Quale Piano Mattei in Africa? Il caso del Mozambico
Fonte Congregação das Irmãs de São José de Chambéry | Commissioni Internazionali (csjchambery.org)
Il Governo italiano sta lavorando da tempo al cosiddetto Piano Mattei per l’Africa, che dovrebbe riguardare innanzitutto la “sicurezza energetica” italiana e la “governance dei flussi migratori”. Tra i paesi partner del piano c’è il Mozambico dove da più di cinque anni è in corso una tragedia umana e ambientale che riguarda in modo particolare l’area di Cabo Delgado.
Nonostante in Mozambico sia in atto un’insurrezione armata che vede tra i protagonisti il gruppo Al-Shabaab, che in questo lasso di tempo ha causato oltre 4mila vittime e quasi un milione di sfollati, è sembrata fare notizia solo come tappa dei tour per l’approvvigionamento di gas fossile da parte del Governo. La premier è stata infatti accompagnata dall’amministratore delegato di Eni la quale è già attiva nella provincia di Cabo Delgado con il progetto Coral South FNLG.
Ad aggravare la situazione vi sono le recenti contestate elezioni comunali con proteste e interventi della polizia che hanno causato morti sulle strade (Mozambico: dopo elezioni-farsa il paese si avvia verso il caos (nigrizia.it). Sembra che le elezioni non siano state regolari per brogli nei seggi perpetrati dal partito al potere (Elezioni amministrative in Mozambico, tribunale conferma brogli del Frelimo, il partito al potere – Africa Express: notizie dal continente dimenticato (africa-express.info).
A parlare di ciò che sta accadendo, i giorni 2 e 3 novembre 2023, saranno in Italia Antonio Muagerene responsabile dei programmi della Caritas arcidiocesana di Nampula e rappresentante della Conferenza Episcopale del Mozambico, e Daniel Ribeiro, attivista mozambicano e membro di Amici della Terra Mozambico, per sensibilizzare sulla crisi umanitaria e le conseguenze dell’estrattivismo degli idrocarburi in Cabo Delgado in Mozambico.
In particole il 3 mattina alle ore 11 vi sarà un conferenza stampa preso la sala della stampa estera Piano Mattei ed estrattivismo in Mozambico – Focsiv. Il pomeriggio alle ore 16.00 un incontro pubblico presso la sala Engim Conferenza-Stampa-Incontro-Pubblico-Mozambico_locandina.png (595×841) (focsiv.it)
È possibile seguire la diretta della Conferenza Stampa sulla pagina FB Focsiv
Questi testimoni aggiorneranno sugli eventi elettorali di questo ultimo periodo che potrebbero sfociare in conflitti pericolosi, aggravando la situazione umanitaria. Infatti, nel nord del Mozambico, in particolare nella provincia di Cabo Delgado, si sta verificando un conflitto armato tra le forze di sicurezza dello Stato e i gruppi armati di ispirazione jihadista che in circa tre anni ha già provocato migliaia di vittime e quasi un milione di sfollati. Il conflitto è aggravato da sfide socioeconomiche, povertà e marginalizzazione.
L’area degli sfollati interni è costantemente esposta a violazioni di diritti umani: omicidi, torture, violenze sessuali, abusi di donne e distruzioni di comunità. Le istituzioni statali collaborano con organizzazioni umanitarie nazionali e internazionali per fornire assistenza e supporto alle persone colpite, ma non hanno risorse a sufficienza. Le donne oltre ad essere soggette a violenze e conseguentemente a danni fisici e psicologici, spesso giocano un ruolo cruciale come agenti di cambiamento e resilienza nelle comunità; difatti molte hanno subito molestie sessuali sia da una parte che dall’altra.
È reale la mancanza di mezzi per sostenere gli sfollati interni. Le organizzazioni internazionali come le agenzie dell’ONU e altre ONG internazionali e nazionali sono sottofinanziate. Gli sfollati interni, non hanno chiare informazioni su come possono accedere a luoghi sicuri né tanto meno su come tornare a casa una volta che le condizioni saranno ristabilite. Situazioni del genere mettono in luce l’importanza dell’intervento umanitario per fornire assistenza immediata e a lungo termine.
La questione umanitaria si intreccia a quella dell’estrazione di idrocarburi. Secondo i testimoni mozambicani, l’azienda italiana ENI e la Total francese con i loro progetti non stanno rispettando alcune delle norme nazionali e internazionali per la gestione delle risorse naturali e le conseguenti crisi umanitarie. Ad esempio, secondo l’Articolo 32 della Legge Mineraria 20/2014 del Mozambico le comunità devono essere informate preventivamente sull’inizio delle attività e consultate prima della concessione dell’autorizzazione per l’inizio dell’esplorazione mineraria; ad oggi, sembra non vi siano state consultazioni significative e partecipative, al massimo sono state condotte in maniera superficiale per soddisfare i requisiti di legge. Inoltre, i testimoni affermano che le società coinvolte nei progetti sul gas non sono riuscite a valutare adeguatamente i rischi e a mitigarli adeguatamente, in caso di attacco dei ribelli, che di conseguenza portano ad un gran numero di morti.
Per di più la Legge afferma che il contratto minerario deve descrivere chiaramente il modo in cui le comunità interessate beneficiano dello sviluppo, e il titolare dei diritti minerari ha l’obbligo di realizzare azioni sociali, economiche e di sviluppo sostenibile nelle aree della concessione estrattiva. Una percentuale delle entrate statali generate dalle attività minerarie dovrebbe essere destinata allo sviluppo delle comunità stabilite nelle aree soggette, ma anche di questo sembra non esservi traccia. La stessa Legge prevede anche un risarcimento per coloro che sono stati allontanati, hanno subito danni o perdite a causa dell’attività, ma le comunità colpite affermano di non aver ricevuto alcun risarcimento.
Ancora, la Legge impone al titolare dei diritti minerari di garantire lavoro e formazione tecnica ai locali, ma le aziende sostengono che le popolazioni locali non siano qualificate. Per di più le aziende dovrebbero lavorare i minerali localmente prima di esportarli per contribuire in modo significativo allo sviluppo locale, ma questo non accade, ledendo così lo sviluppo delle catene del valore africane.
A questo proposito gli stati, i parlamentari e le organizzazioni delle società civile Europea dovrebbero sostenere in maniera proattiva il processo verso una direttiva efficace per regolare le attività delle società transnazionali in materia di diritti umani (Campagna Impresa2030: lettera ai ministri – Focsiv). Direttiva che dovrà coprire le attività lungo la catena del valore delle multinazionali, comprese le filiali, gli appaltatori, i subappaltatori e le società madri. Più di ogni altra cosa gli investitori non dovrebbero sostenere in nessuna circostanza progetti che comportano l’esproprio forzato della terra, l’intimidazione dei difensori dei diritti umani e dei membri della comunità, il degrado ambientale o la violenza e la militarizzazione (I Padroni della Terra 2023: le raccomandazioni politiche – Focsiv).
Queste sono le principali preoccupazioni di cui Antonio Muagerene e Daniel Ribeiro parleranno nei prossimi giorni in Italia, appoggiati da Focsiv e dal Movimento Laudato Sì, per far leva su un interesse generale e un possibile aiuto alle comunità messe in difficoltà a causa del terrorismo e dell’estrattivismo.