causati dalle imprese ai diritti umani, all’ambiente e al clima; così come per assicurare che le vittime di abusi aziendali abbiano accesso a rimedi efficaci.
Presentiamo di seguito le nostre raccomandazioni su come raggiungere questi miglioramenti:
– Esortiamo i colegislatori a introdurre un efficace e robusto obbligo di prevenire e porre fine agli impatti negativi sui diritti umani e ambientali lungo l’intera catena del valore, in modo proporzionato e basato sul rischio. Attualmente la proposta di direttiva limita l’obbligo di due diligence ai “rapporti d’affari consolidati”, il che è in contrasto rispetto agli standard internazionali e rischia di generare incentivi perversi per le aziende a riorganizzare le loro catene di valore per sfuggire all’obbligo di due diligence.
– Le definizioni di impatti negativi sui diritti umani e ambientali devono essere ampliate per coprire tutti i diritti umani e gli impatti ambientali. In ogni caso, l’ Allegato dovrebbe essere più inclusivo per integrare tutti gli strumenti internazionali pertinenti ed essere aggiornato regolarmente al fine di includere il loro ulteriore sviluppo.
– I colegislatori devono rafforzare le disposizioni sulla responsabilità civile e l’accesso alla giustizia. In tribunale, l’onere della prova deve essere a carico dell’azienda, che deve dimostrare se ha agito in modo appropriato o meno. Questo onere non deve essere a carico del ricorrente (come è attualmente), che ha risorse limitate e limitato accesso alle prove. Inoltre, chiediamo che le aziende rimangano responsabili anche quando hanno cercato di verificare la conformità attraverso la previsione di clausole contrattuali e audit di terzi. Altre note barriere alla giustizia, tipiche dei casi transnazionali, devono essere rimosse, tra cui la mancanza di accesso dei ricorrenti alle informazioni chiave, limitazioni di tempo irragionevoli e ostacoli ai ricorsi collettivi. Le organizzazioni indipendenti senza scopo di lucro con un legittimo interesse a rappresentare le vittime devono avere il diritto di agire per loro conto.
– Un’altra questione scottante è la completa assenza di due diligence sul clima. I co-legislatori devono rispondere all’emergenza climatica con l’obbligo immediato per le aziende di affrontare i rischi e gli impatti del cambiamento climatico nelle loro catene del valore. Le aziende devono anche avere obblighi concreti per sviluppare e implementare un efficace piano di transizione in linea con l’Accordo di Parigi, che includa obiettivi di riduzione delle emissioni a breve, medio e lungo termine. Questi obblighi devono essere applicabili attraverso l’azione delle autorità, così come la responsabilità civile.
– Mentre le norme internazionali si applicano a tutte le aziende, la proposta della Commissione esclude circa il 99% dell’UE. Il Parlamento europeo e gli Stati membri dell’UE devono far rientrare le PMI nel campo di applicazione della direttiva. Inoltre, consideriamo ingiustificato e ingiustificabile che il settore finanziario abbia obblighi di due diligence ridotti e che le aziende dei settori ad alto rischio limitino il loro processo di identificazione del rischio solo ai danni più gravi. In linea con l’approccio basato sul rischio, chiediamo che tutte le aziende siano pienamente coperte da questa legge.
– Inoltre, la direttiva proposta dovrebbe dare alla prospettiva delle parti interessate il ruolo e il peso che merita e dovrebbe rendere obbligatoria una consultazione significativa con gli stakeholder in tutte le fasi della due diligence. L’obbligo di due diligence deve essere rafforzato per includere un impegno significativo e continuo, compresa la consultazione obbligatoria e proattiva con i lavoratori, sindacati, membri della comunità locale e altre parti interessate. Questo impegno deve prendere in considerazione le barriere che specifici gruppi vulnerabili devono affrontare. Alla luce di ciò, l’omissione di una prospettiva di genere e di intersezionalità in tutta la proposta è un’altra lacuna chiave che evidenziamo.
– A questo proposito, la mancanza di riferimenti specifici ai difensori dei diritti umani e dell’ambiente è molto preoccupante. La proposta non offre protezione a tutti i difensori dei diritti umani e dell’ambiente in tutto il mondo, e propone solo di proteggere i lavoratori dell’UE dal rischio di ritorsioni. La protezione per le persone e le comunità dalle ritorsioni e dalle conseguenze negative dovrebbe essere rafforzata. I diritti dei popoli indigeni all’autodeterminazione e al consenso libero, preventivo e informato devono essere espressamente inclusi e riconosciuti nella direttiva.
– In tutti i casi in cui è necessario cessare un rapporto o delle attività commerciali, la direttiva deve prevedere ed imporre un disimpegno responsabile, chiarendo che le aziende restano responsabili per gli impatti non riparati e per affrontare i nuovi e aggiuntivi impatti derivanti dal disimpegno.
– I requisiti essenziali di trasparenza e divulgazione delle informazioni relative alla catena del valore mancano nella proposta. Crediamo che la direttiva debba richiedere alle aziende di mappare la loro catena del valore e le loro relazioni commerciali e pubblicare le informazioni pertinenti.
– È preoccupante che la direttiva proposta dia un peso considerevole a codici di condotta, clausole contrattuali, audit di terze parti e iniziative industriali, che hanno dimostrato di essere mezzi insufficienti per identificare ed affrontare le violazioni dei diritti umani e i danni ambientali. Tali mezzi non possono essere considerati come prova che le aziende si impegnano in una due diligence efficace e significativa. È anche chiaro che le pratiche di acquisto delle aziende stesse generano gravi rischi e impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente, quindi alle aziende deve essere esplicitamente richiesto di affrontare i rischi e impatti negativi delle loro pratiche di acquisto.
– Infine, la proposta dovrebbe chiarire ulteriormente il dovere di diligenza e la responsabilità degli amministratori di fornire la supervisione del processo di due diligence, compresi i piani e gli obiettivi di transizione. I consigli di amministrazione dovrebbero avere un chiaro obbligo di integrare i rischi e gli impatti della sostenibilità nella strategia aziendale, mentre la parte variabile della remunerazione degli amministratori deve essere rafforzata e direttamente collegata alla performance di sostenibilità delle aziende, in particolare sul clima.
Proponiamo le modifiche qui sopra esposte al fine di garantire che l’Unione europea non imponga un mero esercizio formale consolidando un sistema, come quello attuale, che permette il continuo e sistematico danno alle persone, al pianeta e al clima da parte delle imprese. È essenziale che i co-legislatori rafforzino la direttiva recependo queste raccomandazioni.
Chiediamo ai colegislatori di attuare questi cambiamenti con urgenza. Non possiamo permetterci di aspettare fino alla fine del decennio perché queste disposizioni diventino realtà, dato che le violazioni dei diritti umani, i danni ambientali e quelli climatici continuano a verificarsi ogni giorno, in tutto il mondo.
Leggi qui il testo in EN, con tutti firmatari