Scandalo COP28 per i combustibili fossili
Fonte immagine COP 28 trade deal scandal highlights presidency’s conflict of interest | Netzeroinvestor
ADNOC accusata di aver siglato accordi da 100 Miliardi di Dollari
Ufficio Policy Focsiv- Un’indagine condotta da Global Witness ha rivelato che nel 2023 la compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi Uniti, ADNOC, ha sfruttato la presidenza della COP28 per stringere accordi sui combustibili fossili per un valore di 100 miliardi di dollari. Nonostante le smentite del rappresentante Al Jaber, i documenti trapelati sollevano preoccupazioni su conflitti di interesse e sull’efficacia delle conferenze sul clima.
La relazione di questa indagine è stata presentata il 4 giugno 2024, durante l’inizio dell’incontro di Bonn di preparazione alla COP29 (June Climate Meetings Take Modest Steps Forward; Steep Mountain Still to Climb Ahead of COP29 | UNFCCC).
Global Witness, ONG internazionale, ha partecipato alla conferenza di Bonn per diffondere la notizia attraverso proiezioni nella città, esortando i delegati climatici e i leader mondiali a dare priorità alle persone rispetto a chi inquina. In un’intervista, la deputata statunitense Rashida Tlaib, democratica del Michigan, ha duramente criticato la situazione, affermando che le conferenze possono consentire ai dirigenti delle compagnie dei combustibili fossili di sfruttarle per interessi contrari allo scopo, minando gli sforzi per ridurre le emissioni e passare alle energie pulite.
Nel corso del 2023, ADNOC ha stipulato e sviluppato almeno 20 accordi con aziende e Stati, includendo importanti economie come il Kenya, dove ha fornito circa il 50% del diesel e del carburante per aerei, suscitando controversie riguardo alla sostenibilità delle sue pratiche. ADNOC ha capitalizzato l’attenzione internazionale durante la COP28 per rafforzare il suo ruolo di attore globale nel settore dei combustibili fossili. Grazie all’ambiguità del linguaggio nelle decisioni della COP28, l’azienda prevede di continuare la produzione di petrolio e gas per decenni.
Le preoccupazioni per la COP29 derivano dal timore che, con la leadership di figure legate all’industria dei combustibili fossili, gli sforzi per combattere il cambiamento climatico possano essere compromessi da interessi che favoriscono l’espansione dell’uso di petrolio e gas, come avvenuto negli Emirati Arabi Uniti durante la COP28.
L’indagine
Il 4 giugno 2024, Global Witness ha pubblicato un’indagine rivelatrice che evidenzia come nel 2023, anno in cui gli Emirati Arabi Uniti hanno ospitato la COP28, la compagnia petrolifera nazionale ADNOC abbia cercato accordi nel settore del petrolio, del gas e dei prodotti petrolchimici per un valore vicino ai 100 miliardi di dollari. Questo valore rappresenta un aumento di cinque volte rispetto al 2022 e superiore ai quattro anni precedenti messi insieme. L’indagine analizza anche i volumi di produzione ed esportazione, il numero di lobbisti dei combustibili fossili presenti ai colloqui di Dubai, stimando le emissioni di gas serra derivanti dai prodotti di ADNOC.
Documenti trapelati indicano che ADNOC avrebbe ricevuto istruzioni di discutere accordi sui combustibili fossili con rappresentanti statali durante la COP28, contraddicendo le smentite del suo rappresentante, Al Jaber. Queste rivelazioni mettono in dubbio le smentite di Al Jaber secondo cui i colloqui sul clima non sarebbero stati utilizzati per promuovere gli interessi aziendali, sollevando preoccupazioni riguardo possibili conflitti di interesse. Sebbene l’evento mirasse a contrastare il cambiamento climatico, le attività di ADNOC sembrano aver favorito l’industria dei combustibili fossili.
Nel corso del 2023, ADNOC ha cercato o concluso accordi con aziende provenienti da 12 paesi, tra questi il Kenya.
Affari con il Kenya
Tra i paesi coinvolti negli accordi di ADNOC spicca il Kenya. Nel 2023, il Kenya, una delle principali economie dell’Africa, ha importato circa 14 milioni di barili di prodotti petroliferi da ADNOC, principalmente diesel, gasolio e carburante per aerei. Documenti nazionali trapelati durante la COP28 hanno rivelato che ADNOC ha effettuato vendite e scambi per un valore di 1 miliardo di dollari con aziende del Kenya nell’ultimo anno, concentrandosi soprattutto su prodotti raffinati come diesel e carburante per aerei.
Ad esempio, nel marzo 2023, ADNOC, insieme a Saudi Aramco e Emirates National Oil Company, ha concluso un accordo per fornire al Kenya diesel e carburante per aerei, soddisfacendo circa il 50% della domanda nazionale. Tuttavia, a seguito del rallentamento del mercato, il Kenya ha richiesto una rivalutazione delle condizioni contrattuali. ADNOC ha proposto di modificare il contratto solo se il Kenya avesse accettato di prolungarlo fino a dicembre 2024. A settembre 2023, il Kenya ha accettato di estendere l’accordo nelle nuove condizioni proposte.
Conferenza di Bonn
Queste rivelazioni sono emerse durante la sessione intersessionale di Bonn il 4 giugno 2024, un evento cruciale in vista della COP29, dove gli Emirati Arabi Uniti passeranno la presidenza alla conferenza all’Azerbaigian. La tempistica sottolinea l’urgenza di affrontare i potenziali conflitti di interesse nei negoziati climatici internazionali.
La nomina di Mukhtar Babayev, da lungo tempo dirigente dell’industria petrolifera, come futuro presidente della COP29 nel ruolo di ministro dell’ecologia dell’Azerbaigian, rinnova le preoccupazioni riguardo a conflitti di interesse simili a quelli occorsi durante la presidenza degli Emirati Arabi Uniti, anch’essa guidata da una figura del settore petrolifero.
Conclusioni
Il coinvolgimento di dirigenti delle industrie dei combustibili fossili nella leadership delle COP ha sollevato gravi preoccupazioni riguardo ai potenziali conflitti di interesse, richiedendo nuove politiche per garantire trasparenza e indipendenza negli sforzi globali contro il cambiamento climatico. La deputata statunitense Rashida Tlaib ha condannato l’influenza dei dirigenti dei combustibili fossili sulla COP29, evidenziando il loro impatto negativo sugli sforzi globali contro il cambiamento climatico.
Il rapporto di Global Witness non solo mette in luce potenziali casi di corruzione ma solleva anche dubbi sulle congratulazioni rivolte agli Emirati Arabi Uniti dopo la COP28, rivelando un’azione coordinata che ostacola i negoziati climatici e supporta regimi autoritari, alimentando l’espansione globale della produzione di combustibili fossili.