Un anno che lascerà segni indelebili
Francesca – Il 3 agosto siamo partiti, direzione Cochabamba, Bolivia. Il 4 siamo atterrati su suolo boliviano, nella capitale gastronomica, che ci farà da casa per i prossimi 11 mesi. Il fuso orario, l’arrivo a 2.500 mt sul livello del mare, le mille emozioni contrastanti di felicità, curiosità e malinconia, ci hanno accompagnato durante tutto il viaggio e nei primi giorni di servizio civile.
Un nuovo inizio, una nuova cultura, una nuova lingua, nuovi compagni di avventura e nuovi progetti da vivere. L’incertezza e il nuovo che se da una parte mi pone curiosa, dall’altra un pochino mi spaventa. In questo periodo sul campo l’accoglienza che abbiamo trovato, la cordialità delle persone locali, i confronti che diventano opportunità di crescita e apprendimento, i colori dell’imminente primavera, la frutta e la verdura dei mercati, i paesaggi andini e i nuovi affetti che stiamo creando, stanno arricchendo i miei giorni e mi aiutano nei momenti di difficoltà.
Le mie giornate lavorative sono composte per la maggior parte da visite domiciliari nei 5 municipi attorno a Cochabamba, nei quali il partner locale Tukuy Pacha lavora. L’impatto con una realtà diversa dalla mia spesso mi lascia con una grande rabbia e con una certa difficoltà a capire le diverse situazioni. Fortunatamente le colleghe con le quali lavoriamo, con la calma e il tempo necessario, mi aiutano ad analizzare, a cambiare prospettiva e mi permettono di capire meglio ed accettare la realtà in cui sono immersa. E grazie a questa esperienza sto imparando anche a lasciarmi sorprendere un po’ di più. Spesso il programma giornaliero non è quello pensato o organizzato in anticipo ma può variare e dunque mi capita di reinventarmi e di trovare soluzioni alternative.
D’altronde fin dai primi giorni ci hanno insegnato che in Bolivia “Todo es posible pero nada es seguro”. Entonces, vamos a ver.
Giovanni – In questo primo periodo qui a Cochabamba, la maggior parte del tempo è stato dedicato al supporto delle visite domiciliari che le promotoras (ovvero le professioniste locali) effettuano nelle case delle persone con disabilità. Spesso sono tornato a casa con un vortice di emozioni e pensieri che è difficile spiegare. L’incontro con la disabilità e la povertà non è mai facile e soprattutto non è mai facile abituarcisi. Un po’ alla volta mi sono reso conto che non c’era solo quello: non solo persone con disabilità, non solo famiglie in condizioni di povertà economica e/o sociale … ma anche tanto affetto e attenzione verso i figli e gentilezza e ospitalità verso chi entrava nelle loro case.
Con il tempo ho riconosciuto la gratitudine e la riconoscenza per il lavoro svolto nei loro confronti, così come una grande forza d’animo nell’affrontare le difficoltà e gli impegni che richiedono la cura di una persona con disabilità. Non sempre tutto va nella direzione giusta e a volte ci si sente impotenti di fronte ad alcune situazioni in cui non si riesce a ottenere i risultati sperati. Ma il mio tempo speso qui si sta rivelando pieno di esperienze positive e di nuovi incontri: un’emozione unica che mi sta arricchendo molto dal punto di vista professionale e personale.
Angelica – Sono circa a metà del mio servizio civile in Bolivia ed è difficile riuscire ad esprimere come mi sento. Sono stati mesi davvero intensi, un turbinio di emozioni così forti che in realtà sembrano passati anni da quando sono partita.
Sono arrivata il 4 agosto 2022, atterrata a Cochabamba, insieme ai miei tre compagni di avventura. Ricordo che sin dall’inizio sono rimasta incantata dai colori di questa città: le strade straripano di mercati di frutta e verdura tropicali ed è impossibile non notare le cholitas (donne indiane d’America di etnia Aymara) con i loro aguayos color arcobaleno (tessuti tradizionali andini).
Dopo i primi giorni di assestamento abbiamo conosciuto il personale di Tukuy Pacha, l’associazione locale che dal 2013 collabora con Fondazione Don Gnocchi in Bolivia. Credo che la forza e l’efficacia degli interventi dell’associazione è strettamente correlata alle donne incredibili che ci lavorano. È da poco tempo che ho iniziato ad affacciarmi al mondo del lavoro ma sono abbastanza sicura che trovare tanta passione e dedizione sia davvero qualcosa di raro e prezioso. Per questo motivo poterle affiancare nelle loro attività è un’importante opportunità di crescita, sia lavorativa che personale.
Quasi tutte le attività di progetto vengono svolte nei municipi che si trovano nei dintorni della città di Cochabamba: si tratta soprattutto di realtà rurali che sembrano essersi fermate nel tempo, lontane dal caos e dalla frenesia cittadina. Visitarle per la prima volta ed entrare nelle case delle persone che le abitano è stato molto impattante. Spesso si tratta di case senza acqua e senza elettricità dove famiglie numerose dormono in un’unica stanza. A volte queste famiglie parlano solamente la lingua Quechua quindi temevo di non riuscire a stabilire un contatto diretto con loro. Sono rimasta invece molto sorpresa dalla loro disponibilità e accoglienza
. Quasi in tutte le famiglie sono le donne a prendersi cura dei figli con disabilità ed è incredibile come, nonostante stiano vivendo situazioni di grande sofferenza, siano capaci di rivolgerti grandi sorrisi e offrirti abbondanti porzioni di cibo che è assolutamente vietato rifiutare!
Insomma sono ormai a metà percorso e da un lato non vedo l’ora di vivere a pieno i successivi mesi e scoprire cosa mi aspetta, dall’altro sento già la malinconia di quando quest’esperienza volgerà al termine.
Francesca, Giovanni, Angelica, Caschi Bianchi con Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus, a Cochabamba, Bolivia.