Sidra torna nella città santa per cristiani iracheni con il Santo Padre
comunicato stampa Roma, 7 marzo 2021
Sidra, il Libro Sacro di Qaraqosh scampato alla furia iconoclasta dell’ISIS e restaurato in Italia torna nella città santa per cristiani iracheni con il Santo Padre in occasione del suo viaggio in Iraq.
Nella mattinata di domenica 7 marzo in occasione dell’incontro di preghiera nella Chiesa siriaca-cristiana dell’Immacolata Concezione di Qaraqosh il Santo Padre ha consegnato al Vescovo Yohanna Butros Mouché Sidra, il Libro Sacro di liturgia del XIV – XV secolo della città santa per i cristiani iracheni della Piana di Ninive. Il Manoscritto, trascritto con caratteri siriaci, raccoglie le preghiere liturgiche da recitare in aramaico fra la festa della Pasqua e quella della Santa Croce. Scampò alla furia iconoclasta e anticristiana degli uomini dell’ISIS, che dal 2014 al marzo 2017 hanno occupato e devastato quelle terre, grazie ad una astuzia dei sacerdoti, che poco prima della fuga dalla città lo murarono insieme ad altri antichi volumi in un sottoscala. Liberata Qaraqosh, i preziosi libri, tra i quali Sidra, furono ricoverati temporaneamente in un deposito di Erbil e custoditi dai sacerdoti, qui fu ripreso dalle telecamere di Laura Aprati e Marco Bova nel gennaio 2017, in quei giorni in Kurdistan per realizzare un documentario insieme a FOCSIV.
Per permettere che fosse restaurato dall’Istituto centrale per la patologia degli archivi e del libro (ICPAL) il Vescovo Yohanna Butros Mouché lo consegnò ai volontari di FOCSIV, che lo portarono in Italia grazie all’impegno diretto dell’allora Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, e di Giulia Silvia Ghia, presidente di Verderame progetto cultura.
Appena giunto nel nostro Paese fu presentato al Salone del Libro di Torino nel 2017 come emblema delle migliaia di persone scampate agli orrori della guerra e alle milizie jihadiste, di quel processo di annientamento delle persone, di distruzione di interi territori e di “genocidio culturale” che era teso a spazzare via la presenza cristiana millenaria da quella area.
“Riportare a casa e far sì che possa Papa Francesco, in questo suo storico e importante viaggio in questa terra, riconsegnare Sidra ai suoi fedeli e alla sua Chiesa assume un forte valore simbolico: il ritorno e il recupero delle radici comuni in luoghi dove la guerra non solo ha distrutto, ma ha tentato di sradicare le tradizioni e le culture più che secolari, cancellando ogni traccia che potesse ricordare, pur minimamente, la storia di una convivenza pacifica della cristianità presente da secoli in questi luoghi. È l’incarnazione del messaggio dell’Enciclica Fratelli tutti, poiché in ogni artefatto umano vi è una commistione di usi, parole e pensieri di diversa provenienza, che permette di identificare, nel suo insieme, un popolo e una terra. Sidra è tutto questo. – ha dichiarato Ivana Borsotto, presidente FOCSIV – Il lavoro condotto tutti insieme affinché Sidra torni a casa è anche l’espressione del ruolo positivo che svolge la cooperazione internazionale nelle diverse parti del mondo: promuovere lo sviluppo sì delle persone, ma anche favorire la coesione sociale e la crescita dei territori e delle comunità in modo da rendere le popolazioni autosufficienti ed autonome. Senza libri non c’è comunità e senza questa non può esserci la Storia di un popolo e la sua cultura.”
Dopo Torino Sidra fu affidato al delicato lavoro gratuito dell’Istituto centrale per la patologia degli archivi e del libro (ICPAL) del MIBACT che lo ha inquadrato storicamente, grazie anche al preliminare esame da parte di esperti di lingua siriaca – Paolo Lucca dell’Università di Venezia di liturgia orientale, Delio Vania Proverbio e Adrien de Fouchier della Biblioteca Apostolica Vaticana – e restaurato in alcune sue peculiarità come l’antica rilegatura e l’inchiostro molto particolare usato per le miniature. Sidra era in condizioni di conservazione molto critiche, con problemi vari e complessi: dalla struttura del volume molto compromessa, alla pessima condizione dei pigmenti delle miniature e degli inchiostri della scrittura, dalla fragilità delle carte alle fratture scomposte delle assi lignee della legatura.
Il suo deplorevole stato di conservazione, la sua provenienza e le sue peculiarità materiche e strutturali, hanno richiesto e una comparazione con alcuni volumi siriaci della stessa epoca conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Successivamente, e prima di affrontare la fase prettamente ‘chirurgica’ dell’intervento, il volume è stato sottoposto alle analisi scientifiche presso i laboratori di Biologia, Chimica, Fisica e Tecnologia dell’ICPAL, per connotare i materiali costitutivi del volume e le mediazioni grafiche presenti e per specificare le cause dei danni presenti e il livello di degradazione dei singoli materiali.
L’intervento di restauro vero e proprio, durato 10 mesi di lavoro, ha fornito l’occasione per trovare soluzioni adatte alla grande quantità di problemi che raramente convivono in un’unica opera: l’instabilità degli inchiostri, per la quale era necessario eseguire un consolidamento di ogni singola lettera vergata; la rimozione del nastro adesivo e delle gocce di cera; senza contare le lacune, gli strappi, i tagli e lo sfaldamento del supporto scrittorio; la presenza di ‘pecette’ per celare le miniature; la debolezza delle parti strutturali, le spaccature e lacune delle assi lignee e del cuoio. L’unico elemento originale del Libro, che è stato indispensabile sostituire, è stato il filo di cucitura dei fascicoli, oggi conservato nel contenitore di protezione ove questo è riposto.
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