Per un’eliminazione equa dei combustibili fossili
Ufficio Policy Focsiv – in vista e in occasione della COP28 sul clima sono stati presentati numerosi rapporti tra cui quelli della Civil Society Equity Review Reports “An Equitable Phaseout of Fossil Fuel Extraction – Towards a Reference Framework for a Fair and Rapid Global Phaseout” and “Assessing Mitigation Fair Shares in NDCs and Setting the Stage for 2035“, che invitiamo a leggere e che qui brevemente riassumiamo.
Il primo rapporto, “Un’equa eliminazione dell’estrazione di combustibili fossili…”, propone un passo importante verso la definizione di come l’eliminazione globale dell’estrazione di combustibili fossili possa essere completata nel modo più equo possibile. Lo fa ribadendo alcuni principi di base sull’argomento che sono:
1. Fermare l’estrazione quando viola i diritti umani,
2. Eliminare gradualmente l’estrazione globale a un ritmo coerente con il limite di 1,5 °C,
3. Consentire una giusta transizione per i lavoratori e le comunità,
4. Ridurre l’estrazione più velocemente nei Paesi meno dipendenti socialmente dall’estrazione di fossili,
5. Condividere equamente i costi della transizione, in base alla capacità di sostenerli.
Sulla cui base sviluppa un quadro che specifica la velocità con cui i Paesi estrattori di combustibili fossili devono completare la loro eliminazione a seconda di quanto le loro economie e società dipendano dall’estrazione di combustibili fossili.
Infatti, i paesi che dipendono fortemente dall’estrazione avranno bisogno di tempo per svincolarsi dai combustibili fossili e costruire nuove economie (anche se questo non li autorizza a continuare l’estrazione quando questa viola i diritti umani). E questo sarà estremamente difficile nei Paesi più poveri, come l’Iraq e il Sud Sudan, dove i combustibili fossili rappresentano la stragrande maggioranza dell’attività economica e delle entrate che sostengono le spese sociali.
Inoltre, il rapporto tiene conto della capacità finanziaria di cui dispongono i Paesi per far fronte alle perturbazioni economiche che potrebbero essere associate a questi rapidi abbandoni e specifica il sostegno che i Paesi più ricchi devono fornire per consentire di molto impegnativi rispettare i tempi di abbandono degli idrocarburi che il bilancio del carbonio di 1,5°C, in rapido esaurimento, ha imposto a tutti.
Il sostegno e i finanziamenti per il clima necessari per consentire una rapida eliminazione dell’estrazione dei combustibili fossili devono essere forniti dai Paesi con le maggiori capacità e la maggiore responsabilità per le emissioni storiche. Questi includono sia i Paesi che estraggono grandi volumi di combustibili fossili (Stati Uniti, Canada, ecc.) sia quelli che non lo fanno (Francia, Giappone, ecc.), poiché questi ultimi si sono industrializzati e sono diventati ricchi in un mondo in cui essi stessi hanno beneficiato dell’uso illimitato di combustibili fossili.
Il secondo rapporto, “Assessing Mitigation Fair Shares in NDCs and Setting the Stage for 2035”, riprende l’approccio consolidato della Civil Society Equity Review per la valutazione delle quote eque (fair shares) dei contributi di riduzione delle emissioni di carbonio determinati a livello nazionale (gli NDCs) e aggiorna l’analisi alla luce degli sviluppi avvenuti dopo l’ultima valutazione (ad esempio, l’aggiornamento degli NDCs a seguito della pandemia di Covid-19).
Inoltre, per la prima volta, il rapporto estende l’analisi delle quote di equità fino all’anno 2035, per indicare il livello di ambizione che i Paesi dovrebbero inserire nei loro futuri NDC per ottenere contributi equi. E per la prima volta il rapporto calcola quanto i Paesi abbiano continuato a non raggiungere le loro quote di equità negli 8 anni successivi alla pubblicazione della prima Civil Society Equity Review.
Tutto ciò è stato calcolato in base alla consapevolezza che le transizioni giuste sono un prerequisito fondamentale per l’abbandono dei combustibili fossili. La sfida – e l’opportunità – è quella di passare dal mondo di oggi, in cui l’aumento dell’offerta di combustibili fossili è la risposta riflessiva alle preoccupazioni sui prezzi dell’energia, a un mondo in cui il “declino gestito” è più di una semplice frase banale. Perché se il termine significa qualcosa, deve essere la pianificazione e la realizzazione di una transizione giusta ed equa – e quindi politicamente sostenibile – verso un futuro decarbonizzato, contenendo al tempo stesso i prezzi dell’energia ed evitando la miriade di altri terrificanti sconvolgimenti che potrebbero derivare da una caotica eliminazione delle fonti fossili.
Chi sostiene questo rapporto muove dall’idea che un’azione sul clima della portata necessaria, vale a dire una rapida trasformazione globale verso un futuro privo di carbonio e resiliente, deve basarsi sull’equità. In caso contrario, l’azione collettiva necessaria non sarà possibile. Ciò significa che tutti i Paesi devono essere disposti a fare la propria parte. Un continuo arbitrio, in particolare da parte dei ricchi e dei Paesi del Nord del mondo, metterà profondamente a rischio la necessaria cooperazione internazionale e in pericolo il futuro.
La COP28 con il Global Stocktake (bilancio globale), rappresenta un momento fondamentale per un accordo collettivo per aumentare l’ambizione. Senza un cambiamento di direzione che emerga dal bilancio globale e che confluisca nel prossimo ciclo di NDC, l’Accordo di Parigi sarà a rischio.