Pochi passi in avanti in vista della COP27 sul clima
Photo by Mike Muzurakis – IISD
Sintesi della Conferenza di Bonn sui cambiamenti climatici: 6-16 giugno 2022. Di seguito riportiamo un articolo estrapolato dall’Earth Negotiations Bulletin, un servizio di reporting sui negoziati su cambiamento climatico e sviluppo dell’IISD (International Institute for Sustainable Development), uscito il 20 giugno 2022.
Dopo una pausa di tre anni dovuta alla pandemia COVID-19, gli organi sussidiari della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) sono tornati al World Conference Center di Bonn. La sede era la stessa, ma il processo è cambiato. Il mondo è cambiato ancora di più.
Questo appuntamento annuo prima delle Conferenze delle Parti (COP), che si tiene sempre a Bonn grazie all’impegno del governo tedesco, è particolarmente importante perché si cercano di far avanzare le negoziazioni dei dossier più difficili in vista della Conferenza di autunno (COP27 che si terrà in Egitto) dove si dovrebbero prendere delle decisioni. I risultati di Bonn sono quindi rilevanti per capire se l’ambizione per il cambiamento procede in modo accelerato o a rilento (come finora è sempre avvenuto).
Nel 2021, in occasione della 26a riunione della Conferenza delle Parti (COP 26) a Glasgow, in Scozia, le stesse hanno completato il regolamento dello storico Accordo di Parigi. In questo modo si è passati dai negoziati all’attuazione delle disposizioni dell’accordo. Gli unici negoziati relativi a Parigi che sono stati portati avanti alla conferenza di Bonn sono stati quelli relativi all’articolo 6 sulla cooperazione per le riduzioni nazionali delle emissioni di gas serra, e la revisione volontaria delle informazioni sugli impatti climatici e sull’adattamento ai sensi dell’articolo 13. Le discussioni si sono altrimenti concentrate sul rafforzamento dell’attuazione e sul bilancio dei progressi compiuti.
La natura della conferenza di Bonn si è differenziata dalle precedenti riunioni degli organi sussidiari anche per quanto riguarda l’importanza dei formati di dialogo. La COP 26 del 2021 ha lanciato diversi nuovi processi, tra cui: il programma di lavoro Glasgow-Sharm el-Sheikh sull’obiettivo globale sull’adattamento (GGA); il Dialogo di Glasgow sulle perdite e i danni; una serie di dialoghi tecnici tra esperti sul nuovo obiettivo collettivo per i finanziamenti per il clima; un dialogo annuale sugli oceani. La Conferenza di Bonn ha assegnato a questi dialoghi un tempo significativo e si sono cercate di evitare sovrapposizioni.
I delegati hanno sostenuto i formati di discussione in modo più interattivo. Sia le Parti che gli osservatori hanno apprezzato il world café che si è svolto nell’ambito del dialogo tecnico del Global Stocktake (valutazione dell’avanzamento dell’accordo di Parigi). Molti hanno chiesto di intensificare questo tipo di discussioni nelle sessioni future, sottolineando la necessità di abbandonare la lettura di dichiarazioni preparate per passare a discussioni su azioni concrete. Si è riscontrato quindi un notevole interesse ad aumentare l’efficienza delle riunioni dell’UNFCCC. I negoziati sulle modalità delle riunioni intergovernative, solitamente di nicchia, hanno mostrato un nuovo slancio verso il rafforzamento della partecipazione degli osservatori, la semplificazione degli ordini del giorno delle riunioni e l’applicazione di una gestione efficiente del tempo durante le sessioni.
Tuttavia, è emerso chiaramente che i Paesi in via di sviluppo, in particolare, chiedono più di un semplice dialogo. L’apertura della conferenza di Bonn è stata segnata da un acceso dibattito sulla proposta di includere nell’agenda dei negoziati i punti del programma di lavoro del GGA Glasgow-Sharm el-Sheikh e il dialogo di Glasgow sulle perdite e i danni. È stato possibile raggiungere un consenso solo per includere i primi.
Per tutta la durata della conferenza e ancora una volta nella plenaria di chiusura, i Paesi in via di sviluppo hanno chiarito che si aspettano che alla COP 27 venga istituito uno strumento finanziario per le perdite e i danni. In termini pratici, perché ciò avvenga è necessario che venga inserito un punto all’ordine del giorno su questo tema. “Siamo qui per negoziare, non per educare”, ha detto il rappresentante di Antigua e Barbuda, per l’Alleanza dei piccoli Stati insulari, e ha osservato che “il processo è fuori passo e i progressi sono troppo lenti“.
La Conferenza di Bonn ha compiuto progressi in alcune aree. I delegati hanno concordato un lavoro intersessionale sull’articolo 6, il che – considerando la storia dei negoziati su questo tema – è stata una gradita sorpresa. La maggior parte delle questioni, tuttavia, è rimasta irrisolta. Molti Paesi sviluppati sono rimasti particolarmente delusi dal fatto che non si sia potuto concentrare l’attenzione sulla rendicontazione delle emissioni di carbonio nell’ambito dell’Accordo di Parigi.
“Ho la sensazione che la COP 27 sarà molto difficile“, ha osservato un delegato esperto al termine della riunione. Le presentazioni del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) a Bonn non hanno lasciato dubbi sull’entità della sfida e sull’urgenza di affrontare il cambiamento climatico. La moltitudine di ondate di calore da record nella sola prima metà del 2022 lo ha reso più chiaro che mai. “Sappiamo tutti che il mondo della COP 27 non assomiglierà affatto a quello della COP 26. Si tratta di un mondo afflitto da conflitti, crisi energetiche, alimentari ed economiche mentre e la pandemia globale è ancora tra noi”, ha sintetizzato il Segretario esecutivo uscente dell’UNFCCC Patricia Espinosa, il cui mandato scade nel luglio 2022.
La Conferenza sui cambiamenti climatici di Bonn, che comprendeva le 56esime riunioni dell’Organo Sussidiario per l’Attuazione (SBI) e dell’Organo Sussidiario per la Consulenza Scientifica e Tecnologica (SBSTA), si è riunita dal 6 al 16 giugno 2022 a Bonn, in Germania. Sebbene si sia trattato di una riunione in presenza, i partecipanti virtuali hanno potuto osservare, ma non prendere parte ai negoziati. In totale, i partecipanti sono stati 3.320: 1.799 delle parti; 1.184 delle organizzazioni osservatrici; 271 degli organismi delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni intergovernative; 66 rappresentanti dei media.