Quando partirà il Fondo italiano clima?
Fonte immagine COP27: Italia tiene a battesimo il Fondo Italiano per il Clima – Onu Italia
Ufficio Policy Focsiv – Una delle novità più rilevanti del governo Draghi è stata la creazione del Fondo italiano clima. Avendo la presidenza del G20 e la co-presidenza della COP26 sul clima nel 2021, il governo italiano ha cercato di promuovere l’impegno della comunità internazionale sulle grandi sfide dello sviluppo sostenibile. A tal fine ha voluto accrescere la sua reputazione e credibilità internazionale mostrando il suo impegno fattivo. E’ stato quindi creato il Fondo italiano clima che investe 840 milioni all’anno fino al 2026 per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico nei paesi del Sud del mondo. In questo modo è aumentato l’aiuto pubblico allo sviluppo che però continua a non essere in linea con l’obiettivo dello 0,7% del reddito nazionale lordo a causa di altre poste sopravvalutate (vedi La legge di bilancio 2023 non risponde all’obiettivo dello 0,7% per l’APS – FOCSIV).
Recentemente Focsiv ha potuto partecipare ad un incontro presso il Ministero affari esteri e della cooperazione internazionale dove sono state presentate alcune informazioni sul prossimo avvio del Fondo italiano clima.
La creazione del Fondo intende rispettare la promessa fatta dai paesi più ricchi di contribuire al finanziamento dei paesi del Sud del mondo con 100 mld di dollari all’anno per aiutarli a contrastare il cambiamento climatico. Le nuove risorse del Fondo sono da sommare a quelle già esistenti (tra cui quelle dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo – APS) che consentono di arrivare a circa 1,5 mld di euro all’anno come quota italiana dei 100 mld promessi dalla comunità internazionale. Il Fondo riposiziona l’Italia tra i paesi protagonisti a livello internazionale per la lotta al cambiamento climatico.
Il Fondo è stato istituito con una legge ad hoc, ma non sono rapidi i tempi di attuazione. I decreti attuativi sono complicati essendo definiti da tre ministeri (Ministero economia e finanze, Ministero affari esteri e cooperazione internazionale e Ministero per l’ambiente e la sicurezza energetica – MASE). Attualmente i decreti sono presso il vaglio della Corte dei conti, mentre è stata firmata la convenzione del MASE con la CDP (Cassa Depositi e Prestiti) per la gestione del Fondo che sarà quindi operativo nei prossimi mesi.
La legge stabilisce 840 mln di euro all’anno per 5 anni. Il Fondo è costituito da 800 milioni per crediti concessionali (prestiti con condizioni migliori di quelle che si trovano sul mercato dei capitali), e da 40 mln a fondo perduto, funzionali ad assicurare l’operatività del Fondo.
La governance del Fondo, ovvero il comitato di indirizzo composto dai tre ministeri, deve stabilire le linee guida, il grado di concessionalità e i paesi beneficiari, che fanno parte della lista Ocse Dac (ovvero i paesi classificati come beneficiari dell’APS), ma che comprenderanno anche paesi emergenti a medio reddito fuori dalla lista Dac. I finanziamenti erogati saranno rendicontati all’Ocse Dac per dimostrare l’impegno per italiano il clima. Peraltro la concessionalità dei finanziamenti varierà a seconda delle operazioni sostenute e quindi non è detto che sia tutto catalogabile come APS. Il comitato di indirizzo definirà la propensione al rischio, il rendimento finanziario e l’impatto climatico, usando il “Rio marker 2” per misurare la rendicontazione climatica. La valutazione dell’impatto comprende i criteri ESG. Con questo Fondo CDP è ora in condizione di lavorare con altre istituzioni finanziarie internazionali, avendo criteri simili rispetto alla concessionalità e alla valutazione degli impatti.
