Proteggere i rifugiati afghani a rischio: un dovere di civiltà
25 organizzazioni umanitarie e ONG, tra cui la FOCSIV con il progetto Volti delle Migrazioni, stanno sollecitando congiuntamente i leader dell’UE ad espandere i percorsi sicuri e legali dall’Afghanistan e dalla regione. L’appello ribadisce le raccomandazioni delineate in una dichiarazione congiunta rilasciata il 16 settembre che invitava l’UE e i suoi Stati membri a tener fede ai loro impegni in materia di protezione dei rifugiati e di leadership umanitaria, e a condividere le responsabilità con i paesi vicini all’Afghanistan.
L’imminente Forum sulla protezione degli afghani a rischio, previsto per giovedì 7 ottobre, offre loro una possibilità importante per dimostrare questa leadership umanitaria, questo dovere di civiltà.
Le organizzazioni stanno facendo pressione sui leader affinché colgano questa opportunità per:
1. Prendere impegni ambiziosi per reinsediare almeno 36.000 rifugiati identificati dall’UNHCR come bisognosi di protezione in diverse regioni nel 2022. Questo impegno deve essere aggiuntivo al lancio di un programma dedicato al reinsediamento dei rifugiati afgani dai paesi vicini, compresi quelli che sono in una situazione prolungata di bisogno.
Il reinsediamento può fornire una soluzione durevole per i rifugiati che ne hanno bisogno, rafforzando allo stesso tempo la capacità degli stati della regione di continuare a offrire protezione.
2. Oltre al reinsediamento, utilizzare tutti i percorsi legali disponibili per portare immediatamente in salvo le persone bisognose di protezione dall’Afghanistan e dalla regione, con una protezione prevedibile e sicura all’arrivo. Questo include, per esempio, un uso esteso e flessibile del ricongiungimento familiare, dei visti umanitari, delle sponsorizzazioni comunitarie, così come delle borse di studio per l’istruzione superiore e dei visti di lavoro.
Questi percorsi forniranno un’ancora di salvezza alle persone con bisogni urgenti di protezione e impediranno loro di attraversare pericolosamente il confine in cerca di sicurezza. Rimane cruciale, tuttavia, che le evacuazioni e I canali umanitari rimangano aggiuntive al reinsediamento condotto dall’UNHCR, e non siano conteggiate nelle quote annuali di reinsediamento.
3. Sostenere l’accesso a un percorso di asilo equo e completo per i cittadini afghani e di altri paesi in Europa, sostenendo al contempo la loro inclusione, integrazione e partecipazione nella società. Questi percorsi verso la sicurezza non possono sostituire il diritto degli afghani e degli altri richiedenti asilo di cercare protezione in Europa, indipendentemente dal modo in cui raggiungono il territorio. Tra l’altro, tutti i casi di asilo respinti di cittadini afghani devono essere urgentemente rivisti, le deportazioni verso la regione devono essere formalmente sospese in linea con il principio di non respingimento, e qualsiasi respingimento o negazione dell’accesso all’asilo o all’accoglienza dei richiedenti asilo in Europa deve essere prontamente indagato e sanzionato dalle istituzioni dell’UE.
Nelle ultime settimane, la Commissione europea, il Parlamento europeo, le regioni e le città, e la società civile hanno mostrato la loro solidarietà con i rifugiati afgani e chiesto percorsi significativi e urgenti per la protezione. I leader europei devono ora seguirne l’esempio.
Press Release – Ahead of 7 October Forum on providing protection for Afghans at risk
**For release on Tuesday 5 October**
25 humanitarian organisations and NGOs urge EU leaders to “provide a lifeline” to Afghan refugees at the Forum on providing protection for Afghans at risk
25 humanitarian organisations and NGOs are jointly urging EU leaders to expand safe and legal pathways from Afghanistan and the region. The call reiterates recommendations outlined in a joint statement released on 16 September that called on the EU and its Member States to live up to their commitments to refugee protection and humanitarian leadership, and share responsibilities with countries neighbouring Afghanistan. The upcoming Forum on providing protection for Afghans at risk, planned for Thursday 7 October, provides a key chance for them to do so.
The organisations are pressing leaders to seize this opportunity to:
- Make ambitious pledges to resettle at least 36,000 refugees identified by UNHCR as in need of resettlement across different regions in 2022. This must be in addition to launching a dedicated scheme to resettle Afghan refugees from neighbouring countries, including those in a protracted situation.
Resettlement can provide a durable solution for refugees in need, while strengthening the capacity of states in the region to continue offering protection.
- In addition to resettlement, use all available legal pathways to immediately bring people in need of protection to safety from Afghanistan and the region, with predictable and secure protection upon arrival. This includes, for instance, an expanded and flexible use of family reunification, humanitarian visas, community sponsorships, as well as higher education scholarship and work visas.
Such pathways will provide a lifeline to people with urgent protection needs, and prevent them from making dangerous border crossings in search of safety. It remains crucial, however, that evacuations and humanitarian admissions remain additional to resettlement and are not counted towards annual resettlement quotas.
- Uphold access to a fair and full asylum process for Afghan and other nationals in Europe, while supporting their inclusion, integration and participation in society. These pathways to safety cannot replace the right for Afghan and other asylum seekers to seek protection in Europe, no matter how they reach the territory. Among others, all rejected asylum cases of Afghan nationals must be urgently reviewed, deportations to the region must be formally suspended in line with the principle of non-refoulement, and any pushbacks or denial of access to asylum or reception for asylum seekers in Europe must be promptly investigated and sanctioned by EU institutions.
In recent weeks, the European Commission, European Parliament, regions and cities, and civil society have led the way in showing solidarity with Afghan refugees and calling for significant and urgent pathways to safety. European leaders must now follow suit.