Oltre la COP28 per un multilateralismo dal basso
di Andrea Stocchiero, Focsiv
Come sempre al termine di ogni conferenza delle parti sul cambiamento climatico (è terminata da pochi giorni la COP28 a Dubai), il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto. C’è chi guarda ai progressi fatti nonostante la conferenza si sia svolta in un paese petrolifero ostile a impegni forti per l’abbandono dei combustibili fossili, e chi denuncia tutta una serie di lacune e lentezze di fronte all’urgenza del cambiamento. A questo proposito riportiamo più in basso la Dichiarazione di CIDSE (alleanza delle agenzie cattoliche di sviluppo), di cui Focsiv è membra, che mette in luce i passi in avanti ma soprattutto le carenze della COP, così come altre fonti di analisi dei risultati.
Del resto Papa Francesco già nella enciclica Laudato Sì si lamentava della insufficienza di questi appuntamenti della comunità internazionale, e con l’esortazione apostolica Laudate Deum ha denunciato il negazionismo che rallenta l’assunzione di responsabilità e il fatto che già ora milioni di persone vulnerabili soffrono e muoiono dei disastri climatici e dell’ingiustizia globale, senza che la comunità internazionale senta il bisogno di accelerare e approfondire gli impegni per la conversione ecologica.
Comunque è ora di passare dalle dichiarazioni alle azioni concrete. Purtroppo il carattere non obbligatorio delle conclusioni delle COP consentono di continuare a finanziare progetti fossili senza investire sufficientemente per una transizione ecologica giusta. Ma, non possiamo aspettare il mercato e i compromessi politici. Papa Francesco ha lanciato un messaggio chiaro per il multilateralismo dal basso. E’ quello che possiamo fare noi, subito, in modo responsabile, senza aspettare e finendola con le lamentazioni o peggio l’indifferenza. L’amore per il creato, per i nostri fratelli e sorelle è bello e può essere agito ora.
Possiamo essere noi cittadini attivi per la conversione ecologica giusta.
Possiamo agire noi continuando a cambiare il nostro stile di vita, consumando ad esempio meno carne o passando a una dieta vegetariana, riducendo il consumo compulsivo e distruttivo di merci superflue e dannose per la bellezza del creato e per chi le produce senza diritti.
Possiamo assumere azioni collettive promuovendo le comunità energetiche rinnovabili e solidali, chiedendo alle nostre diocesi più trasparenza nei loro bilanci disinvestendo dalle fonti fossili.
Possiamo collaborare attivamente per una pastorale e una catechesi parrocchiale e diocesana di conversione ecologica.
Possiamo agire sul mercato votando con il portafoglio e soprattutto consumando di meno e scegliendo le merci con il minore impatto ambientale e di ingiustizia sociale.
Possiamo agire sugli enti locali per la creazione di reti di comunità energetiche rinnovabili, per la forestazione urbana e città spugna, per trasporti elettrici e piste ciclabili, …
Possiamo agire sui politici a livello nazionale votando quelli che servono la conversione ecologica giusta, controllando le loro iniziative legislative, chiedendo conto di quello che fanno o non fanno.
Insomma ci sono una sacco di cose che possiamo fare per la nostra casa comune!!!
La dichiarazione CIDSE
In quanto attori cattolici, CIDSE e i suoi membri guardavano alla COP28 con la speranza di vedere maggiore solidarietà e giustizia climatica in questo processo. L’esito della COP28 di Dubai propone finalmente la transizione dai combustibili fossili, ma con un linguaggio debole e un testo pieno di lacune che riflettono la mancanza di impegno da parte dei paesi sviluppati ad assumersi la responsabilità del cambiamento climatico, con i più importanti che propongono false soluzioni e una completa eliminazione graduale dei combustibili fossili.
