Quale impegno finanziario italiano nella COP26?
In vista della conclusione della COP26 abbiamo il piacere di divulgare un rapporto realizzato dal think tank Ecco su ‘Una strategia italiana di finanza per il clima: quali impegni, risorse e canali’, per sollecitare una discussione pubblica.
Qui i principali elementi di analisi:
- Nel 2015, alla COP21 di Parigi, l’Italia promise di mobilitare 4 miliardi di dollari tra il 2015 e il 2020. A fine 2020 si stima un divario di 800 milioni di dollari.
- L’Italia è l’unico paese G7 che non ha ancora presentato nuovi impegni finanziari al 2025 rispetto all’obiettivo dei paesi avanzati di mobilitare 100 miliardi l’anno per i paesi in via di sviluppo tra il 2020 e il 2025.
- Il Primo Ministro Mario Draghi si è impegnato a presentare un nuovo impegno di finanza per il clima. Il Vertice G20 di Roma e la COP26 di Glasgow presentano le occasioni chiave per nuovi impegni dell’Italia.
- Il Sistema Italia ha tutti i requisiti per raggiungere e superare la “quota equa” stimata per l’Italia, pari a 4 miliardi di dollari (3,4 miliardi di euro) l’anno, attraverso il canale della cooperazione bilaterale, quello multilaterale, la mobilitazione della finanza privata attraverso CDP, SACE e Simest, e facendo leva sulla Legge di bilancio e la riforma fiscale per riordinare i sussidi ambientalmente dannosi.
- Serve una forte volontà politica per favorire un profondo processo di riforma, tracciamento e allocazione delle finanze pubbliche e private per il clima.
- Oltre a colmare il deficit e raddoppiare la spesa internazionale di finanza pubblica per il clima raggiungendo almeno 1 miliardo di euro nel 2022, il Governo deve impegnarsi a presentare una “Roadmap di finanza per il clima” per delineare come raggiungere la quota equa ben entro il 2025.
Luca Bergamaschi, Co-Fondatore del think tank ECCO ha detto: “L’Italia ha davanti a sé un’opportunità unica e forse irripetibile. La Leadership italiana del G20 e della COP26 è fondamentale per accelerare la chiusura di due grandi divari: quello emissivo per rimanere entro l’1,5 e quello di solidarietà globale per dare a tutti accesso alla finanza necessaria alla transizione energetica e alla costruzione di resilienza contro gli impatti crescenti del clima. Il Sistema Italia ha tutti i requisiti, finanziari e diplomatici, per raggiungere la sua quota equa di 4 miliardi di dollari l’anno ben entro il 2025.”
L’Italia, Presidente di turno del G20, avrà un ruolo chiave per indirizzare gli investimenti verso la transizione energetica e la lotta al cambiamento climatico. Nuovi impegni dell’Italia, includono:
- colmare il deficit, stimato in 800 milioni di dollari, entro e non oltre il 2022 rispetto all’impegno preso alla COP21 di Parigi nel 2015;
- raddoppiare entro il 2022 la spesa internazionale effettiva di finanza pubblica raggiungendo 1 miliardo di euro;
- presentare entro il 2022 una “Roadmap di finanza per il clima” per delineare come raggiungere la quota equa di 4 miliardi di dollari (3,4 miliardi di euro) l’anno ben entro il 2025;
- assegnare almeno il 50% delle risorse per il clima a investimenti in adattamento e perdite e danni (“loss and damage”);
- creare un “Fondo per il Clima” presso Cassa Depositi e Prestiti (CDP) di 250 milioni di euro pubblici aggiuntivi stanziati annualmente tra il 2022 e il 2025 per mobilitare la finanza privata attraverso un’azione di leva 1:3;
- finalizzare il pagamento del primo contributo al Green Climate Fund entro il 2023 e raddoppiare il secondo contributo, raggiungendo 600 milioni di euro;
- raddoppiare il proprio contributo al Fondo per l’adattamento portandolo a 60 milioni di euro l’anno e rinnovandolo annualmente tra il 2021 e il 2025;
- partecipare a programmi di assicurazione contro il rischio climatico e di finanziamenti basati sulle previsioni a sostegno dei paesi colpiti dagli eventi estremi e già esposti a significative perdite e danni;
- riallocare una parte dei 20,6 miliardi di dollari dei Diritti speciali di prelievo allocati dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) all’Italia, per esempio 2 miliardi di dollari, nel nuovo Fondo per la resilienza e la sostenibilità del FMI.
Il rapporto completo è disponibile qui.