RIO+20: UNA DELUSIONE ANNUNCIATA
Come temuto, sono deludenti i risultati della Conferenza sullo sviluppo sostenibile di Rio (20 – 22 giugno) che FOCSIV ha seguito con Sergio Marelli quale suo rappresentante ed esperto in politiche e relazioni internazionali.
Infatti, la Conferenza di Rio+20 si è conclusa senza raggiungere risultati concreti ed impegni vincolanti capaci di favorire lo sviluppo sostenibile, sradicare la povertà e far fronte al peggioramento della crisi ambientale, le cui conseguenze gravano soprattutto sulle popolazioni povere del sud del mondo e meno responsabili di questa crisi.
Il vertice era stato convocato dalle Nazioni Unite esattamente a 20 anni di distanza dal primo Summit della Terra di Rio per verificare ciò che è stato fatto in questi due decenni e per affrontare l’importante sfida di definire un insieme di scelte politiche, economiche, ambientali e sociali per assicurare uno sviluppo sostenibile per il pianeta. Tuttavia, come riportato da Marelli, già alla vigilia della conferenza appariva evidente che il negoziato tra i rappresentanti dei Governi degli Stati membri delle Nazioni Unite si trovava in una fase di stallo. Questo perché ogni paese partecipava alle lunghe sessioni negoziali valutando le proposte e i vincoli della comunità internazionale sulla base dei propri interessi, chiedendo il sostegno per sviluppare attività di “green economy”, vista dai più come lo strumento adatto ad affrontare la crisi in atto e capace di garantire lo sviluppo sostenibile combinando la crescita economica con la tutela dell’ambiente.
Tale impostazione non è affatto condivisa dalla FOCSIV e dalla maggioranza dei rappresentanti della società civile e delle organizzazioni presenti a Rio, che hanno criticato il modello della green economy e della green growth. E’ infatti forte il rischio che la green economy contribuisca a realizzare solo operazioni di facciata, lasciando di fatto immutato un paradigma di sviluppo ad oggi basato sulla crescita, sul consumismo, sull’assenza di responsabilità riguardo ai limiti delle risorse naturali, e che accresce le diseguaglianze tra le popolazioni povere e quelle ricche del pianeta.
Gli accordi presi a Rio non intaccano questo attuale paradigma di sviluppo che rimane lontano dall’essere fondato sui diritti fondamentali della persona, delle comunità e della natura, e dall’essere capace di garantire alle generazioni future una vita dignitosa sorretta dalle ricchezze del pianeta, come auspicato nel vertice parallelo “cupula dos povos” che riuniva i rappresentanti della società civile, delle popolazioni indigene e delle organizzazioni. Un cambiamento ritenuto imprescindibile anche dalla FOCSIV che, insieme alle altre organizzazioni consociate nella CIDSE, la rete delle Organizzazioni Cattoliche di sviluppo legate alle Conferenze Episcopali di Europa e Nord America, aveva preparato un documento dedicato con l’obiettivo di influenzare il dibattito e i negoziati in vista di RIO+20.
Nella premessa al documento, pubblicato nella Collana Strumenti 34 -2012 dal titolo “La FOCSIV per la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (Rio, 20-22 giugno 2012)” , Marelli afferma infatti che la FOCSIV insieme con la CIDSE vuole “un cambiamento di paradigma che ponga finalmente e definitivamente la persona al centro di ogni processo di sviluppo e l’utilizzo delle risorse ambientali e naturali a indicatore insormontabile di ogni azione individuale, locale, nazionale ed internazionale“.
Le proposte contenute nel documento sono rimaste purtroppo inascoltate, come ad esempio quelle relative all’importante questione del modello di governance mondiale con il compito di gestire il futuro del pianeta.
Infatti, i delegati si sono adoperati per garantire l’autonomia degli Stati nella scelta dei modelli produttivi e di sviluppo e per evitare interferenze di soggetti terzi, nonostante le varie proposte concrete come quella di chiedere ai Governi di rendere il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) una vera e propria agenzia con poteri propri e sede a Nairobi.
Essendo ormai conclusi i lavori, appare chiaro che si poteva fare di più e che gli accordi non risultano all’altezza di risolvere la grave crisi ambientale che affligge il pianeta e per garantire la sostenibilità dell’azione dell’uomo nei confronti del pianeta.