Per una vita buona, su una terra da risanare: ambiente e salute in tempo di pandemia
Siamo lieti di poter contribuire a diffondere le conclusioni del 17° Seminario di studio sulla «Custodia del creato» che si è tenuto a Roma, presso il Palazzo Rospigliosi, il 28 maggio 2021. A cui la FOCSIV ha partecipato presentando un video sui popoli indigeni della foresta amazzonica del Perù e dell’Ecuador tra gli effetti del Covid e la continua pressione delle invasioni estrattive.
I materiali del seminario sono scaricabili da questo link.
Conclusione del seminario
di Bruno Bignami
Il tempo di pandemia è stato un gigantesco promemoria sulle nostre interconnessioni, sulle relazioni che costituiscono la vita umana. Il paradigma della salute riassume la situazione in cui siamo: la salute delle persone è legata alla salute dell’economia, la salute del pianeta impatta sulla salute delle istituzioni internazionali, la salute della democrazia è una spia accesa sulla salute delle società. Ce lo ricordava l’enciclica Laudato si’ che «tutto è connesso» (LS 117). Il cammino che ci ha condotto a questo Seminario, spostato di un anno a causa del Covid, offre un metodo che rappresenta anche una direzione da seguire. Il Tavolo di studio «Custodia del creato» ci ha aiutati a ragionare insieme e a riflettere da credenti su come abitare questo tempo. La fede ci anima e scopriamo la bellezza di costruire relazioni all’interno di mondi che hanno bisogno di dialogare: teologia e scienza, filosofia e tecnica, cooperazione missionaria e agricoltura sostenibile, salute e ambiente. Lo scambio tra le Chiese sorelle che partecipano al Tavolo appartiene a quella ricchezza di cui abbiamo bisogno per prenderci cura della creazione da fratelli e sorelle! Mentre risaniamo le ferite delle divisioni e ci alleniamo al dialogo scopriamo che stiamo ricevendo in dono le chiavi della fraternità. E insieme possiamo esplorare la casa comune, condividendo la regola di vita che ci proviene dal Vangelo di Gesù Cristo e dalla forza della sua Parola: uno sguardo contemplativo che vede in ogni creatura un dono e un gesto d’amore di Dio Creatore.
Il tema su cui oggi abbiamo riflettuto ha il sapore dell’urgenza. Già LS 21 metteva in guardia dalla superficialità di chi si lascia sovrastare da situazioni irreversibili per piangere sul latte versato: «Molte volte – ammonisce papa Francesco – si prendono misure solo quando si sono prodotti effetti irreversibili per la salute delle persone». Non possiamo permetterci il lusso di lasciare la patata bollente delle decisioni urgenti alle future generazioni.
Per questo, riteniamo importante rilanciare l’impegno di tutti a prenderci cura della casa comune. La cura esprime responsabilità. È in gioco la nostra dimensione filiale nella vita. Uno sguardo critico alla modernità ci fa intuire che proprio questo è il punto debole della libertà odierna: l’illusione che per vivere bisogna operare una duplice uccisione simbolica, quella di Dio Padre e quella della madre terra. Scopriamo così che le strade indicate da papa Francesco nelle encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti hanno l’intento di ricucire una ferita aperta. In realtà, sentirci figli smonta ogni delirio di onnipotenza e ci ricostituisce partecipi delle relazioni fondamentali con il creato e con gli altri.
La crisi ambientale ha alla radice una crisi antropologica. Prima ancora che sentirci chiamati ad aver cura della creazione, dobbiamo riscoprire che «siamo cura». Questa è la nostra identità più profonda: attenti, solleciti, accoglienti, ospitali nei confronti della vita. Ciò accade a partire dalle situazioni più fragili e vulnerabili, più povere ed emarginate. Alla fragilità del creato corrisponde la fragilità dell’uomo. L’umanità lo ha ben compreso in occasione della pandemia, ma il passaggio culturale che ci attende non si limita alla consapevolezza della nostra vulnerabilità. Abbiamo bisogno di convertirci alla fraternità: solo insieme e attraverso scelte condivise si creano le condizioni per abitare da figli la terra. Mentre ci prendiamo cura del creato ci accorgiamo che Dio, tramite il creato, si prende cura di noi. E mentre ci prendiamo cura dei fratelli più fragili ci rendiamo conto che essi stessi si prendono cura di noi. C’è una cura reciproca che custodisce la salute dell’uomo e delle creature.
Le tentazioni culturali del nostro tempo dicono un deficit di cura: da una parte, infatti, l’inquinamento e il degrado hanno reso invivibili alla salute territori e quartieri, dall’altra il salutismo, che riempie le palestre e fa rincorrere le diete più svariate, sembra in apparenza salvaguardare la natura, mentre rivela un’umanità ripiegata su di sé. Anche in questo caso ci viene in soccorso la saggezza antica: prevenire è meglio che curare. C’è da fare un lavoro culturale nelle nostre comunità cristiane e nelle nostre città per sensibilizzarci al «custodire e coltivare» (Gen 2,15) la terra: siamo semplicemente figli e fratelli. Lo scrive molto bene papa Francesco in FT 33: «Il dolore, l’incertezza, il timore e la consapevolezza dei propri limiti che la pandemia ha suscitato, fanno risuonare l’appello a ripensare i nostri stili di vita, le nostre relazioni, l’organizzazione delle nostre società e soprattutto il senso della nostra esistenza».
La rotta è indicata. Camminiamo insieme. È il modo migliore per accogliere e offrire speranza in questo nostro tempo. La crisi che stiamo attraversando non può né metterci in ginocchio né creare una paralisi verso la sete di giustizia e di comunità. Ce lo ricorda la poetessa Mariangela Gualtieri in un passaggio della poesia che ha scritto il primo giorno di lockdown (Nove marzo duemilaventi):
«È portentoso quello che succede.
E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano.
Forse ci sono doni.
Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.
C’è un molto forte richiamo
della specie ora e come specie adesso
deve pensarsi ognuno. Un comune destino
ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.
O tutti quanti o nessuno».
Grazie a Coldiretti per la generosa ospitalità di Palazzo Rospigliosi; all’Asvis per averci offerto il patrocinio; ai relatori che ci hanno aiutato a riflettere e un caro saluto e un arrivederci a tutti quelli che ci hanno seguito da casa via streaming.