Per la difesa della biodiversità. Terza parte.

Fonte immagine Importance of Biodiversity: Engaging Ways to Teach Kids
Ufficio Policy Focsiv – Proseguiamo e terminiamo di seguito il racconto di quanto deciso alla recente Conferenza delle parti delle Nazioni Unite per la biodiversità: COP16; a seguito degli articoli: Per la difesa della biodiversità – Focsiv, e Per la difesa della biodiversità. Seconda parte – Focsiv.
La cooperazione con altre convenzioni
Un testo che evidenzia i legami tra la Convenzione sulla diversità biologica (CBD) con altre convenzioni Onu è stato discusso solo nelle ultime ore dei colloqui di Roma. All’inizio dei tre giorni di vertice, il testo non era considerato controverso. Nel corso dei negoziati più difficili, è stato accantonato nell’agenda fino a un drammatico finale in cui il testo è stato approvato, non approvato e poi approvato con emendamenti dell’ultimo minuto.
L’accordo ha riconosciuto, tra le altre cose, i legami tra le tre Convenzioni di Rio – i trattati delle Nazioni Unite concordati nel 1992 in base ai quali i Paesi si riuniscono separatamente per negoziare sui cambiamenti climatici, la biodiversità e la desertificazione. La decisione finale sulla cooperazione della COP16 “invita” i Paesi a “rafforzare le sinergie e la cooperazione nell’attuazione di ciascuna convenzione, in base alle circostanze e alle priorità nazionali”. Ma sono stati rimossi due paragrafi tra parentesi che sottolineavano l’importanza della futura collaborazione tra la CBD e il trattato globale che regola l’uso sostenibile e la conservazione della biodiversità al di là della giurisdizione nazionale (“BBNJ”, o “Trattato d’alto mare”), ed è stato eliminato il paragrafo 20, che discuteva la collaborazione con il futuro trattato delle Nazioni Unite sull’inquinamento da plastica–
Intorno alla COP
La COP di Roma è stata un evento più tranquillo rispetto ad altri vertici. Non ci sono stati eventi collaterali, riunioni parallele o gruppi di lavoro: solo sessioni plenarie, seguite da incontri serali informali tra i Paesi. Ai colloqui hanno partecipato circa 1.000 persone, rispetto alle 14.000 di Cali.
Il Fondo Cali – un meccanismo in base al quale le aziende possono contribuire in denaro alla difesa della biodiversità se utilizzano nei loro prodotti risorse genetiche naturali attraverso la sequenza digitale (UNDP and UNEP launch the Cali Fund at COP16 in Rome, heralding a new era of biodiversity financing | BIOFIN)- è stato lanciato ufficialmente in una conferenza stampa a Roma martedì 25 febbraio. Il fondo – che è stato uno dei principali successi dei colloqui di Cali – è però attualmente vuoto.
Il capo della CBD ha detto che il congresso ha contattato attivamente le aziende e i gruppi imprenditoriali per discutere del versamento al fondo. Alla conferenza stampa ha aggiunto che il fondo non è per “beneficenza da parte delle aziende”, ma per “un giusto pagamento per l’uso della biodiversità globale”.
La ripresa dei colloqui sulla natura è avvenuta in un momento di grande tensione nella diplomazia del clima e della natura. La nuova amministrazione degli Stati Uniti – uno dei principali donatori di fondi per il clima e la natura – ha causato scompiglio e incertezza in tutto il mondo quando Donald Trump ha annunciato di voler chiudere l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAid). Le Nazioni Unite hanno confermato che gli Stati Uniti non hanno inviato una delegazione a Roma. Si è trattato della prima volta per i colloqui sulla biodiversità. Pur non essendo parte della CBD, i funzionari statunitensi di solito partecipano ai colloqui per contribuire ai negoziati in qualità di osservatori.
Alla plenaria di apertura dei colloqui, Susana Muhamad, presidente della Conferenza, ha parlato della necessità di un accordo nell’attuale “panorama geopolitico polarizzato, frammentato e divisivo“. Ha aggiunto: “Abbiamo una responsabilità importante qui a Roma. Nel 2025 potremo mandare una luce a livello globale ed essere in grado di dire che ancora, nonostante le nostre differenze, anche con le nostre tensioni… Siamo in grado di lavorare insieme in modo collaborativo per qualcosa che trascende i nostri interessi”.
A margine dei colloqui, il Regno Unito ha preso la decisione improvvisa di pubblicare tardivamente il suo NBSAP (Piano d’azione e strategia nazionale per la biodiversità (National Biodiversity Strategies and Action Plans (NBSAPs)), secondo quanto riportato da Carbon Brief. Circa tre quarti delle nazioni non hanno ancora pubblicato i loro NBSAP, quattro mesi dopo la scadenza delle Nazioni Unite.