POLICY – Il ruolo delle ONG tra fornitori di servizi e pressione politica
Nella stampa internazionale e tra le ONG è nato un dibattito sul loro ruolo nelle politiche di cooperazione allo sviluppo a seguito della pubblicazione di un documento di ricerca dal titolo “The role of NGOs and civil society in development and poverty reduction” di Nicola Banks e David Hulme dell’Università di Manchester.
Questo documento è praticamente una rivisitazione della letteratura internazionale prodotta negli ultimi 20 anni e segnala l’esigenza che le ONG ritornino alle loro radici assumendo un ruolo di critica al potere e di contributo alla presa di potere delle comunità locali con cui lavorano, andando oltre il ruolo di fornitrici di servizi.
Al di là di critiche più o meno corrette sull’attendibilità della ricerca e sul fatto che “fa di un’erba un fascio” senza distinguere e approfondire gli argomenti (si veda il blog di Duncan Green di Oxfam International: http://www.oxfamblogs.org/fp2p/?p=11330), la ricerca rimarca alcune questioni che sono già parte del dibattito anche delle ONG italiane, non è quindi una novità; ma che continuano a rappresentare delle sfide a cui rispondere.
In sintesi si possono riassumere le seguenti sfide che sono ovviamente da tradurre caso per caso, da Ong a Ong, al di là delle generalizzazioni:
- tra dipendenza ed autonomia: le Ong sono nate da spinte motivazionali di cambiamento e sono entrate nel “mercato” degli aiuti diventando dipendenti e gestori di politiche decise dai donatori, alla critica si è sostituita la cooptazione e una relativa perdita di autonomia;
- tra processi e progetti: la maggiore dipendenza dal mercato dell’aiuto ha significato un cambiamento di approccio dall’attenzione ai processi di medio-lungo periodo di trasformazione alla elaborazione e realizzazione di progetti con risultati materiali visibili e che rispondono alle esigenze di donatori e governi.
- tra sperimentazione di innovazioni e “business as usual”: l’approccio per progetti richiede la produzione di risultati nel breve periodo, questo inficia la possibilità di sperimentare processi innovativi che hanno bisogno di più tempo per realizzarsi; d’altra parte è scarsa la patrimonializzazione e diffusione di pratiche innovative.
- tra fornitori di servizi e esercizio di critica politica: con il focus centrato sulla realizzazione di progetti nel quadro delle politiche dei donatori, le ONG sono sempre più assorbite nel ruolo di fornitrici di servizi e meno in quello di critica alle relazioni di potere.
- Tra governi e comunità locali: il ruolo di fornitrici di servizi è al servizio delle politiche dei donatori e dei governi e non porta ad un aumento del potere e delle capacità delle comunità locali di autodeterminare le proprie politiche di accesso e produzione ai beni essenziali.
- Tra responsabilità verso i governi e comunità locali: la cosiddetta “accountability” viene assorbita dal rapporto verso i donatori e i contribuenti all’aiuto mentre poca attenzione viene data al rapporto di responsabilità verso le comunità locali.
- Tra rappresentanza e crescita professionale: le Ong perdono nel tempo la capacità di coinvolgere i cittadini quali membri attivi nei processi di cambiamento, acquisendo quindi anche potere di rappresentanza rispetto ai donatori e ai governi, mentre accrescono le proprie competenze professionali per realizzare al meglio i progetti secondo i criteri stabiliti dai donatori assimilandosi a società di consulenza e agenzie.
- Tra sostenibilità di sé o dei processi di presa di potere delle comunità locali: la dipendenza dalla progettazione viene legata in modo crescente al sostegno alle strutture delle Ong, mentre viene data scarsa rilevanza alla sostenibilità dei processi di sviluppo delle comunità locali.