Tutti pazzi per l’italiano

Boom di iscrizioni al corso di italiano di COMI a Malalhue in Cile. Finiti i posti in due giorni. «E’ incredibile che qui a Malalhue ci sia un corso di italiano, e anche gratis!» Così ha esclamato una parteci-pante alla prima lezione del corso dell’ONG COMI, lo scorso 19 aprile. Ci troviamo infatti nel sud del Cile, a oltre 12 mila chilometri dall’Italia.
Durante il mio anno di servizio civile qui a Malalhue, molte persone del posto varie volte avevano chiesto a me e agli altri volontari in SC di tenere un corso di lingua italiana e da poche settimane l’abbiamo iniziato grazie alla Casa della Cultura di Malalhue, che gentilmente ci fornisce il suo spazio. Per noi è stato importante lanciarci in questa avventura, proprio perché veniva da una richiesta della gente locale. Con nostra sorpresa, in soli due giorni dalla pubblicazione della locandina, i posti erano già esauriti. È stato possibile avviare il corso anche grazie alla proficua collaborazione con i volontari in Servizio Civile del COMI a Roma, impegnati in un progetto di una scuola di italiano per migranti che l’Organizzazione promuove da anni. Il progetto italiano ha creato anche un manuale, su cui noi ci stiamo basando.
Le lezioni vengono tenute da Marta e da me ogni settimana. C’è molta curiosità ed entusiasmo da parte dei partecipanti. All’inizio ho suonato e cantato “O bella ciao”, spiegando l’origine della canzone nell’ambito della Resistenza Italiana (fatti storici non sempre noti all’estero), spiegando che – per la sua fama internazionale – è considerata una sorta di “El pueblo unido” in versione italiana. Poi abbiamo chiesto a ognuno di presentarsi (prima in spagnolo e poi in italiano con una frase molto semplice). Inoltre, abbiamo invitato ogni partecipante a dire perché voleva imparare l’italiano. Alcuni hanno manifestato grande interesse per la cultura italiana, altri hanno risposto che volevano andare in Italia per viaggiare o per studiare, altri ancora che volevano usare la lingua nell’ambito lavorativo.
Una studentessa ha detto di avere un cognome italiano e che, infatti, suo nonno era originario della Liguria ed era emigrato a Valparaíso, città mèta fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento di una consistente immigrazione italiana, soprattutto ligure. Varie persone hanno sottolineato che trattandosi di una lingua neolatina come lo spagnolo, generalmente una persona ispanofona non incontra le difficoltà di chi studia una lingua molto diversa dalla propria. Speriamo che per questo l’italiano non venga visto come una lingua “gringa”, come spesso qui è considerato l’inglese.
L’approccio delle nostre lezioni si basa sull’educazione non formale e tende a coinvolgere gli studenti in giochi di gruppo per farli esercitare e divertire al tempo stesso. A volte sono attività un po’ fuori dagli schemi, ma sempre entro i limiti del contesto di una lezione: ad esempio, usare una cravatta annodata in modo bislacco per evidenziare le situazioni formali in cui salutare con “buongiorno” o “buonasera”, invece che con “ciao”. I partecipanti sembravano divertiti e quando ho chiesto chi volesse prendere la cravatta al posto mio, per realizzare l’attività, non avevo ancora finito di parlare che già una ragazza si era offerta volontaria.
Riguardo alla parola “ciao”, questo saluto si usa anche qui e solo per congedarsi in situazioni informali, anche se si scrive in modo diverso (“chao”, sebbene la pronuncia sia uguale). Una delle prime cose che ho detto è stata infatti che, a causa dell’emigrazione italiana in tutto il mondo, questo saluto si è diffuso anche in vari Paesi latinoamericani. Noi nel frattempo stiamo imparando una serie di termini gergali cileni, del “chilensis”, come viene chiamata la variante dello spagnolo parlata in Cile. Anche noi impariamo divertendoci e del resto le lingue e i contesti internazionali possono portare questo aspetto ludico e di fascino verso la diversità.
Alcuni dei partecipanti sono sempre stati affascinati dall’Italia come io dal Cile. La mia famiglia mi ha passato fin da ragazzino, ad esempio, la passione per gli Inti Illimani come per i romanzi di Isabel Allende. Uno studente, invece, ha detto di essere fan di Jovanotti e io ho risposto che il cantante italiano aveva fatto dei video di un lungo viaggio in bici per il Cile e l’Argentina, video che poi mi ha chiesto di inviargli subito dopo la lezione.
Sono piccole cose, ma questa è la ricchezza di uno scambio culturale che può avvenire attraverso le lingue. All’estero c’è un crescente interesse per la lingua e la cultura italiane, ma comunque può essere sempre utile e interessante studiare una lingua, a prescindere da quanto sia parlate nel mondo, per avere una chiave di accesso su un’altra cultura, di cui è impregnata ogni lingua.
Luigi Donadio, Casco Bianco con il COMI a Malalhue, Cile