Quale lavoro in Africa Subsahariana?
Fonte immagine – Sfide e opportunità per l’Africa
Ufficio Policy Focsiv – Il Piano Mattei così come la cooperazione europea hanno tra gli obiettivi principali assieme agli Stati africani, quello di creare posti di lavoro per i giovani. Il lavoro è essenziale per sostenere società, economie, stabilità politica. Ma come si evidenzia più avanti il problema più grande è creare occupazione soprattutto nei paesi più fragili, dove le condizioni di base sono assai deboli e dove difficilmente si indirizzano gli investimenti esteri a causa degli alti rischi. Investimenti peraltro che, se si realizzano, lo fanno soprattutto per sfruttare le risorse naturali esistenti con scarse ricadute per il benessere locale e la creazione di valore aggiunto.
L’Africa subsahariana sta affrontando una sfida senza precedenti: la necessità di creare milioni di nuovi posti di lavoro per una popolazione in rapida crescita come evidenziano gli esperti Athene Laws, Faten Saliba, Can Sever, Luc Tucker nel blog del Fondo Monetario Internazionale (vedi The Clock is Ticking on Sub-Saharan Africa’s Urgent Job Creation Challenge). Si ipotizza infatti che, entro il 2030, ci sarà la necessità di creare 15 milioni di posti di lavoro in più all’anno, dunque la regione dovrà raddoppiare i suoi sforzi per trasformare i posti di lavoro informali, ridurre gli ostacoli alla crescita imprenditoriale e promuovere settori ad alta produttività.
Mentre altre regioni del mondo stanno facendo i conti con l’invecchiamento demografico, l’Africa vede invece crescere la sua popolazione giovane, il che rappresenta allo stesso tempo una grande opportunità ed anche una sfida urgente (vedi 30 milioni da collocare nel mercato del lavoro: la forza di un continente giovane).
Proprio le economie più fragili dell’Africa subsahariana, colpite da conflitti, disoccupazione cronica e mancanza di infrastrutture, saranno quelle che maggiormente dovranno affrontare il compito di assorbire questa forza lavoro. Queste economie rappresentano quasi l’80% della domanda di posti di lavoro nella regione, ma hanno ottenuto i risultati peggiori nella creazione di occupazione. Per Paesi come il Niger, la pressione demografica è particolarmente alta: con un picco di popolazione giovanile previsto per il 2058, dovrà creare almeno 650.000 nuovi posti di lavoro ogni anno per i prossimi trent’anni.
L’area subsahariana deve puntare sulla creazione di posti di lavoro che vadano oltre il semplice livello di sussistenza, cercando di aumentare la qualità e la produttività del lavoro.
Uno degli ostacoli principali è l’elevata incidenza del lavoro informale, che priva i lavoratori di stabilità economica e di protezione sociale (vedi Il diritto al lavoro in Africa): trasformare questo settore in un “trampolino di lancio” verso l’occupazione formale è una strategia chiave per creare opportunità stabili. Politiche di formazione professionale, accesso agevolato ai finanziamenti e programmi di supporto che facilitino il passaggio dall’informale al formale, in particolare per le giovani donne, potrebbero fare la differenza. Il ruolo di queste ultime è particolarmente significativo in questo ambito, poiché spesso incontrano barriere aggiuntive per accedere al mercato del lavoro, soprattutto nelle aree rurali e nelle economie più fragili. Sostenere il loro ingresso nel mondo del lavoro è cruciale per stimolare la crescita economica e la riduzione della disuguaglianza.
Per far fronte alla necessità di creare milioni di posti di lavoro all’anno, l’Africa subsahariana deve puntare su settori ad alta produttività, come i servizi moderni e l’industria manifatturiera.
Essendo i fondi pubblici limitati, i governi dovrebbero concentrare gli investimenti su interventi infrastrutturali e sulla promozione della concorrenza di mercato, aree dunque più trasversali, mantenendo invece una maggiore cautela nelle politiche industriali, più costose e rischiose. Investire ad esempio in trasporti, energia ed internet a basso costo è cruciale per migliorare la competitività del continente e rendere più agevole l’espansione delle attività imprenditoriali.
Infine, il settore privato è un motore fondamentale per la crescita occupazionale in Africa: ridurre la burocrazia, combattere la corruzione e facilitare l’accesso ai finanziamenti sono tra le priorità per promuovere la crescita delle piccole e medie imprese, che costituiscono la spina dorsale dell’occupazione nel continente; una maggiore integrazione regionale può aiutare ad espandere i mercati. Una solida crescita occupazionale nell’area porterebbe vantaggi anche all’economia globale; al contrario, un fallimento in tal senso potrebbe ampliare il divario economico, aggravare la povertà e alimentare fenomeni come migrazione e instabilità sociale (vedi Quale governance globale per lo sviluppo sostenibile?).
I decisori politici devono dunque agire con urgenza per creare le basi di una crescita sostenibile, puntando a trasformare una sfida pressante in una grande opportunità: il successo di questi sforzi potrebbe garantire a milioni di persone un futuro più luminoso e stabile.