In seguito il comitato direttivo procederà all’applicazione delle linee guida. Le linee guida proposte sembra che indichino l’importanza di stabilire la rendicontabilità dei fondi per il clima, una distribuzione 50 e 50 tra mitigazione ed adattamento a seconda delle aree geografiche prioritarie, che potranno essere paesi a medio reddito e paesi più vulnerabili in Africa e nelle piccole isole. L’impegno sarà coerente con il documento triennale della cooperazione allo sviluppo, mentre sarà difficile utilizzare il Fondo sul nuovo tema emerso alla COP27 di perdite e danni, “loss and damages”. Nella governance non è prevista la presenza delle organizzazioni della società civile, ma vi è apertura a stabilire occasioni e modalità di incontro.
Il Fondo è uno strumento finanziario per grandi operazioni a credito, per partecipare alla finanza internazionale per il clima, come ad esempio la iniziativa “just energy partnership” (Just Energy Transition Partnerships: An opportunity to leapfrog from coal to clean energy | International Institute for Sustainable Development (iisd.org)) Questa iniziativa sostiene la trasformazione dei sistemi produttivi verso la loro decarbonizzazione con energie rinnovabili per mitigare le emissioni, intervenendo sulla questione occupazionale, con un indispensabile accompagnamento di assorbimento dei costi sociali causati dalla transizione. Si prevede di finanziarie i piani nazionali di decarbonizzazione in Sudafrica, Indonesia e Vietnam (l’Italia ha intenzione di mettere a disposizione 50 mln di euro all’anno per questi ultimi due paesi, per un totale di 500 mln di euro). Un altro impegno è previsto con IFAD per partecipare al suo fondo per la sicurezza alimentare e l’agricoltura. In generale si potranno finanziare impianti di energie rinnovabili, operazioni di salvaguardia occupazionale a seguito della transizione, fondi per tecnologie green, fondi di debito come green e blue bond catalizzando altre risorse del mercato dei capitali.
Il Fondo finanzierà le operazioni delle banche e di fondi multilaterali e ha una grande flessibilità concessionale per i settori pubblico e privato, allineandosi alle condizioni solitamente poste dalle istituzioni finanziarie per lo sviluppo. Le modalità intervento sono su una gamma di possibili strumenti:
- investimenti in capitale rischio attraverso la partecipazione a fondi di equity o fondi di fondi, per promuovere la finanza climatica. Non sono previsti finanziamenti diretti al capitale delle imprese
- crediti diretti a grandi progetti di imprese e enti sovrani, non a piccole e medie imprese (PMI), per le quali sono possibili finanziamenti indiretti via intermediari finanziaria locali
- garanzie a supporto di istituzioni bancarie per singole operazioni o portafogli di investimenti, per agevolare l’accesso al credito delle PMI.
E’ prevista una dimensione minima di 5 mln di euro per intervento. Il Fondo sarà utile anche per catalizzare altre risorse, finanziando al massimo il 50% delle operazioni, e cofinanziando con altri intermediari finanziari. E’ possibile combinare il fondo con altre risorse e strumenti, come i crediti di aiuto, le risorse dell’Agenzia di cooperazione (AICS) sui bandi, le risorse proprie di CDP, risorse europee e del Green climate fund, così come fondi privati.
La componente di 40 milioni a fondo perduto serve per pagare le spese di funzionamento del Fondo, per la strutturazione delle operazioni, per preparare i progetti, per fare valutazione on going ed ex post, per assistenza tecnica. L’assistenza tecnica prevista potrà riguardare l’accesso agli strumenti finanziari, potrà essere rivolta agli intermediari finanziari e ai beneficiari. Vi è la possibilità di premialità sui risultati.
Gli impegni del Fondo saranno rivolti, come scritto, a fondi e programmi multilaterali ma si rivolgono anche alle istituzioni e alle imprese italiane. Le gare che seguiranno i finanziamenti saranno aperte e non prevedono vincoli a forniture italiane. Tuttavia le imprese italiane possono essere protagoniste per accedere ai finanziamenti sostenuti dal Fondo presentando i loro progetti.
Le procedure dovranno essere facilitanti, il Fondo deve essere veloce per rendicontare la spesa per il clima. Importante è il livello di maturità delle iniziative, avere progetti subito realizzabili. Si vuole finanziare fondi che abbiamo già una disponibilità di progetti realizzabili nel breve termine.