Mentre CIDSE elogia gli impegni delle parti per affrontare perdite e danni (L&D), è evidente che un’azione più ambiziosa e immediata in materia di mitigazione, adattamento e finanziamento è fondamentale per ridurre l’aumento delle emissioni di carbonio per raggiungere l’obiettivo di 1.5°C e affrontare il peggioramento degli impatti del cambiamento climatico.
CIDSE riconosce i progressi compiuti alla COP28, in particolare l’operatività del Fondo per perdite e danni e della Rete di Santiago per perdite e danni. Ciò è importante poiché molte nazioni in via di sviluppo si trovano ad affrontare la sfida di mobilitare risorse sufficienti per affrontare le perdite e i danni economici e non economici. Mentre tradizionalmente l’attenzione si è concentrata sugli sforzi di mitigazione per ridurre le emissioni di gas serra, l’operatività di un fondo per le perdite e i danni climatici può essere considerata un passo verso l’equità, anche senza progressi sostanziali negli sforzi di mitigazione globale.
Per facilitare la transizione globale verso l’energia pulita e affrontare in modo efficace l’adattamento, le perdite e i danni, i paesi in via di sviluppo devono avere la garanzia di un sostegno continuo da parte dei paesi sviluppati, che deve essere sancito nel Nuovo Obiettivo Quantizzato Collettivo (NCQG).
All’indomani della COP28, CIDSE rimane salda nel suo impegno nel sostenere un cambiamento trasformativo. Intensificheremo i nostri sforzi per aumentare la consapevolezza, mobilitare campagne di azione per il clima e lavorare in collaborazione con i nostri membri e partner per promuovere politiche e azioni in linea con il livello di ambizione e trasformazione richiesto per combattere la crisi climatica.
Josianne Gauthier, CIDSE: “Abbiamo un accordo che, per la prima volta, mette in luce l’inizio della fine dell’era dei combustibili fossili. Abbiamo visto un grande coinvolgimento da parte di attori di tutto il mondo. Tuttavia, il risultato non riesce a riflettere pienamente l’urgenza dell’azione per il clima o la realtà affrontata dalle nazioni più vulnerabili del mondo. I paesi produttori di combustibili fossili e i ricchi stati occidentali non hanno mostrato il coraggio di superare l’avidità e i loro stili di vita. Così facendo, continuiamo a ignorare le richieste dei popoli indigeni, dei movimenti giovanili e dei paesi vulnerabili di abbandonare la nostra dipendenza dai combustibili fossili in modo equo, rapido, finanziato e per sempre. Non c’è tempo per distrazioni o false soluzioni; la scienza è chiara: non esiste alternativa per evitare una catastrofe climatica. Senza un piano di adattamento o un meccanismo di finanziamento giusto e realistico radicato nella solidarietà, i paesi vulnerabili rimarranno senza opzioni reali per combattere la crisi climatica e perderemo tutti, soprattutto le generazioni future. La società civile, gli attori religiosi e i movimenti cittadini continueranno a lottare per la giustizia climatica, facendo eco a coloro che oggi, dopo due settimane di negoziati, ritornano in una casa che sopravvive quotidianamente agli impatti del cambiamento climatico. “
Lydia Lehlogonolo Machaka, CIDSE: “Quest’anno Papa Francesco ci ha ricordato l’importanza del multilateralismo in questi spazi decisionali e di lavorare per proteggere il nostro bene comune, non per il benessere di pochi. Gli attori cattolici presenti a Dubai hanno lavorato collettivamente per rispondere all’appello di Papa Francesco ad eliminare gradualmente i combustibili fossili per il bene della nostra casa comune. Tuttavia, abbiamo assistito a come la presenza senza precedenti di lobbisti delle compagnie petrolifere abbia influenzato le discussioni sul clima, lavorando, tuttavia, per il benessere solo di pochi. Le organizzazioni cattoliche rimarranno vigili per garantire che ciò non diventi una tendenza nei prossimi negoziati in Azerbaigian e Brasile”.
