Quelli che accusano la volontaria Silvia Romano
La liberazione della giovane volontaria Silvia Romano in Somalia dopo 18 mesi di prigionia e le polemiche che alcuni hanno sollevato sull’opportunità della cooperazione internazionale suggeriscono di rileggere quanto scritto nella Legge italiana 125/14. Scrive Gianfranco Cattai, presidente nazionale Focsiv su La Voce e il Tempo.
La liberazione della giovane volontaria Silvia Romano in Somalia dopo 18 mesi di prigionia e le polemiche che alcuni stanno sollevando sull’opportunità della cooperazione internazionale suggeriscono di rileggere quanto scritto nella Legge italiana 125/14 sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo. All’art. 1 tale legge dichiara che «La cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e la pace, è parte integrante e qualificante della politica estera dell’Italia. La sua azione, conformemente al principio di cui all’articolo 11 della Costituzione, contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli, fondate sui principi di interdipendenza e partenariato». L’art. 2 chiarisce che «la cooperazione allo sviluppo, riconosce la centralità della persona umana, nella sua dimensione individuale e comunitaria […]».
È in questo quadro che si collocano le associazioni conosciute come Ong: sono organizzazioni di cittadinanza attiva organizzata, riconosciute dalla Legge 125/14, impegnate nel concretizzare, nei tanti paesi impoveriti del mondo, iniziative e progetti di giustizia sociale e di tutela dei diritti umani a beneficio della persona, in partenariato con persone ed enti con le quali cercano di camminare insieme.
In Italia le Ong vigilano perché le politiche attuate dai Governi siano coerenti (articolo 1) e non cadano nell’errore di dare aiuti con una mano e prendere 10 volte tanto con l’altra; ma soprattutto le Ong sono impegnate nell’educazione alla reciprocità. Sono soggetti che tentano di concretizzare in modo coerente quello che il nostro Paese ha deciso che si dovrebbe fare e il più delle volte non realizza.
In questo scenario chi sono i volontari? Sono forse persone ingenue – come qualcuno vuole fare credere –, persone un po’ folli, illuse di poter cambiare il mondo? Rispondiamo prendendo a prestito parole che la volontaria Eva Pastorelli (già impegnata nel Servizio Civile Universale in Perù ed oggi nella sede romana di Focsiv) indirizzò a Silvia Romano lo scorso 5 dicembre in occasione della Giornata Internazionale del Volontariato.
«Abbiamo scelto di prestare volontariato in paesi dilaniati dai conflitti sociali, nei quali la dignità umana è costantemente lesa da sfruttamento, discriminazioni, corruzione ed ingiustizie. E in questi luoghi abbiamo visto la determinazione di chi continua a lottare nonostante gli ostacoli appaiono insormontabili; abbiamo goduto della generosità di chi vive con poco e darebbe tutto ciò che ha pur di farti sentire a casa; grazie all’incontro con diverse culture e tradizioni abbiamo affrontato le nostre debolezze e scoperto nuovi punti di forza. Ci siamo arricchite interiormente, grazie all’incontro con una realtà diversa dalla nostra e alla condivisione di un percorso con chi quella realtà la vive».
«E non siamo delle ‘ingenue, un po’ folli, illuse di poter cambiare il mondo’. Siamo donne generose e tenaci, consapevoli che i piccoli gesti possono fare la differenza nel costruire un mondo migliore, per tutte e tutti. Siamo donne che hanno scelto consapevolmente, in autonomia e supportate da chi ci conosce da sempre».
Ogni esperienza di volontariato è una scelta personale e certamente non è solo una questione personale. È una scelta di valore condivisa con l’Organismo di appartenenza che, ovviamente, ha delle responsabilità precise, come quello di garantire la priorità della sicurezza personale. Per la Federazione Focsiv (che riunisce 87 Ong e in 48 anni ha gestito 27 mila volontari all’estero) la sicurezza dei giovani è al primo posto. Ogni viaggio, ogni esperienza di Servizio Civile Internazionale o di Volontariato in cooperazione è un investimento per la vita e Focsiv si prende a carico ciascun volontario assumendosi ogni responsabilità. Evidentemente le diverse condizioni dei luoghi nei quali si va ad operare comportano attenzioni diverse. In alcuni casi, nelle situazioni più critiche, neppure i più esperti partono mai da soli.
In questi giorni, nonostante tutte le incertezze dettate dal Coronavirus, molti dei nostri volontari espatriati, d’intesa con le proprie organizzazioni, in modo ponderato e responsabile hanno deciso di restare con gli ultimi nelle tante periferie del mondo. Queste persone con le loro associazioni sono i nostri ambasciatori, dei quali essere orgogliosi, sono lì nella ricerca del Bene comune tra le nostre comunità e quelle locali: una esperienza per la quale vale la pena di spendere la vita e che caratterizza, anche se vissuta per un solo anno, tutta la vita.