Rimpatrio e Reintegrazione: Sfide e Soluzioni

Fonte immagine euronews, I rimpatri volontari assistiti promossi dall’OIM
Ufficio Policy Focsiv – In linea con l’attenzione di Focsiv nei confronti del tema migratorio, riportiamo di seguito una traduzione dell’articolo “Eight things we learned about migrant returns and reintegration” del Mixed Migration Centre (MMC), che riassume in 8 punti principali il suo report “Mixed returns: return migration and reintegration dynamics”, offrendo un’importante riflessione sulle dinamiche dei rimpatri dei migranti e della loro reintegrazione.
Il report evidenzia le complessità e le sfide che i migranti affrontano durante il processo di ritorno nei loro Paesi d’origine e suggeriscono la necessità di approcci più umani e basati sui diritti.
Per prima cosa si sottolinea come le motivazioni dei migranti per tornare variano ampiamente, mentre le politiche e gli accordi tra i governi tendono a trascurare tale diversità e a concentrarsi su tipologie di rimpatri specifici, come le deportazioni o i rimpatri assistiti; tuttavia, la distinzione tra rimpatri “volontari” e “forzati” è spesso labile, in quanto molti migranti si sentono costretti a tornare per via di pressioni socio-economiche o legali, dunque, seppur beneficiando del sistema di rimpatrio assistito, si sentono fondamentalmente senza scelta.
Nonostante i rimpatri forzati siano diventati un pilastro della diplomazia e delle politiche migratorie esternalizzate (vedi Come l’Europa sta lentamente chiudendo le porte ai richiedenti asilo), queste non riescono a ridurre efficacemente la migrazione irregolare. Al contrario, spesso spingono i migranti verso rotte più pericolose, esponendoli a gravi violazioni dei diritti umani. I migranti sono vittime dell’uso della forza e della detenzione. Queste politiche risultano essere una merce di scambio tra i paesi di transito/origine e i paesi europei, con i primi che cercano di ottenere incentivi economici piuttosto che a perseguire il benessere delle persone.
Viene a mancare poi la consapevolezza come il principio di non refoulement sancito dall’art. 33 della Convenzione di Ginevra del 1951 (vedi anche The principle of non-refoulement under international human rights law) sia centrale per difendere tutti i migranti da ritorni dannosi, garantendo rimpatri dignitosi e sicuri, e non riguarda esclusivamente i rifugiati o richiedenti asilo, ma chiunque rischi di subire danni irreparabili al momento del rientro, tra cui persecuzioni, torture, maltrattamenti o altre gravi violazioni dei diritti umani.
Ad influire negativamente sui ritorni dei migranti interviene anche la mancanza di supporto nella fase che precede la partenza, che rende difficile il processo di reintegrazione. Mancano un’adeguata informazione sul viaggio, l’assistenza finanziaria, legale e un aiuto psicologico per sostenere le proprie scelte (vedi L’assistenza allo sviluppo e la gestione della migrazione). Spesso infatti i migranti subiscono violazioni dei diritti, inclusi abusi e misure coercitive come detenzione e respingimenti alle frontiere, che ostacolano il loro benessere psicologico. Anche debiti economici, sentimenti di fallimento e stigma sociale si presentano come barriere significative per molti migranti nel reinserimento nella società, evidenziando la necessità di un supporto completo.
Affrontare le cause profonde della migrazione è essenziale, poiché molti migranti vedono nella re-migrazione l’unica opzione, in quanto il ritorno può significare affrontare condizioni socio-economiche peggiori rispetto a quelle pre-partenza, senza le risorse per ricostruire la propria vita. Il rimpatrio e la reintegrazione stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nelle politiche migratorie globali, ma questi processi rimangono controversi e politicizzati, accompagnati da sfide economiche e sociali, soprattutto per i migranti che hanno subito abusi.
Per garantire una reintegrazione efficace è necessario un supporto continuo che comprenda assistenza economica, psicologica e sociale a lungo termine.
Senza un approccio equo e rispettoso dei diritti umani, i rimpatri rischiano di fallire e le conseguenze possono essere o di perpetuare il ciclo della migrazione forzata e irregolare oppure di generare una “immobilità involontaria” per coloro che non possono né migrare nuovamente né costruirsi una vita stabile.
Questi punti evidenziano la complessità dei rimpatri e l’urgenza di adottare nuove politiche più solidali per garantire una reintegrazione sostenibile, con processi equi e trasparenti, in linea con gli obblighi legali internazionali, per evitare ulteriori violazioni dei diritti umani.