Ristrutturare gli aiuti allo sviluppo
Fonte immagine LILT
Le organizzazioni per lo sviluppo non possono continuare a competere per risorse sempre più scarse
Ufficio Policy Focsiv – In linea con l’impegno FOCSIV nella cooperazione allo sviluppo, e con la campagna in corso home – campagna 070, proponiamo un interessante articolo dal Financial Times del 4 gennaio 2023, in traduzione dall’inglese. Esso espone il punto di vista di Dhananjayan Sriskandarajah, Chief Executive di Oxfam Great Britain, sulla necessità di ristrutturazione dell’architettura finanziaria per gli aiuti globali. Questo articolo riprende proposte che abbiamo già evidenziato nell’articolo di Gordon Brown Come finanziare lo sviluppo globale? – FOCSIV.
L’aiuto pubblico allo sviluppo è centrale nella responsabilità degli Stati ricchi di assicurare i diritti umani fondamentali delle popolazioni più povere e vulnerabili, la dignità della vita sul nostro pianeta, nella nostra casa comune, la giustizia sociale e i beni pubblici globali come la biodiversità e il clima.
Ciò significa riconsiderare il dogma dell’austerità fiscale e facilitare la ristrutturazione del debito, tassare le rendite e le speculazioni, combattere i paradisi fiscali e le fughe dei capitali, sostenere le banche multilaterali, insomma riformare l’architettura finanziaria.
Il Financial Times è una testata finanziaria internazionale di cui FOCSIV non condivide tutte le opinioni, ma che ritiene una fonte di informazioni attendibile Financial Times Bias and Reliability | Ad Fontes Media.
“È una tragedia che una persona su 23 (One in 23 people will require humanitarian relief in 2023, UN warns | Humanitarian response | The Guardian) in tutto il mondo avrà bisogno di aiuti umanitari nel 2023. Calamità più frequenti, aumento degli sfollamenti e la persistente minaccia di malattie, uniti all’aumento vertiginoso dei prezzi di cibo, carburante e fertilizzanti, stanno causando le peggiori crisi umanitarie degli ultimi decenni.
Organizzazioni come Oxfam stanno facendo del loro meglio per reagire in regioni come l’Africa orientale, dove si stima che la peggiore siccità degli ultimi 40 anni si traduce in un morto per fame ogni 36 secondi. Ma operiamo in un sistema umanitario che si sente sopraffatto. Risolvere il problema non significa solo più soldi. E’ necessario un nuovo sistema di finanziamento di beni pubblici globali come i bisogni umanitari e il 2023, nonostante la situazione sembri alquanto cupa, sarà un anno cruciale per la sua realizzazione.
Mezzo secolo fa i governi ricchi hanno creato l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS). Pochi Stati hanno mantenuto la promessa di accantonare lo 0,7 per cento del reddito nazionale lordo per gli aiuti, e molti donatori non danno la priorità alla riduzione della povertà (più fondi per gli aiuti vengono al momento spesi all’interno della Gran Bretagna per questioni quali l’accoglienza dei migranti piuttosto che nei paesi più poveri del mondo), i 180 miliardi di dollari circa di APS messi da parte a livello globale ogni anno sono una notevole manifestazione di compassionevole internazionalismo.
Ma, negli ultimi anni, le debolezze del sistema sono state dolorosamente messe a nudo. Gli appelli umanitari delle Nazioni Unite vengono accolti solo in parte (I bisogni umanitari raggiungeranno livelli record nel 2023 – FOCSIV), mentre il collasso climatico è già un bisogno crescente. La ricerca di Oxfam mostra che il bisogno umanitario che nasce da eventi meteorologici estremi è aumentato di otto volte dal 2000. E, proprio il mese scorso, alla COP sulla biodiversità (I limiti dell’accordo Cop15 sulla biodiversità – FOCSIV, i delegati dei paesi in via di sviluppo hanno organizzato una protesta contro il fallimento dei paesi ricchi nel fornire finanziamenti sufficienti ad affrontare un rapido declino della biodiversità globale.
Non possiamo continuare a rietichettare semplicemente i fondi di denaro esistenti – e spesso in diminuzione. Ed è qui che il 2023 diventa importante.
In primo luogo, ci sono crescenti richieste di revisione delle istituzioni di Bretton Woods per dare più finanziamenti. Le banche multilaterali di sviluppo potrebbero prestare fino a un ulteriore trilione di dollari per aiutare i paesi a finanziare i loro obiettivi di sviluppo sostenibile, senza bisogno di nuovo denaro dagli azionisti che li finanziano (ndr gli Stati membri).
Sfruttare il mercato dei capitali a livello internazionale dalle banche multilaterali che hanno sede a Washington potrebbe essere la chiave per fornire difese costiere a comunità sempre più vulnerabili alle condizioni meteorologiche estreme. E la cosiddetta Agenda di Bridgetown per riformare l’architettura finanziaria globale sta guadagnando slancio. Un vertice co-ospitato dal primo ministro delle Barbados, Mia Mottley, e dal presidente francese Emmanuel Macron a giugno 2023 sarà un test chiave di quanta volontà politica ci sia di sbloccare nuove risorse.
In secondo luogo, l’accordo raggiunto alla COP27 di novembre 2022 per creare un fondo da finanziare per affrontare perdite e danni causati dal cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo crea un’opportunità per radicare questi fondi alla responsabilità, cosa che i paesi in via di sviluppo e gli attivisti per il clima stanno chiedendo da decenni. Anche qui c’è stato uno slancio positivo, con paesi come Scozia e Danimarca che hanno di recente impegnato finanziamenti bilaterali per far fronte a perdite e danni, e la COP28 negli Emirati Arabi Uniti alla fine del 2023 dovrebbe mirare a fornire un calcolabile e adeguato finanziamento.
Terzo, considerato che molti governi hanno buttato via le regole di austerità fiscale per rispondere alla pandemia da Covid-19, e poi all’aumento dei costi dell’energia, ora c’è la possibilità di progettare nuove coraggiose soluzioni per finanziare i beni pubblici globali. Che si tratti di una tassa sui carburanti fossili finora disattesa, o il riemergere di richieste di tasse “Robin Hood”, ci sono alcune interessanti idee, nonché opportunità per gli attori del settore privato, di mostrare leadership dove i governi sembrano incapaci o riluttanti.
I paesi sviluppati devono rendersi conto del fatto che occuparsi della riforma dell’architettura finanziaria globale riguarda meno la beneficenza e più la responsabilità – e naturalmente l’illuminato interesse personale. La situazione attuale in cui ci troviamo a competere per attirare l’attenzione dei donatori con fondi in diminuzione è insostenibile.
Audacia e ambizione sono necessarie se vogliamo creare un nuovo sistema adatto allo scopo di finanziamento dei beni pubblici globali, il più urgente dei quali è il bisogno umanitario crescente.