Rifugiati e migranti: due storie positive di accoglienza e integrazione
In questi giorni in cui in Europa si discute di «quote» e di «numeri» per far fronte all’ «emergenza» immigrazione e, dopo l’accorato appello di papa Francesco alle parrocchie affinché ospitino ciascuna una famiglia di rifugiati, in Italia esistono già da tempo esempi positivi di accoglienza che ci insegnano che accogliere si può, e che lo si può fare anche a costo zero. Le loro esperienze sono raccontante in due libri recentemente pubblicati dall’Editrice Missionaria Italiana, La valle accogliente di Paolo Erba, Eugenia Pennacchio e Silvia Turelli e La Padania dell’integrazione di Raul Daoli.
La valle accogliente narra la genesi e il successo del progetto di microaccoglienza diffusa nato nel 2011 a Malegno, in Valle Camonica (Bs), e frutto della collaborazione tra l’amministrazione e la Cooperativa K-pax, progetto che ha catturato l’attenzione anche dei media francesi (Le Monde e France3). Istituita inizialmente per accogliere un centinaio di persone fuggite dall’Africa, questa iniziativa condivisa ha permesso di impiegare questi 116 ragazzi in diverse attività: dalla cura del verde pubblico, all’agricoltura, fino dei veri e propri stage di lavoro. Grazie a queste esperienze, i comuni e la cooperativa hanno trasformato quello che avrebbe dovuto essere un «peso» e «problema» in una risorsa, restituendo nel contempo dignità e salute a coloro che l’avevano persa. Un risultato ottenuto senza gravare sulle casse comunali, ma attingendo invece da fondi europei dedicati e in collaborazione con altre realtà private impegnate nel sociale. In una recente intervista Paolo Erba, giovane sindaco di Malegno tra gli autori del libro, ha ricordato che, se tutti i comuni italiani facessero come il suo comune, che su 2060 abitanti accoglie stabilmente da 4 anni a turno 8 richiedenti asilo, allora in Italia si potrebbero accogliere 240.000 rifugiati, circa 2 volte e mezzo quelli che ci sono oggi, «senza grandi difficoltà».
Ne La Padania dell’integrazione, Raul Daoli, per dieci anni sindaco del comune nel reggiano dove la percentuale di stranieri raggiunge il 15% della popolazione e dove ha sede il primo tempio sikh in Italia, ha deciso di investire tutto nell’educazione. Dando vita a progetti che coinvolgessero tanto i bambini quanto i loro genitori nelle attività scolastiche, con iniziative culturali che vanno dal Festival Uguali Diversi al percorso Genitori Efficaci e al Progetto Cultivar e costruendo una solida rete di relazioni sociali, questa amministrazione ha compreso che l’integrazione parte dai bambini e, soprattutto, dalla loro istruzione, poiché «superando barriere e pregiudizi che ostacolano la creazione di una società multiculturale, si agisce, nella società di oggi, per costruire, nel presente, la società futura, i cittadini del domani». Senza dare fondo alla casse comunali e, anzi, creando futura competitività economica.
Piccoli progetti che possono essere un modello virtuoso riproducibile in tutti i comuni d’Italia.
GLI AUTORI
Paolo Erba, di professione formatore, è sindaco di Malegno (BS) dal 2014.
Eugenia Pennacchio e Silvia Turelli fanno parte della Cooperativa K-pax di Malegno, parte attiva del Progetto Accoglienza Diffusa.
Raul Daoli, 44 anni, si occupa di cost management e di fund raising. È stato sindaco di Novellara (RE) dal 2004 al 2014, interessandosi in modo speciale dell’inclusione dei «nuovi italiani» nel suo Comune.