Salvare la dovuta diligenza europea

Ufficio Policy Focsiv – Focsiv assieme a diverse altre organizzazioni segue da tempo la necessità di adottare regole affinché le imprese rispettino i diritti umani, il lavoro e l’ambiente nelle loro operazioni d’affari, nel commercio e negli investimenti internazionali, contro pratiche come il land grabbing.
L’anno scorso l’Unione europea ha approvato una direttiva sulla dovuta diligenza che, pur con diverse debolezze (Il mesto accordo sulla direttiva europea per la dovuta diligenza – Focsiv), va nella direzione auspicata.
Purtroppo recentemente la cosa viene rimessa in discussione con l’esigenza di semplificare le norme, vedi in “Non senza di noi”per la sostenibilità delle relazioni economiche – Focsiv
In questi giorni è prevista la discussione di questa semplificazione, e sembra che sia peggiorativa. Per questo numerose organizzazioni, tra cui la Focsiv, hanno inviato una lettera al governo italiano e alla Commissione europea per chiedere di essere fermi nell’esigenza di affermare la dovuta diligenza senza diluirla e renderla inefficacie.
Qui di seguito e in allegato la lettera
Lettera aperta
Al vicepresidente della Commissione europea Stéphane Séjourné
Al vicepresidente Raffaele Fitto
Alla Commissaria Maria Luís Albuquerque
Al Commissario Valdis Dombrovskis
e p.c.
alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
al Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti
al Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso
al Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani
Rappresentiamo una compagine ampia e plurale di organizzazioni, sindacati e reti guidati, nelle nostre attività quotidiane, dalla tutela dei diritti umani, del lavoro e dell’ambiente in Italia e nel mondo. Esprimiamo la forte preoccupazione che l’annunciato pacchetto di semplificazione Omnibus della Commissione europea depotenzi irrimediabilmente la Direttiva sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (CSDDD).
Al fine di perseguire l’obiettivo di semplificazione e razionalizzazione delle norme, auspichiamo che il pacchetto Omnibus si concentri sugli atti necessari a facilitarne l’attuazione e che si evitino modifiche del contenuto della normativa sulla due diligence aziendale sostenibile. Qualsiasi diversa soluzione minerebbe la legittimità di strumenti legislativi democraticamente adottati creerebbe confusione per tutte le aziende che hanno già intrapreso un percorso di adattamento.
La riapertura completa della Direttiva due diligence metterebbe, inoltre, in pericolo l’intero impianto della normativa, faticosamente raggiunto al termine di un percorso pluriennale e frutto di approfondite analisi di impatto, consultazioni con gli stakeholder e di un lungo negoziato politico.
Ciò merita particolare attenzione, trattandosi di una normativa che è stata appena approvata e che, per la prima volta, fornisce un quadro completo della responsabilità delle imprese per le violazioni dei diritti umani e del lavoro e per gli impatti ambientali. E’ opportuno che la Commissione non riapra questi dossier legislativi ma anzi agisca attraverso atti esecutivi per armonizzarne l’attuazione, cosicché l’Italia e gli altri stati membri possano procedere nel recepimento della direttiva, e le imprese vengano sostenute nell’applicazione della stessa attraverso l’adozione di linee guida e altri atti delegati, come indicato dalla stessa normativa. La Direttiva deve realizzare il suo pieno potenziale di promozione di pratiche commerciali responsabili, di protezione dei diritti umani e del lavoro, e dell’ambiente, e di rafforzamento della capacità produttiva delle filiere italiane e internazionali secondo i più elevati standard di qualità sociale e ambientale, necessari ad intraprendere una transizione giusta ed inclusiva in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo soste