Partire con la mente aperta
La scelta di fare servizio civile è maturata mentre stavo lavorando in azienda. Era tutto molto focalizzato sul profitto, il fatturare, guadagnare e la massima produttività. Mi son detto “Aspetta un attimo…”. Lì ho capito che volevo provare a cambiare, lanciarmi su qualcos’altro. Mi sono preso del matto da tanti. Io ho studiato tecnologie agrarie. Ho infatti scelto il CEFA perché già sapevo si occupasse di progetti di agricoltura in Africa da tanto tempo.
Volevo partire, volevo vivere questa esperienza e volevo andare lontano. “Parto e vado con questa idea di fare agricoltura e mettermi al servizio, fare volontariato.” Non mi interessava il luogo in sé.
Ora mi trovo in Mozambico. La lontananza da casa non mi pesa troppo. Sono partito con la voglia di vivere emozioni ed esperienze estremamente intense. La verità è che quando esci di casa, quando prendi un volo e sei all’interno del contesto e dell’esperienza, ci stai dentro, puoi essere a venti ore di aereo o quattro ore, un’ora, comunque sei lì. Non sento troppo la distanza, alla fine nel 2024 i mezzi di comunicazione li abbiamo, sei sempre in contatto con qualcuno.
Ad oggi nel mio servizio siamo su una fase in cui non sto applicando conoscenze propriamente tecniche, quindi non sto facendo assistenza tecnica agli agricoltori. Ciò non toglie che più avanti possa partire un progetto sulla progettazione degli orti, quindi magari mettere in pratica anche queste cose; in ogni caso mi trovo ad avere a che fare con agricoltori e allevatori soprattutto. All’inizio sono stati diffidenti nei confronti delle novità. Loro sono radicati, giustamente, nelle proprie tradizioni, perciò è molto difficile acquisire la fiducia. Ci vuole tanta pazienza.
Questa diffidenza si supera facendo qualche piccolo passettino alla volta. La persona si fida di ciò che dici, vede che sei convinto e non gli stai dicendo una cosa stupida e a quel punto puoi spingerti un altro poco e quindi mettere insieme un altro tassello. Per fare cooperazione si deve entrare in punta di piedi: comunicare è essenziale.
La mia giornata tipo si svolge come segue: arrivo in ufficio e si comincia a lavorare. La giornata poi dipende dalle attività previste, dal periodo. A volte si passa una giornata in ufficio a pianificare le attività, altre volte si esce e si va in campo. Si va nella scuola a fare distribuzione di latte oppure si può andare nella cooperativa a parlare con gli allevatori e a fare le dimostrazioni culinarie. Poi naturalmente durante il tragitto ci si aspetta la qualunque: la macchina che non va, il motore che non si accende: il tragitto è un po’ un viaggio, un’esperienza. Dopo il lavoro invece si stacca la testa, ci si incontra con gli amici, altri cooperanti e volontari in servizio civile con cui condivido l’intera esperienza.
Sto riflettendo se questa può essere una cosa che vorrei fare anche nei prossimi anni, a lungo termine, perché è figo ma al tempo stesso non facile. Si tratta di una scelta di vita, e in quanto tale comporta dei sacrifici. Comunque posso dire di voler continuare a lavorare nel settore dell’agricoltura sociale, con maggiore sostenibilità etica e ambientale.
Ai futuri volontari che oggi si stanno candidando al bando Servizio Civile direi di non farsi troppe aspettative. Bisogna partire con la voglia di mettersi al servizio, voglia di fare e lavorare. Bisogna essere aperti a quello a cui ci si trova davanti. Per me è stato così.
Giacomo Agostino, Casco Bianco con CEFA a Beira, Mozambico.