TRA IL DIRE E IL FARE C’È DI MEZZO IL… RIMAC.
“Se ne vanno veramente!”. Tre grossi camion alle porte della comunità di Cantagallo, Lima Centro, sono in attesa di riportare a Pucallpa, città della selva e capoluogo della regione Ucayali, 21 famiglie di indigeni shipibo che hanno firmato accordi con l’Impresa LAMSAC, promotrice del megaprogetto Via Parque Rimac.
È il 15 aprile, un martedì pomeriggio assolato. Riunita in gruppetti la gente osserva e mormora: qualcuno molto preoccupato per le possibili conseguenze; qualcun altro sorpreso, incredulo della rapidità con cui hanno mantenuto gli accordi solo con quelle famiglie che hanno preferito abbandonare la città.
Da due anni, infatti, la comunità aspetta di vedere i primi lavori per la ricostruzione delle case dall’altra parte del fiume Rimac, dovuta alla necessità di sgomberare la zona in vista della realizzazione di uno dei viadotti del megaprogetto. Aspettano di essere spostati in gruppo, tutti assieme in un posto migliore, con migliori servizi, un luogo dove poter ricreare la coesione e la vita organizzativa della comunità.
Ed è proprio questa coesione che l’Impresa sembra voler minare. Prendere accordi con le singole famiglie, separatamente, scavalcando l’autorità e le decisioni già concordate dall’assemblea comunitaria; dimostrare la propria forza fisica recintando e sorvegliando le case appena sgomberate; remunerare con ingenti e indefinite quantità di denaro le famiglie che accettano di collaborare: ricetta perfetta per creare divergenze e debolezze e avere la strada spianata.
Cantagallo è una comunità di più o meno 260 famiglie per la maggior parte appartenenti al gruppo entolinguistico Shipobo-Konibo, che si sono insediate a partire dal 2000 nella zona del mercato di Cantagallo del distretto di Rimac, divisi dal centro storico della capitale dal contaminato fiume Rimac.
Una parte significativa della comunità vive su quella che prima era una discarica e che il duro lavoro e la cooperazione delle prime famiglie ha reso vivibile, ma non abbastanza. I servizi primari sono scarsi, le condizioni igienico sanitarie precarie. Le case, costruite con assi di legno e materiale prefabbricato, ammassate l’una sull’altra, sono in gran parte dipinte, con murales colorati, da alcuni artisti della comunità che con orgoglio utilizzano motivi e tecniche dell’arte shipibo, il kené ad esempio, riconoscibile anche sui vestiti delle donne. I colori vivi dei murales e dei vestiti e i sorrisi accoglienti delle persone rompono con forza la desolazione di quella collina arida, dove bambini e cani giocano tra polvere e spazzatura.
Cantagallo si è organizzata come una comunità coesa. Gli abitanti vivono soprattutto di commercio e artigianato, lavori che occupano soprattutto le donne. Tra i giovani è emerso anche un buon numero di pittori e musicisti che portano alla capitale la loro interpretazione della cultura amazzonica. La scuola garantisce un programma di Educazione Interculturale Bilingue e la lingua shipibo è utilizzata sia nell’ambiente domestico che pubblico.
Dalla fondazione di Cantagallo sono sorte tre associazioni importanti con cui si organizza la vita comunitaria: l’ Asociación de Shipibos residentes en Lima (ASHIREL) e la Asociación de la Comunidad Urbana Shipibo Konibo de Lima Metropolitana (ACUSHIKOLM) gestiscono l’organizzazione della zona alta, chiamato anche il “terzo livello”, mentre l’ Asociacion de Shipibos en Lima (ASHIL) si occupa del “secondo livello”.
L’alta capacità di organizzazione ha facilitato le possibilità di negoziare con la municipalità nella fase di consultazione previa riguardante il progetto di Via Parque Rimac. Il progetto prevede l’investimento di 700 milioni di dollari per la costruzione di un nuovo sistema viario che risolva la sempre più problematica gestione del traffico della capitale, unito al recupero sostenibile di 6 kilometri di riva del fiume Rimac.
La grande opera è stata data in concessione all’impresa privata Línea Amarilla SAC (Lamsac) con l’appoggio del gruppo brasiliano OAS, e prevede lo spostamento forzato delle famiglie delle zone interessate dai viadotti e delle abitazioni adiacenti alle rive del fiume dove sorgerà una vasta area verde. Cantagallo si trova proprio in quest’area di interesse.
Dal 2012 i rappresentanti della comunità hanno negoziato con il Municipio, esercitando il proprio diritto alla consulta e arrivando a un accordo chiaro ma non ancora effettivo. Manca la firma dell’Impresa che ha assunto il compito di ricostruire le case della comunità in una zona abbastanza vicina a quella originaria e con gli standard da loro richiesti. Mancano le firme, ma soprattutto non si è ancora visto poggiare una sola fondamenta delle nuove case, mentre al lato delle baracche avanza senza interruzione il mostro di cemento.
La comunità ha aspettato fin’ora passivamente senza far alcuna pressione sulla municipalità, commenta Jessica, ragazza shipibo esponente della Comunitá di Cantagallo e tecnico nel progetto “Diritti, Inclusione e Partecipazione di Popolazione Indigena a Lima”, implementato da Terra Nuova e dal CAAAP (Centro Amazónico de Antropología y Aplicación Práctica). Fino al momento in cui ci si rende conto che la sopravvivenza stessa della comunità è sotto minaccia.
Dopo la partenza delle 21 famiglie, infatti, la comunità si è riunita in assemblea e ha deciso di organizzare, nella giornata del 24 aprile, una manifestazione davanti al municipio, un ultimatum affinché la ditta incaricata firmi e dia inizio agli accordi.
La mattina della manifestazione, in plaza de armas il gruppo di manifestanti è esiguo, non più di una trentina di persone, soprattutto donne, che aspettano tranquilli e quasi assenti che i 18 delegati (6 per ogni associazione della comunità) si riuniscano con l’alcaldesa Susana Villarán. Basta l’invito a spostarsi di uno dei poliziotti all’entrata per farli nascondere all’angolo dell’edificio o sparpagliare nella piazza.
Visibilità della protesta pari a zero.
Dopo due ore d’attesa il gruppo di dirigenti esce assieme all’alcalde che annuncia il buon esito della riunione e ricorda che “gli accordi che erano stati presi saranno rispettati, si stanno rispettando, non è cambiato nulla durante il percorso”. Il ritardo nella costruzione delle nuove case è dovuto a un problema nella ricerca di un terreno adatto alla riedificazione, che ora è stato risolto. Nell’attesa, i lavori del viadotto continueranno e le case più esposte verranno momentaneamente trasferite insieme alla scuola nel “parco shipibo”, area del campo da calcio all’entrata della comunità.
“State tranquille che tutto si risolverà come d’accordo. Io ho dato la mia parola e quando do’ la mia parola la porto a termine, lo sapete”, conclude l’alcaldesa.
Ad oggi, 14 maggio, il parco shipibo è stato distrutto, il trasferimento di alcune case e della scuola si sta portando avanti velocemente e con l’assunzione di varie persone della comunità.
Non mancano tensioni e diffidenze tra gli abitanti di Cantagallo. Le soluzioni che si stanno adottando continuano a essere provvisorie e precarie, soprattutto ricordando che a fine 2014 scadrà il mandato dell’attuale amministrazione.
Anna Moschini, Casco Bianco FOCSIV a Lima, Perù.