Sul bilancio globale
“Il testo del pacchetto energia non è un successo, ma è un passo importante nella giusta direzione. Questo risultato deve la sua esistenza al profondo coinvolgimento delle comunità e della società civile in tutto il mondo negli ultimi anni. Invia un segnale che l’era dei combustibili fossili sta volgendo al termine. Ma ha importanti avvertenze. Contiene molte lacune, tra cui le più importanti sono la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) e l’approvazione dei combustibili di transizione”. David Knecht (Fastenaktion).
“Poco prima della fine, il Global Stocktake è stato evitato dal fallimento ed è riuscito a rendere giustizia alle correzioni di rotta essenziali, sebbene insufficienti sotto molti aspetti. L’attenzione deve ora concentrarsi sull’attuazione nazionale e su piani climatici informati per non aumentare il peso sui più vulnerabili.” Madeleine Woerner (Misereor).
Sulla progressiva eliminazione dei combustibili fossili
“La COP28 sta chiaramente chiudendo l’era dei sistemi energetici alimentati da combustibili fossili. Si tratta di un passo importante verso l’arresto della spirale di povertà causata dall’economia basata sui fossili. La decisione è un segnale importante per le imprese e le banche che ogni centesimo investito nelle infrastrutture del carbone, del petrolio e del gas è sprecato. È giunto il momento di concentrarsi su un’attuazione equa e finanziata, escludendo false soluzioni. I nostri partner sanno che il 100% di fonti rinnovabili è il nostro futuro. Madeleine Woerner (Misereor)
“La conferenza sul clima di Dubai non è riuscita ad adottare il linguaggio chiaro necessario per rimettere il mondo sulla buona strada. I compromessi raggiunti rappresentano un passo nella giusta direzione. Ma piccoli passi e compromessi non possono più essere la risposta all’urgenza della crisi climatica globale. Serve di più. Le persone più povere del mondo, che già oggi soffrono a causa della crisi climatica, devono continuare ad attendere passi ambiziosi”. Stefan Salzmann (Fastenaktion).
Su perdite e danni
“L’accordo sul Fondo perdite e danni del primo giorno rimane davvero una vittoria molto delicata. L’attenzione deve ora rivolgersi al consiglio del nuovo fondo e alle future riunioni della COP che dovrà definire un percorso chiaro per far pagare chi inquina. È solo con giustizia nei confronti di coloro che stanno già sperimentando gli effetti negativi del cambiamento climatico che si potrà intraprendere l’intera portata dell’azione per il clima”. Fr. Leonardo Chiti (SCIAF)
Sulla finanza climatica
“Alla COP28, i paesi sono riusciti solo a concordare un processo inclusivo per lo sviluppo del nuovo obiettivo quantificato collettivo nel 2024, ma non su questioni sostanziali come l’inclusione di un pilastro di finanziamento di perdite e danni nel nuovo obiettivo. Questa attuale mancanza di consenso esercita un’enorme pressione sulla COP29 affinché fornisca sostegno futuro, soprattutto per i paesi più vulnerabili”. Martin Krenn (KOO).
Su cibo e agricoltura
“La cosiddetta “Food COP” si è rivelata un evento di greenwashing con molti impegni coraggiosi verso un’agricoltura e sistemi alimentari più rispettosi del clima. Dichiarazioni non vincolanti e dichiarazioni che non menzionano nemmeno il grande elefante nella stanza: il sistema alimentare altamente basato sui combustibili fossili. Mancano di una visione chiara nei confronti dell’agroecologia che ha dimostrato di sviluppare un’elevata resilienza e un basso tenore di carbonio”. Anika Schroeder (Misereor)
Altre analisi:
COP28: un accordo in chiaroscuro (emailsp.com) ISPI
COP28: accordo storico sull’uscita dai combustibili fossili – ECCO (eccoclimate.org) ECCO
COP28, L’ANALISI COMPLETA | Italian Climate Network (italiaclima.org) Italian Climate Network