Regolamento europeo minerali dei conflitti

Lo scorso 9 giugno una coalizione di ONG europee che lavorano sull’approvvigionamento responsabile dei minerali, di cui FOCSIV è membro italiano, ha pubblicato un Rapporto che analizza lo stato di attuazione del Regolamento europeo sui minerali dei conflitti negli Stati membri dell’Unione europea. Il Rapporto evidenzia le carenze del Regolamento e le principali criticità sulla sua attuazione. Una di queste è l’applicazione di soglie di volume di importazione (al di sotto delle quali il Regolamento non trova applicazione) che rischia di escludere le importazioni più rischiose, anche da parte dei CAHRA, oltre alla generale mancanza di trasparenza che ostacola un monitoraggio efficace ed efficiente delle imprese.
Oggi 15 Giugno il Rapporto è pubblicato ufficialmente in Italia.
Comunicato Stampa
Il Regolamento europeo sui minerali dei conflitti, chiamato anche Regolamento sull’approvvigionamento responsabile dei minerali, è entrato in vigore il 1° gennaio 2021. A questa data, ogni Stato membro dell’UE dovrebbe aver istituito un’autorità competente e specificato le regole di sorveglianza dell’attuazione a livello nazionale. Tuttavia, il progresso dell’attuazione varia notevolmente da un paese all’altro. Il rapporto offre un confronto del processo di attuazione tra gli Stati membri dell’UE, permettendo di identificare quali sono i paesi che si stanno muovendo più celermente e con posizioni più avanzate. L’Austria e la Repubblica Ceca ad esempio hanno le posizioni più avanzate per quanto riguarda la trasparenza, la Finlandia e i Paesi Bassi non sono in prima linea su questo, ma hanno alcune disposizioni interessanti, mentre diversi altri Stati membri rimangono molto indietro.
L’adozione della legislazione segna un passo importante verso la limitazione dell’importazione di minerali 3TG nell’UE provenienti da aree di conflitto o ad alto rischio. Tuttavia, è importante ricordare che questa legislazione è il risultato di negoziati complessi e lunghi, che hanno portato a compromessi politici, e conseguenti limiti in termini di efficacia della legislazione stessa. Queste carenze potrebbero essere utilizzate dalle imprese per sottrarsi agli obblighi e non rispettare le disposizioni del regolamento.
La coalizione di ONG che ha elaborato il Rapporto evidenzia i principali rischi in gioco. L’assenza di un obbligo in relazione alle sanzioni e l’attuazione disomogenea del Regolamento per quanto riguarda i meccanismi di controllo o le sanzioni – elementi centrali per assicurare il rispetto di quanto previsto – che costituiscono elementi di grande preoccupazione per le organizzazioni della società civile. Si teme che l’impatto finale della legislazione europea sarà minato da queste divergenze a livello di singoli Stati Membri e dalla mancanza di meccanismi impositivi quali le sanzioni. Come sottolineato da Ivana Borsotto, Presidente FOCSIV, “è cruciale che i rappresentanti delle istituzioni tengano a mente l’obiettivo politico che sta dietro al Regolamento: introdurre uno strumento efficace che vincoli le imprese europee – se pure nella settorialità e nei limiti che lo caratterizzano- a rispettare i diritti umani. Questo implica e richiede un efficace strumento di applicazione e meno spazio per l’interpretazione disomogenea del Regolamento da parte degli Stati membri”.
Un’altra grave lacuna è la mancanza di trasparenza su quali imprese rientrino nel Regolamento, e l’effettiva capacità di collegare la produzione a monte con le importazioni UE. “Poiché attualmente, nella maggior parte dei Paesi, non c’è una lista pubblica né delle importazioni delle aziende europee, né delle aziende che rientrano nel Regolamento, diventa molto difficile per le organizzazioni della società civile europea e per i loro partner nei paesi produttori dei minerali 3TG svolgere quel ruolo di controllo che è invece essenziale per monitorare l’applicazione stessa del Regolamento”, prosegue Borsotto.
Infine, l’applicazione di soglie volumetriche alle importazioni, sotto le quali non vi è controllo, rischia di escludere dal Regolamento proprio le importazioni più rischiose, che non necessariamente sono anche le maggiori quantitativamente, e lascia aperta la possibilità per le aziende di aggirare il Regolamento, frammentando i flussi di importazioni.
In conclusione del Rapporto, la coalizione di ONG presenta una serie di raccomandazioni rivolte agli Stati Membri, alle autorità nazionali responsabili per il Regolamento, e alla Commissione Europea, in vista del processo di revisione ufficiale del Regolamento, che la Commissione avvierà il 1° gennaio 2023.
E’ necessario assicurare che il Regolamento, nella sua concreta attuazione, sia coerente con il suo principale obiettivo: interrompere il collegamento tra l’estrazione e il commercio di minerali da parte di imprese europee da un lato, e i conflitti, le violazioni dei diritti umani, la corruzione dall’altro.
“Ogni passo indietro su obbligatorietà, strumenti di controllo, sanzioni, trasparenza e raggio di applicazione del Regolamento – conclude Borsotto- ci allontanerà dal raggiungimento di questo obiettivo. FOCSIV, con le sue organizzazioni federate, conferma e prosegue il proprio impegno accanto alle comunità locali nei paesi e nei territori più vulnerabili, per la tutela de diritti umani, delle comunità indigene, e della difesa dell’ambiente, per uno sviluppo umano integrale, e guarda con fiducia al processo europeo in corso per l’ adozione di una due diligence per le imprese obbligatoria e trasversale su diritti umani e ambiente”.
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ITALIA: Contatti: Giulia Pigliucci – ufficio stampa FOCSIV: comunicazione.add@gmail.com
The European NGO Coalition on Conflict Minerals
